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Marco Travaglio: ‘La satira abolita dalla Rai’. I programmi TV censurati secondo il giornalista

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C’è chi la vede come un affronto, chi come un disvelamento. Sta di fatto che secondo Marco Travaglio la Rai ha abolito la satira. A dimostrazione i diversi programmi tv censurati negli anni, secondo il giornalista. Più che contro il Servizio pubblico, della vicenda fa riflettere la modalità con cui, secondo Travaglio, sarebbero stati fatti fuori ‘i satiri del piccolo schermo’, cioè spacciando censure per chiusure anticipate, motivate non sempre con trasparenza. Secondo la penna del Fatto, più di un caso soltanto, anzi un modo di fare.

‘Da noi la satira è libera, così come l’informazione. Da noi nessuno si è mai sognato di censurarla, anche perché noi abbiamo risolto il problema alla radice: la satira l’abbiamo abolita direttamente, almeno dalla Rai‘, ha detto ieri 8 gennaio 2015 nel consueto monologo a La 7.

‘Prima era un casino perché bisognava censurare poi inventarsi ogni volta un nome carino per non chiamare censura la censura. Fin dai tempi di Tognazzi e Vianello, censurati per una gag sul presidente Giovanni Gronchi; Dario Fo e Franca Rame cacciati dalla Rai per sedici anni per uno sketch sugli infortuni sul lavoro; e, infine, Grillo, oscurato per anni per leso Bettino Craxi’, ha detto nell’editoriale settimanale.

‘Nel 2001 è cominciata la rumba berlusconiana: Gene Gnocchi a Quelli che il calcio fa una battutina su una stagista raccomandata perché è la nipote di Gasparri. Gasparri invece di farsi una risata chiama subito in diretta. Lì, persino la Ventura è costretta a spiegargli qualche semplice concetto tipo libertà, satira, democrazia”.

“L’anno dopo la Rai caccia Biagi insieme a Luttazzi e Santoro (…) La Rai disse a Biagi ‘guarda che non è censura, è solo un problema di orario’ allora lui ha detto ‘va bene vado in onda a mezzanotte, all’ora del porno’, ma gli hanno risposto ‘guadagni troppo’, lui dice ‘vado in onda gratis’; a quel punto Gasparri, Akbar, risponde che Biagi rubava spazio ai giovani: non una censura ma svecchiamento’.

‘Nel 2003 la Rai chiude pure Rai Hot di Sabina Guzzanti dopo una sola puntata dedicata alla legge Gasparri e alle tv di Berlusconi (…) l’anno dopo Panariello invita Paolo Hendel nel suo varietà del sabato sera; si fanno leggere prima le battute di Hendel, il copione, i funzionari Rai scoprono che è meglio evitare perché Hendel minacciava di fare una battuta non su Allah o su Dio, ma su Bruno Vespa…’.

E cosa disse Fabrizio Del Noce, allora direttore di Rai Uno? ‘Testuali parole: la linea editoriale di Rai Uno vieta la satira politica contro chiunque. Non è censura: è una garanzia per destra e sinistra. Rai Uno non parla male di nessuno’, quindi Travaglio ha chiosato: ‘la satira politica deve parlare bene dei politici sennò niente satira’.

Alcuni ‘episodietti’, come li ha definiti il giornalista. Da Paolo Bonolis che invita Paolo Rossi a Domenica In, l’attore costretto a rinunciare all’ospitata per via di un testo ‘troppo forte’, o, ancora, nel 2006, Lucia Ocone imitò Rosa, la mamma di Silvio Berlusconi, a Quelli che il calcio: ‘Praticamente mamma Rosa sparisce immediatamente dalla televisione’.

Nel 2008, invece, Luttazzi torna in televisione su La 7 dopo 7 anni di assenza con il programma Decameron: ‘Alla quinta puntata glielo chiudono. Il pretesto è una visione porno-surreale: Giuliano Ferrara in una vasca da bagno piena di escrementi con un contorno di Previti, Berlusconi e la Santanché col frustino (…) la vera ragione qual era? Nella successiva puntata, già registrata, si sarebbe parlato di Papa Ratzinger, del Vaticano e della pedofilia nel Clero’, ha continuato Travaglio.

Nel 2009, ad Annozero fa una vignetta con bare e piano case per il terremoto: “Sciacallo gli viene detto, ma, nessuno se lo ricorda più, il direttore generale Masi sospese Vauro per una puntata, squalificato per una giornata. Ma poi si è scoperto che a ridere sui morti erano altri…”.

I successori del direttore Masi? ‘Poco alla volta hanno liquidato prima Santoro, poi la Dandini, poi Ballarò con Maurizio Crozza, tutto compreso’, ha concuso. Le rivelazioni di Travaglio, per alcuni verità novità sul piccolo schermo, per altri minestra riscaldata a favore del tubo catodico, giungono in una puntata che si è occupata dell’attentato al giornale satirico Charlie Hebdo, mentre è di oggi la polemica sulla mancanza di spazi di approfondimenti Rai sulla vicenda e, le matite, simbolo della reazione alla tragedia, cercano probabilmente autentici temperini leva.

Raffaele Di Santo

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