“Il decreto fiscale così scritto noi non lo voteremo mai. Quindi ad oggi non c’è nessun decreto fiscale” chiude così il discorso Luigi Di Maio a Porta a porta. Nella registrazione della puntata del programma, a pochi giorni dalla comunicazione della bozza, è accaduto un piccolo terremoto. Il vicepremier M5S svela il suo colpo di teatro denunciando agli italiani che il testo del dl fiscale collegato alla manovra è stato manipolato.
“Se ci facciamo passare sotto al naso provvedimenti così, allora cominciano i problemi grossi. Perché qualcuno si mette in testa di poter fregare il governo”, dice il vicepremier Di Maio. Ma dalla Lega fanno sapere che il testo sulla pace fiscale inserito nella manovra è quello regolare, licenziato dal Consiglio dei Ministri.
Di Maio senza freni accusa ignote manine di aver manipolato il testo, che secondo lui non è quello su cui c’era l’accordo in Cdm”. Perché “c’è sia uno scudo fiscale per i capitali all’estero sia la non punibilità per chi evade. È un fatto gravissimo, manina politica o no, domattina depositerò subito un esposto alla Procura della Repubblica”.
E su Facebook posta questo messaggio: ”È accaduto un fatto gravissimo! Il testo sulla pace fiscale che è arrivato al Quirinale è stato manipolato. Nel testo trasmesso alla presidenza della Repubblica, ma non accordato dal Consiglio dei Ministri, c’è sia lo scudo fiscale sia la non punibilità per chi evade. Noi del MoVimento 5 Stelle in Parlamento non lo votiamo questo testo se arriva così. Questa parte deve essere tolta. Non ho mai detto che si volevano aiutare i capitali mafiosi. Non so se una manina politica o una manina tecnica. In ogni caso domattina si deposita subito una denuncia alla Procura della Repubblica perché non è possibile che vada al Quirinale un testo manipolato!”
Il punto è che Di Maio non sapeva nemmeno che il documento non era stato nemmeno presentato al Quirinale. Dal Colle infatti è arrivata la smentita. Mattarella non ha mai ricevuto la bozza perché non è stata mai trasmessa.
Il riferimento del leader pentastellato è all’articolo 9 contenuto nell’ultima bozza del decreto, e dedicato alla ‘dichiarazione integrativa speciale’. Presentando la quale si evita la pena per dichiarazione infedele, omesso versamento di ritenute. O di Iva anche in caso di riciclaggio o di impiego di proventi illeciti.
Il vicepremier è un fiume in piena nello studio televisivo che lo ospita. Si alza accanto al conduttore di Porta e Porta ed evidenzia la parte che secondo lui è stata, in modo ingiustificato, aggiunta, superando l’accordo all’interno del governo Conte. “Se questa parte non cambia noi non la votiamo in Parlamento”.
Solo qualche minuto dai primi lanci di agenzia e dal Colle arriva la prima secca smentita: “Il testo del decreto legge in materia fiscale per la firma del Presidente della Repubblica non è ancora pervenuto al Quirinale”. Quindi inutile tirarlo in ballo. Il capo politico del Movimento 5 Stelle cerca di correggere il tiro: “Allora stasera torno a Palazzo Chigi e accertiamo tutto. Vorrà dire che non ci sarà neanche bisogno di riunire nuovamente il Cdm, perché basta stralciare quella parte di testo”.
Ma chi ha accusato Di Maio che parlava di manina ‘tecnica o politica’? Incalzato risponde: “Tengo ad escludere responsabilità politiche, perché mi fido delle persone con cui siamo al governo”, ma “in questo governo stanno avvenendo tante cose strane, tanti giochini: ciò che metteremo in campo dopo la denuncia alla Procura ci farà capire delle cose”. Sospetta di Giancarlo Giorgetti? “Non mi permetterei mai” dice il vicepremier a Porta a porta. “Questo è il governo col più alto numero di nemici, ma non mi sorprende. Hanno già provato a farci giochetti con il decreto Dignità”, aggiunge. E rassicura: “Confermo la fiducia in questo governo” e nei confronti della Lega “non ho alcuna ragione di dubitare”.
Allora nel mirino di Di Maio ci sono i tecnici del Mef a cui i pentastellati hanno promesso battaglia? Il titolare del Mise non chiarisce.
Fonti del Movimento 5Stelle rivelano che i sospetti si concentrano soprattutto sui tecnici del Mef e non sui leghisti o su un leghista in particolare. Dalla Lega fanno sapere: “Noi siamo gente seria e non sappiamo niente di decreti truccati, stiamo lavorando giorno e notte sulla riduzione delle tasse, sulla legge Fornero e sulla chiusura delle liti fra cittadini ed Equitalia”. Salvini, in visita in Russia, non si è sbottonato: “Servono approfondimenti”.
Il premier Giuseppe Conte, impegnato nel consiglio Ue, è intervenuto per bloccare l’invio al Quirinale del decreto Fisco “dopo le criticità emerse”, assicurando che “intende rivedere personalmente il testo articolo per articolo”. Insomma il dl resterà in stand by ancora per qualche giorno.
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