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Marcello Dell’Utri, estradizione definitiva: il senatore rientra in Italia

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Per Marcello Dell’Utri l’estradizione definitiva: è arrivato in Italia nella mattinata di oggi, venerdì 13 giugno. L’ex senatore è atterrato all’aeroporto di Fiumicino intorno alle 7. Nel volo Alitalia sul quale si trovava c’erano anche gli agenti dell’Interpol che lo accompagnavano nel nostro Paese. Dopo l’atterraggio, Dell’Utri, estradato giovedì notte dal Libano, è stato trasferito al carcere di Rebibbia. Inizialmente l’ex senatore è stato portato negli uffici della Polaria di Fiumicino, dove è stata notificata l’ordinanza di esecuzione della pena, da parte degli uomini della Dia provenienti da Palermo. Successivamente Dell’Utri è stato portato in carcere. Il politico è stato condannato a 7 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa.

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Dell’Utri ha ricevuto il 9 maggio la conferma, da parte della Corte di Cassazione, della condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. E’ stato quindi appurato definitivamente che Dell’Utri fece da mediatore tra Silvio Berlusconi e Cosa Nostra. L’ex senatore del PdL, trattenuto in carcere a Beirut, è stato portato all’ospedale Al Hayat nella capitale libanese per motivi di salute, lo scorso 12 aprile, su disposizione del Procuratore generale che ha deciso per il trasferimento, dopo la visita di un cardiologo effettuata in carcere.

Perchè il Libano?

Perchè Marcello Dell’utri è stato trovato proprio in Libano? Secondo alcune indiscrezioni già circolate ieri, Silvio Berlusconi avrebbe confidato ad alcuni suoi fedelissimi: “Sono stato io a mandare Marcello in Libano, perché il presidente russo Putin mi ha chiesto di sostenere la campagna elettorale di Gemayel“. L’ex Cavaliere ha detto di averlo inviato in missione (politica) per verificare la possibilità di un sostegno finanziario all’ex presidente della Repubblica libanese in procinto di ricandidarsi alle elezioni di novembre.

Le intercettazioni

Nel corso delle ricerche, gli inquirenti hanno intercettato anche delle conversazioni tra il fratello, Alberto, e un ristoratore romano, al quale avrebbe prospettato due vie di fuga per il fratello. Nel corso della chiacchierata, Alberto Dell’Utri aveva detto al titolare del ristorante che era necessario “affrettare i tempi”: i due hanno parlato della Guinea per la facilità con cui si può ottenere un passaporto diplomatico, e del Libano, visto che Marcello Dell’Utri avrebbe cenato con un politico importante del paese, candidato alla presidenza. Del viaggio di Marcello e dei rapporti con Silvio Berlusconi, il gemello Alberto e l’amico Vincenzo Mancuso ne parlarono l’8 novembre scorso: nonostante fosse diventato un pregiudicato per via della sentenza Mediaset, Berlusconi continuava ad essere considerato una possibilità per costruirsi un futuro all’estero. Si temeva dunque che Dell’Utri potesse espatriare e darsi alla fuga davanti all’ultima sentenza definitiva per la condanna in concorso esterno ad associazione mafiosa. Per il tipo di reato contestato all’ex senatore non è possibile avere misure alternative di restrizione della libertà e, per evitare la fuga, era possibile solo la custodia cautelare, arrivata troppo tardi.

Alberto Dell’Utri è un fiume in piena: “Marcello non deve fare altro che andare da Silvio e dirgli: Silvio, io vado nella Guinea Bissau, gli spiega tutto… per fare… fondo una scuola di calcio per i ragazzi Luigi Berlusconi (padre dell’ex Cavaliere, ndr)”. L’amico chiede se per l’ex senatore “è una cosa fattibile“, e il fratello risponde: “Sì… dice che quando abbiamo fatto… ci danno la concessione di tutto“. L’argomento del discorso diventano i passaporti diplomatici, e Mancuso dice: “Viene dato perché io avevo chiesto… ho fatto tutte le indagini… ci ho detto perché, a che titolo posso avere il passaporto… consulente commerciale“, e Alberto Dell’Utri ribatte: “Passaporto diplomatico di tutto anche perché deve consentire lo spostamento Libano-Guinea-Libano- Guinea e altri Paesi africani eventualmente… Allora intanto hanno preso la concessione dei Gratta e vinci…“.

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La latitanza

Marcello Dell”Utri era risultato irreperibile e per alcune ore è stato anche formalmente latitante, in fuga all’estero. L’ex senatore è stato ufficialmente ricercato dalla Procura di Palermo che ha emesso a suo carico un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, risalente a martedì 8 aprile, provvedimento firmato dalla terza sezione della Corte d’appello di Palermo su richiesta della Procura generale di Palermo. Lo stesso ex senatore, irreperibile alle forze dell’ordine, aveva però subito mandato una nota all’Ansa in cui spiegava di “non volersi sottrarre” alla cattura e al giudizio della magistratura, ma di avere problemi di salute e di aver deciso di eseguire dei controlli in Francia, dove si sarebbe sottoposto qualche tempo fa a un’angioplastica per problemi cardiaci. “Apprendo della aberrante richiesta di preventiva custodia cautelare mentre mi trovo già all’estero per il periodo di cura e riposo“, aveva sottolineato Dell’Utri. “Rimango tuttavia in attesa fiduciosa del risultato che esprimerà la Massima Corte che ha già rilevato incongruenze e fumus nella prima sentenza di appello, annullandola conseguentemente. Mi auguro quindi che un processo ventennale, per il quale ritengo di avere già scontato una grave pena, si possa concludere definitivamente e positivamente“.

Tradito dalla carta di credito

Dell’Utri è stato intercettato in un lussuoso albergo di Beirut in seguito all’utilizzo di una carta di credito e dopo avere acceso il telefono cellulare. Gli uomini della Dia (Direzione investigativa antimafia) che erano sulle sue tracce sono dunque riusciti a localizzarlo. L’ex senatore, dal 3 aprile scorso, si sarebbe trasferito a Beirut con un volo aereo decollato da Parigi. Dell’Utri non ha fatto alcuna resistenza. Dopo una perquisizione, durante la quale gli hanno trovato e sequestrato 30 mila euro in banconote da 50, si è lasciato condurre nel quartiere generale della polizia dove è stato messo a disposizione del pubblico ministero. E Giuseppe Di Peri, legale di Dell’Utri, ha commentato con l’Ansa: “È un’offesa all’intelligenza ed è contrario alla logica più elementare ritenere che Marcello Dell’Utri abbia deciso di sottrarsi alla giustizia italiana fuggendo in un paese straniero dove ha usato il proprio passaporto, la propria carta di credito e il proprio cellulare e dove si è registrato in albergo con il proprio nome“.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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