A quasi due settimane dalla morte del giovane arriva un nuovo accorato appello del padre che non crede alla tesi del suicidio sostenuta dalle autorità locali. Chiede che si faccia chiarezza sulla vicenda, oltre che auspicarsi un rientro della salma in Italia.
Marcello Vinci, 29enne di origini pugliesi, si era laureato presso l’Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT). Nel 2017 si era trasferito in Cina per studiare alla Beijing Language and Culture University di Shanghai. Lì si era poi fermato per lavorare come interprete per conto di una società italiana operante nel paese.
L’insofferenza del giovane
Da diverso tempo il giovane, però, complice anche lo scoppio della pandemia, aveva manifestato una forte insofferenza verso quel paese che cinque anni prima lo aveva accolto e di cui si era innamorato tanto da decidere di trasferirvisi definitivamente.
Le restrizioni legate al Covid, ancora molto forti in Cina, erano divenute insostenibili.
Il 10 novembre scorso in uno dei suoi post pubblicati su Facebook così scriveva: “Mentre voi vivete senza mascherine da anni, io mi preparo a fare l’ennesima quarantena. Tengo a precisare che sono stato rinchiuso 2 settimane tra luglio e agosto, 27 giorni in 30 giorni totali nel mese di settembre, una settimana a ottobre e…avevo finito l’ultima quarantena di 7 giorni 3 giorni fa”. Ancora, in prossimità delle festività natalizie, sulla sua bacheca si leggeva: “L’unico desiderio sotto l’albero è che questo sia il mio ultimo anno in Cina”.
Marcello, stando alle autorità cinesi, si sarebbe lanciato dal balcone del trentaduesimo piano di un grattacielo, a Shanghai, nella notte tra il 5 ed il 6 marzo scorso.
I genitori, che sin da subito non hanno creduto al gesto volontario, si sono rivolti ad un importante studio legale cinese per tentare di fare chiarezza sull’accaduto, ricostruendo le ultime ore del giovane, e con l’intento di accelerare i tempi per il rientro in patria del corpo.
La madre del giovane fasanese, subito dopo aver appreso la tragica notizia tramite una telefonata da parte delle autorità cinesi, aveva lanciato un disperato appello, proprio sul profilo social del figlio: “Sono la mamma di Marcello. Chiunque degli amici ha avuto contatti con Marcello tra il 5 e il 6 marzo…chiedo umilmente di fornirmi ogni minimo dettaglio…potrebbe essere di grande aiuto alle indagini”.
Il nuovo appello del padre
Ora arriva un nuovo accorato appello, questa volta del padre del ragazzo, che intenzionato a far luce sulla misteriosa morte del figlio, scrive: “Ci sono angeli in paradiso e demoni sulla terra, che mi hanno ammazzato il mio piccolo grande uomo. Rip. Marcellino”. Ancora: “Mi hanno detto che non ci restituiranno il corpo di Marcello sino a quando non saranno terminate le indagini e i tempi sembrano biblici. Il consolato ci ha parlato addirittura di diversi mesi e non solo. Pare ci vogliano anche qualcosa come 30mila euro per pagare il rientro in patri di mio figlio”.
Non resta che attendere l’esito delle indagini nella speranza che le autorità cinesi possano davvero far luce su questa tragica vicenda.