Venerdi 1 giugno a Balocco si è svolto il FCA Capital Markets Day, il meeting chiave per il gruppo Fiat Chrysler Automobiles. Sergio Marchionne, davanti ad addetti ai lavori e a giornalisti venuti da tutto il mondo, ha svelato i piani industriali 2018-2022 per i marchi del gruppo (Fiat, Alfa Romeo, Chrysler, Maserati, Jeep, Lancia, Abarth, Dodge e Ram). In teoria questo è l’ultimo piano targato Marchionne: l’AD ad aprile 2019 dovrebbe mollare il timone dell’azienda che, sotto la sua gestione dal 2004, è passata dal rischio fallimento ad essere un’industria globale, riconosciuta in tutto il mondo. Una società (prima chiamata solo FIAT, poi FCA), finalmente in salute e senza debiti, con fatturati e bilanci quasi sempre in positivo, che ha superato brilantemente la crisi dell’auto dal 2008 in poi, per ergersi a colosso mondiale del settore. Dall’arrivo di Marchionne a oggi l’azienda vale 11 volte tanto, qualcosa di incredibile. Ma a che prezzo? Cosa è cambiato in questi lunghi 14 anni? Vediamo insieme cosa ha annunciato l’AD del Gruppo e come cambierà FCA nel prossimo piano industriale.
Si chiama FCA (Fiat-Chrysler Automobilies) ma dei due marchi citati nel nome del Gruppo praticamente non se ne è parlato. Se di Chrysler ci interessa poco perché non è venduto in Europa, della quasi assenza nel piano di Fiat è una notizia immensa. Tutto appare limpido nelle parole di Marchionne: “Abbiamo preso una decisione molto chiara, volevamo parlare dei brand globali del gruppo”. Per cui il futuro del marchio si chiama: Alfa Romeo, Jeep, Maserati e Ram. L’azienda quindi passa ormai ufficialmente ad essere un brand premium, dimenticando la sua origine di marchio produttore di auto per il popolo. Il motivo è abbastanza semplice: Fiat non è un marchio globale, vende tanto nei paesi intorno al Mediterraneo, meno nel resto del mondo. Ma se si vuole creare utili bisogna puntare su modelli globali, più costosi e che generano maggiori marginalità. Come annunciato nei giorni passati finisce l’epoca di Fiat Punto, mentre la gamma 500 e Tipo continuerà ad essere venduta, ma la sua produzione quasi sicuramente lascerà il nostro Paese, spostandosi nelle sedi del Gruppo in Turchia, Polonia e Serbia. Questo è l’unico modo per Panda, Tipo e tutte le 500 (citicar, 500L e 500X) di generare maggiori utili: abbassare i costi di produzione fabbricandole fuori dall’Italia.
Dalle poche parole di Marchionne su Fiat ci si pone questa domanda qui sopra. E’ un ridimensionamento globale del marchio, che quindi agirà solo “localmente”. In Italia i modelli continuano ad essere notevolmente venduti: Panda, Tipo e 500 sono sempre nelle top ten delle vetture più comprate nel nostro Paese, ma il loro costo di produzione è elevato e gli utili su ogni vettura sono bassi. Sono auto dal prezzo contenuto, e aumentare il listino di queste sarebbe un suicidio commerciale. Per cui Fiat sceglie di continuare a fabbricarle, spostando la produzione all’estero per guadagnare qualcosa in più. Ma il futuro del Gruppo non è certo Fiat. Per cui quale destino per lei?
La risposta alla domanda precedente è, incredibilmente, l’elettrico. Marchionne è stato chiaro sempre nel suo discorso: fino al 2022 si investiranno su tutte le novità del Gruppo ben 45 miliardi di euro, di cui 9 dedicati esclusivamente all’elettrico. Fiat in tutto questo dovrebbe essere protagonista, con l’uscita della Fiat 500 elettrica, una nuova Fiat 500 Giardiniera (la 500 a quattro porte) anche questa full electric, più 500L e 500X in versione ibrida. Ma non solo: entro il 2022 tutti i modelli FCA dovranno essere ibridi o elettrici plug-in. Per cui spazio anche ad una Alfa Giulia ibrida, come la Maserati Alfieri e la Jeep Compass. Una svolta totale: nel passato Marchionne ha sempre dichiarato di non puntare sull’elettrico, in quanto era una tecnolgia molto costosa e non redditizia. Anche qui i tempi cambiano, ora si prova a raggiungere marchi come Volkswagen nella classifica delle alimentazioni alternative.
Seguendo la scia dei marchi top, anche FCA dirà addio al diesel. Questo è dovuto ad una richiesta di mercato sempre più bassa e a costi di studio non ripagati dalle vendite. A parte i veicoli commerciali, non ci saranno più auto motorizzate a gasolio dal 2021, ma saranno tutti benzina o elettrificati. Altra svolta epocale.
Come detto, Fiat è ridimensionata, mentre c’è ampio spazio agli altro top brand premium: Ram, Maserati, Alfa Romeo e, soprattutto, Jeep. Sarà quest’ultimo il marchio principale del Gruppo, quello che è in ascesa totale di vendite in tutto il mondo e che genera utili maggiori. Ci saranno ben 9 modelli nuovi entro il 2022, dal segmento A/B, fino a quello più grande, tutti rigorosamente anche in versione ibrida. Alfa Romeo invece punterà a confermare la sua posizione di brand premium, aumentando le sue vendite con ben 7 modelli nuovi. Per Maserati saranno sei le novità. Gran parte di queste vetture saranno prodotte in Italia, in quegli stessi stabilimenti che ora producono Fiat. Vedremo se queste fabbriche riusciranno ad andare a regime in modo continuativo: secondo Marchionne nessuno sarà lasciato a casa, non sarà impresa facile.
Che sia chiaro: Marchionne è un uomo che in questi anni ha dimostrato tutto il suo valore, rivelandosi assolutamente il migliore nel suo ruolo. Facendo scelte di gran lunga impopolari (come quella di trasformare un marchio italiano in uno americano, la chiusura di stabilimenti storici come Termini Imerese, oppure la scelta di rilanciare marchi come Alfa, Jeep e Maserati a discapito di Fiat) ha portato il Gruppo alla svolta e alla rinascita. E’ vero, una industria storica come quello italiano è stata snaturata, completamente stravolta rispetto al passato, ma un’azienda deve pensare anche a se stessa, al suo fatturato e ai suoi utili. L’AD ha sempre agito per gli interessi del Gruppo, e anche stavolta vincerà lui.
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