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Quasi quarant’anni fa se ne andava Maria Callas: la morte della ‘Casta Diva’ sopraggiunse il 16 settembre del 1977, due anni dopo quella di Onassis, l’unico, immenso e tormentato amore della sua vita. Dall’armatore greco, si seppe molto dopo, la Callas ebbe anche un figlio, un bimbo nato morto ad un anno appena dal fatidico incontro. Una donna diventata mito quasi per caso, che sognava di fare la dentista ma si ritrovò sui palcoscenici più importanti del mondo, spinta solo dall’ambizione della madre. Con lei non ebbe mai un rapporto sereno, la allontanò dal padre e la ‘costrinse’, (forse) intravvedendone il talento fin da bambina, a studiare canto, ignorando che da quella violenza sarebbe poi nato il ‘mito Callas‘: la storia di una cantante lirica le cui doti artistiche, la voce, l’estensione e la straordinaria espressione interpretativa le sarebbero valse, per sempre, l’appellativo di ‘Divina‘.
Maria Callas morì, in circostanze per molti poco chiare, nel settembre di trentotto anni fa a Parigi. Aveva 54 anni. A trovarla inerte, riversa nel bagno, furono i suoi due domestici che, nel tentativo disperato di rianimarla, non poterono che constatarne il decesso. La causa ufficiale fu di crisi cardiaca ma per molti, dietro la morte improvvisa di un ‘tale fenomeno del genio drammatico e musicale, unico nella storia del teatro‘ – come la definirono le agenzie di stampa francesi – doveva per forza esserci dell’altro: qualcuno voleva la sua morte, oppure si è uccisa. O forse è stato l’abuso di psicofarmaci, usati per smorzare la solitudine e l’angoscia che, dopo la fine della storia con Onassis, non l’avevano mai più abbandonata.
La nascita e l’infanzia a New York
‘Il ‘programma’ di mia madre era che io dovessi diventare una cantante, o comunque un’artista ad ogni costo. Di solito quello che dicono i genitori è: io ho sacrificato la mia vita per te e ora tu farai quello che voglio io della tua vita‘.
Una vita vissuta come i melodrammi che interpretava, una vita fragile e quasi spezzata in due, quella di Maria Callas: da una parte il grande successo artistico e mediatico, dall’altra l’esistenza segnata da una grande sofferenza, un vuoto umano e soprattutto affettivo. Una vita che presto sarà raccontata anche al cinema, con un film tratto da ‘Troppo fiera, troppo fragile’, firmato da Alfonso Signorini
Nata a New York il 2 dicembre del 1923, Cecilia Sophia Anna Maria Kalogeropoulos era, prima di diventare il soprano più amato di tutti i tempi, una ragazza come tante, goffa e forse anche poco elegante. Spinta dalla madre a studiare pianoforte, trascorre la sua infanzia in America, dove si erano trasferiti i suoi pochi mesi prima che lei nascesse. A New York la sua infanzia è segnata da un drammatico episodio, forse il preludio di ciò che sarà poi la sua straordinaria carriera: investita da un’automobile rimane in coma per un mese e in quei trenta giorni, racconterà da grande, sentiva delle musiche risuonarle nella testa. Forse è per questo, sosterrà la madre, che a quattro anni la piccola Maria sapeva già cantare, faceva il controcanto ai canarini, e le riusciva così bene che per strada la gente si fermava ad ascoltarla…
La Grecia e il ritorno negli Stati Uniti
Il soggiorno americano però dura poco: dopo la separazione dei genitori, la madre decide di tornare in Grecia, portando con sé le figlie e causando il primo vero trauma all’allora quattordicenne Maria: la giovane, legatissima al padre, vivrà gli anni successivi con una grande nostalgia, sperando di tornare al più presto dal suo ‘amato babbino‘.
In Grecia, incoraggiata dalla madre e dai suoi insegnanti, Maria comincia a cantare e a riscuotere i primi successi: si distingue interpretando, con la sua voce immensa, la Tosca di Puccini, il Fidelio di Beethoven e la Cavalleria Rusticana, guadagnandosi proprio allora l’appellativo di ‘Divina’. Il suo primo pensiero, però, è tornare dal padre e sul finir della guerra si imbarca per gli Stati Uniti. Ma mentre in Grecia è già una celebrità, qui è una perfetta sconosciuta, e per pagarsi le lezioni di canto è costretta a lavorare. Fa la baby sitter, e grazie al padre del bimbo che accudisce incontra il celebre Arturo Toscanini tramite il quale, nel 1947, ottiene la sua prima scrittura: sarà la protagonista della Gioconda di Ponchielli, all’Arena di Verona. Di lì a poco l’incontro che le cambia la vita: Battista Meneghini, amante e cultore della musica che, innamorandosene perdutamente, comincia a prendersi cura di lei: ne diventa il pigmalione e, nel 1949, anche marito. La Callas ha trovato in lui la famiglia, quel padre che, in fondo, le è sempre mancato.
Il successo e l’incontro con Onassis
‘La Callas ha avuto tutto dalla vita, bellezza, ricchezza, amori e successo.Tutto in soli cinque anni‘.
Così raccontava in un’intervista Giovanna Lomazzi, amica della celebre soprano. Gli anni d’oro della carriera di Maria Callas, infatti, sono relativamente pochi, dal ’51 al ’57, anni in cui, grazie alla cura del marito ed agente Meneghini, si trasforma da donna goffa e poco aggraziata in diva avvenente e carismatica. Il magnetismo dei suoi occhi scuri, il portamento regale, eredità di un’antica discendenza greca, uniti al colore, alla vibrazione ed alla intensità sublime della sua voce la portano ad infiammare le platee di tutto il mondo: nel 1951 inaugura, con I Vespri Siciliani di Verdi, la stagione lirica alla Scala di Milano, dando vita da un escalation di successi che, dalla Tosca alla Norma – l’aria ‘Casta Diva’ diventerà il suo celebre cavallo di battaglia – fino a Madama Butterfly, la consacreranno per sempre nel firmamento delle grandi interpreti della lirica mondiale.
Grande cantante ma anche diva capricciosa: le cronache del tempo, infatti, la descrivono come una persona litigiosa ed estremamente infantile: spesso aveva da ridire con i direttori dei teatri – pare per motivi legati ai compensi – ed il suo eccessivo divismo, nonostante i trionfi, l’aveva portata ad allontanare anche una parte di pubblico. Dario Fo, ad esempio, che alla diva ha dedicato anche un libro, ‘Una Callas dimenticata’, ha raccontato di averla conosciuta quando, da ragazzo, lavorava alle scenografie della Scala: il primo incontro avvenne ‘mentre stavamo montando la scenografia: lei passò sul palco, rischiando seriamente di farsi male perché era un vero e proprio cantiere. Le prime parole che le dissi furono, non proprio sussurrate: Via di lì, pazza! Togliti di mezzo che ti fai male!‘.
In realtà, dietro un’apparente corazza forte e fascinosa, si celava una donna fragile e continuamente alla ricerca di conferme.Quella stessa fragilità che, pochi anni dopo, la porta nelle braccia dell’uomo più ricco del mondo, il magnate greco Aristotele Onassis.I due si incontrano nel ’59, quando Maria e il marito vengono invitati dall’armatore a trascorrere le vacanze sulla sua barca: insieme alla coppia, tutto il ‘gotha internazionale’, dagli Agnelli a Churchill. La passione scoppia immediatamente e nemmeno un anno dopo la Callas chiede la separazione.
Onassis, la passione infinita
Al centro delle cronache rosa del tempo, Onassis era, oltre che l’uomo più ricco della terra, anche un grande ‘collezionista’ di donne: l’amore tormentato con la Callas, infatti, è un susseguirsi di tradimenti, promesse ed illusioni che mineranno inevitabilmente la voce e lo stato d’animo della cantante. I due trascorrono insieme dieci anni, un periodo intenso di passione tumultuosa, durante il quale la Divina, lontana dalle scene, aspetta un matrimonio più volte promesso che l’irrequieto armatore non le concederà mai.
Il declino: gli ultimi anni e la morte
Alla fine degli anni Cinquanta la folgorante carriera della ‘Divina’ Callas si avvia al declino: gli impegni si diradano e diversi concerti vedono la diva sempre più stanca ed affaticata. Nel ’64, su forte insistenza di Zeffirelli, decide di cantare in una nuova produzione della Tosca al Covent Garden di Londra e successivamente, nonostante il fisico e la voce chiaramente indeboliti, nella Norma a Parigi. Torna ad esibirsi anche al Metropolitan di New York ma dopo un breve periodo di serenità, il colpo di grazia finale: forse a causa dei dissapori con la compagna o per via di un interesse economico, Aristotele Onassis decide di sposare Jacqueline Kennedy, rimasta da poco vedova dopo l’assassinio del marito, John Fitzgerald Kennedy.
Per la Callas è la fine: prima un ricovero in ospedale, poi la depressione, gli psicofarmaci. Tenta un ritorno sulle scene, con l’illusione di risanare la ferita per la perdita del suo unico grande amore: gira un film per la regia di Pasolini, Medea, senza ottenere però il successo sperato; poi parte alla volta di una tournée insieme al collega, e per un po’ compagno, Giuseppe di Stefano. Ma la voce, l’estensione, il colore, non sono più gli stessi e le esibizioni si rivelano un fallimento.
Gli ultimi anni di vita la ‘Divina’ li trascorre a Parigi, completamente isolata ed in preda alla depressione. Lì nella capitale francese c’è anche il suo amore, Onassis, che muore nel 1975 per un banale intervento chirurgico. Due anni dopo anche Maria lascia questo mondo, e lo fa all’improvviso e in circostante tuttora oscure. Si è tolta la vita? Qualcuno la voleva morta? La versione ufficiale è crisi cardiaca ma le cause del decesso non sono mai state (del tutto) chiarite. Certo è che dopo la fine della storia con Onassis ‘ogni giorno che passava era un giorno in meno per vivere‘ e la morte del suo tormentato, ed impossibile, amore, è stato il colpo fatale.
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