Noriega al momento dell’arresto a Miami
Manuel Noriega è morto a 83 anni. L’ex dittatore di Panama, al potere tra il 1983 e il 1989, era stato operato lo scorso 7 marzo per un tumore benigno, ma a seguito di alcune complicanze era entrato in coma: condannato a 40 anni di carcere per riciclaggio e narcotraffico, ha scontato parte della pena negli Stati Uniti e in Francia. Dal 2011 era in prigione a Panama dove era stato condannato anche per omicidio. Uomo chiave nei rapporti tra gli USA e il CentroAmerica nel pieno della Guerra Fredda, prima sostenuto e poi spodestato dagli States, Noriega era il prototipo del dittatore sanguinario. “Con la morte di Noriega si chiude un capitolo della nostra storia. I suoi figli e la sua famiglia ora meritano un funerale in pace“, ha scritto in un tweet l’attuale presidente panamense Juan Carlos Varela.
La morte di Noriega chiude un periodo storico per il piccolo paese del Centro America che ha attraversato anni di violenza sotto la sua guida: il dittatore era diventato quasi il simbolo della politica interventista degli Stati Uniti a sostegno di dittatori contro la possibile avanzata dell’ideologia comunista, già impiantata a Cuba.
Al momento della morte, Noriega stava scontando la pena in carcere a Panama dove era stato accusato di tre omicidi di oppositori, compreso l’uccisione e la sparizione di Hugo Spadafora, oppositore al regime di origini italiane, il cui corpo, decapitato, venne ritrovato nel 1985 sotto un ponte al confine col Costa Rica.
Riconosciuto colpevole di altri due delitti e della violazione di diritti umani, aveva ricevuto una condanna di 60 anni che si aggiungeva a quella di 40 anni per riciclaggio e narcotraffico nel 1992 dopo il processo negli USA, scontandone parte a Parigi dove fu accusato di aver riciclato negli anni Ottanta 2,3 milioni di euro provenienti dal cartello della droga di Medellìn. Estradato nel 2011 dalla capitale francese, era stato trasferito in una prigione panamense.
La parabola di Noriega racconta il clima di violenza e terrore che si respirava in molti paesi del Centro-Sud America. Militare delle forze armate dal 1962, entra nelle grazie di Omar Torrijos, capo militare fautore del colpo di Stato del 1968, scomparso in un misterioso incidente aereo nel 1981.
Alla sua morte Noriega prende il suo posto, diventando capo delle Forze di difesa e confermandosi due anni dopo: presidente dittatore diventa per anni leader intoccabile a Panama City dove spadroneggia in piena violazione dei diritti umani.
Soprannominato cara de piña, faccia d’ananas, per il viso butterato, entra da subito anche nelle grazie degli statunitensi, iniziando a collaborare con la Cia fin dal 1976 sotto la direzione di George Bush. Esperto militare, diventa un personaggio sempre più centrale nella politica degli USA in CentroAmerica fornendo preziose informazioni per le operazioni a stelle e strisce contro le guerriglie marxiste che imperversavano in quegli anni in Nicaragua ed El Salvador.
Con l’arrivo al potere a Panama, Noriega acuisce il carattere violento ed entra in contatto con il narcotraffico colombiano, iniziando a fare affari con Pablo Escobar. Le violenze ma soprattutto l’appoggio ai narcos contro cui gli USA avevano lanciato una vera e propria crociata gli valsero l’opposizione del governo statunitense che, alla fine, intervenne in prima persona, con l’operazione Just Cause, giusta causa, l’invasione dei marines avvenuta a Panama il 20 dicembre 1989.
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