Dieci giorni di tempo per varare la Manovra e poi scatterà l’esercizio provvisorio. Nella Prima Repubblica fu quasi una prassi l’approvazione della legge di bilancio oltre il 31 dicembre. Negli ultimi decenni il rispetto dei vincoli anche europei ha spinto il Parlamento a un maggior rigore dei termini.
Vediamo che cosa comporta l’esercizio provvisorio, tutti i precedenti e se e quanto sia probabile il verificarsi di questo scenario.
Le Camere sono allo sprint finale. La Manovra economica 2023 dovrà essere varata entro i prossimi dieci giorni. La legge di bilancio è la legge più importante per lo Stato in quanto individua le risorse necessarie per portare avanti le riforme e i provvedimenti voluti dalle forze di maggioranza di questa nuova legislatura. Se la legge non sarà approvata entro il 31 dicembre, l’Italia finirà nel cosiddetto esercizio provvisorio. Vediamo allora che cosa significa e quali sono stati i precedenti.
L’esercizio provvisorio rappresenta una modalità di spesa pubblica straordinaria e si riferisce, per quanto riguarda la legge di bilancio in termini quantitativi, allo storico degli esercizi finanziari precedenti. In tal caso si parlerebbe di circa 35 miliardi di euro.
L’esercizio provvisorio è regolato dall’articolo 81 della Costituzione che recita: “le Camere ogni anno approvano con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo. L’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi”.
Si tratta quindi di una eccezione rispetto al consueto iter parlamentare che prevede entro la fine di ogni anno l’approvazione della legge. Quando si verifica, il governo non può adottare le variazioni di bilancio previste nel disegno di legge della manovra. Deve invece limitarsi a gestire solamente le operazioni di ordinaria amministrazione.
Se ne parla in questi giorni perché il governo attuale si è insediato il 22 ottobre scorso e quindi ha avuto insolitamente poco tempo per poter elaborare la manovra. Questo ha comportato la compressione dei tempi anche e soprattutto in sede di discussione parlamentare.
Il nostro Paese ha fatto ricorso all’esercizio provvisorio in ben 33 occasioni dal 1948 a oggi. Nel corso della Prima Repubblica era quasi una prassi consolidata. Per i primi venti anni, infatti, si è sempre andati avanti a forza di esercizi provvisori. La prima volta in cui la manovra fu approvata nei termini fu il 1969 con il governo Rumor. Successivamente il Parlamento ha approvato in tempo il bilancio anche con i governi: Moro nel 1976, Andreotti nel 1977 e Craxi nel 1983. Nel 1986, invece, sempre con un altro governo Craxi si andò oltre il 31 dicembre.
Negli ultimi ultimi 5 anni la manovra è stata approvata il 23 dicembre nel 2017, il 27 nel 2019 e poi sempre il 30 dicembre negli anni 2018,2020 e 2021. L’ultima volta in cui invece si è incappati in questo esercizio è stato ben 34 anni fa. Era il 1988 e al governo c’era Giovanni Goria. I liberali per un disaccordo sulla finanziaria uscirono dal governo, il presidente del Consiglio si dimise salvo poi fare marcia indietro. Date le tensioni nella maggioranza, la manovra fu approvata solamente nel marzo del 1988.
Negli ultimi decenni il rispetto dei termini è diventato molto più stringente che in passato. Il motivo risiede nell’interdipendenza del mercato unico europeo e nel rispetto dei vincoli imposti dall’appartenenza all’Unione europea. Un ritardo nell’approvazione avrebbe infatti molto probabilmente un riflesso negativo sulle Borse, causando un aumento dello spread e quindi una riduzione della fiducia nell’Italia da parte degli investitori stranieri.
Malgrado l’ipotetico ostruzionismo delle opposizioni e le divisioni presenti all’interno dell’esecutivo stesso, alla fine approvare la manovra entro fine anno è nell’interesse comune di tutti. Questo fa propendere per una bassissima probabilità che si verifichi effettivamente lo sforamento dei tempi.
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