Marche, l’alluvione può comportare un importante rischio idrogeologico legato ai fiumi della regione. L’allarme degli esperti.
Dopo l’alluvione che ha colpito le Marche negli scorsi giorni, gli esperti parlano di rischio idrogeologico. I fiumi della regione, infatti, sono a rischio, anche perché, nel corso degli anni, tra crisi climatica, consumo del suolo, cementificazione e lavori svolti male, il terreno non può assicurare la sicurezza di cui la popolazione necessita, alla luce dei molteplici cambiamenti climatici, che stanno mutando il territorio da diversi anni.
Gli esperti parlano di rischio idrogeologico per quel che concerne le Marche che, negli ultimi giorni, sono state colpite da un’alluvione che ha provocato seri danni a diverse zone della regione.
Per Claudio Netti, presidente del Consorzio Bonifica Marche, il rischio zero non può esistere, pertanto è fondamentale attuare esercitazioni di protezione civile, al fine di proteggere la popolazione dal rischio idrogeologico di cui stanno si sta discutendo nelle ultime ore.
Dopo l’esondazione del fiume Misa, sono state centinaia le abitazioni oberate dal fango che si continua a spalare nelle zone principalmente colpite e che si estendono dalla frazione di Bettolelle fino alla costa.
Gli esperti, dunque, hanno posto l’attenzione sui 13 corsi d’acqua che fluiscono sul territorio che sarebbero tutti a rischio, secondo Netti, che pone l’accento sui lavori svolti in maniera sommaria, ma anche sulla crisi climatica che sta incidenti su tali fenomeni, nonché sulla massiccia cementificazione del territorio.
Il Consorzio ha elaborato due studi al fine di comprendere le problematiche che si potranno delineare in futuro in merito al dissesto idrogeologico del territorio marchigiano.
Nel primo, si delineano tutte le criticità che caratterizzano i fiumi della regione, il secondo fa riferimento alle direttive Ispra, al fine di comprendere al meglio l’andamento del fiume e i problemi futuri legati ai cambiamenti climatici che investono il territorio.
Non è solo il Misa a preoccupare gli studiosi: a rischio, infatti, ci sono anche l’Aso, il Tesino, il Nevola, il Tenna e il Tronto.
Zone che, già negli anni ’80 avevano mostrato delle criticità che andavano risolte, al fine di evitare disastri come quello che si è verificato nei giorni passati. Sicuramente, come spiega Netti, è fondamentale la manutenzione, anche se non si possono tenere tutte le variabili sotto controllo, considerando i repentini cambiamenti climatici che la Terra sta subendo negli ultimi anni.
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