Abbattuto un altro tabù. Nominata la prima donna presidente della Cassazione. Parole di stima del presidente Mattarella nei suoi confronti.
Prima di questo ruolo Cassano è stata vicepresidente della Suprema Corte. Succede a Pietro Curzio.
Margherita Cassano è stata nominata all’unanimità dal plenum del Consiglio superiore della magistratura come nuova presidente della Cassazione. Cade così un altro tabù in quanto Cassano diventa la prima donna a ricoprire questo ruolo.
Il CSM che ha formalizzato la nomina si è riunito oggi. A presiederlo è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha sottolineato come il voto “all’unanimità dei consensi rappresenta il riconoscimento dell’autorevolezza“ della neopresidente.
Mattarella ha poi ricordato come, malgrado l’istituzione esista da tempo, siano solo sei decenni da quando alle donne è stato consentito per la prima volta di entrare magistratura. “Sappiamo tutti che si tratta della prima donna, e se questo aspetto non ha influito sulla nomina, voglio ricordare che 5 giorni fa sono stati ricordati i 60 anni dalla legge che ha immesso le donne in magistratura ed è quindi un’occasione importante”, le sue parole.
“Posto in evidenza l’eccezionale profilo professionale di Margherita Cassano, aggiungo che ha mostrato doti e attitudine di elevato livello che trovano ulteriore fondamento nelle sue attività di studio e ricerca. Sono certo che il suo contributo sarà prezioso per il Csm”, ha aggiunto Mattarella sottolineando tutta la stima per la presidente.
Prima di diventare la giudice più alta in grado dell’Italia, ufficialmente dal 5 marzo, Cassano ha ricoperto vari ruoli di peso fino a arrivare a sfondare il tetto di cristallo.
Nata a Firenze nel 1955 ma con origini lucane, anche suo padre Pietro Cassano è stato un alto magistrato che ha seguito processi per terrorismo in qualità di giudice. Oggi 67enne, la presidente ha iniziato la sua carriera a 25 anni, nel 1980. Lavorava nella Procura fiorentina occupandosi di casi di tossicodipendenza e di traffico di stupefacenti. Poi è stata eletta nell’organo di autogoverno dei magistrati.
Nel 2003 ha guidato la prima sezione penale della Cassazione come giudice. In seguito è tornata a Firenze ricoprendo il ruolo di presidente della Corte d’appello. Dal 2020 il ritorno in Cassazione come presidente aggiunto. Prima della nomina era la vicepresidente in carica della Suprema Corte. Subentrerà al presidente uscente Pietro Curzio.
Curzio che è stato ringraziato dal presidente Mattarella per il lavoro svolto. Poi un augurio per il nuovo corso. “La tempestività dimostrata oggi dal Consiglio superiore della magistratura possa costantemente caratterizzare il mandato consiliare appena iniziato così da assicurare la dovuta celerità alle nomine dei dirigenti”, l’auspicio del capo dello Stato.
La nomina di Cassano è un ulteriore passo in avanti verso il raggiungimento dell’uguaglianza tra uomini e donne. In Italia per decenni alle donne è stata di fatto preclusa la possibilità di scalare le gerarchie fino a arrivare a ricoprire ruoli apicali sia nel pubblico sia nel privato.
Tra i primi commenti a arrivare c’è stato quello della ministra per le Riforme istituzionali e la Semplificazione normativa, Elisabetta Casellati, la quale a sua volta sfatò un tabù diventando la prima presidente donna del Senato. “Oggi è una giornata storica per la nostra magistratura e per il Paese. Con la nomina a primo presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano infrange un altro tabù, diventando la prima donna a ricoprire la carica di giudice più alta in Italia. È un’altra tappa importantissima nel lungo e faticoso cammino dell’emancipazione femminile e verso l’agognato traguardo della parità di genere. Un risultato che Margherita Cassano ha potuto raggiungere grazie alle sue indiscusse competenze professionali e a un cursus honorum che l’ha vista sempre protagonista in ruoli di prim’ordine”, ha detto la ministra congratulandosi.
“La Presidente Cassano sarà un punto di riferimento per le giovani che sempre più numerose superano il concorso, per prestare un essenziale servizio alla Repubblica”, le parole di Carlo Nordio, il ministro della Giustizia.
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