Maria Kolesnikova è stata ricoverata in ospedale nel reparto di terapia intensiva di Gomel.
Conosciuta per essere una delle leader nelle proteste contro il regime di Lukaschenko nell’estate del 2020, è stata arrestata nel settembre dello stesso anno e poi condannata a 11 anni di reclusione.
Non sono chiari i motivi per cui Maria Kolesnikova, leader dell’opposizione bielorussa, sia stata ricoverata in queste ore in terapia intensiva.
A darne la notizia è stato l’ufficio stampa di Viktor Babaryko, un altro oppositore politico a sua volta in carcere.
I due esponenti sono molto vicini e secondo le informazioni date nei giorni scorsi in un altro comunicato, la Kolesnikova era stata messa in isolamento per la sua cattiva condotta nel carcere dove si trova ormai da tempo.
Perfino la sua avvocata non poteva vederla e molti che sempre hanno protestato contro la sua detenzione, hanno fatto sentire anche questa volta la loro voce, come la leader dell’opposizione bielorussa Svetlana Tikhanovskaya, attualmente esiliata.
Quest’ultima ha twittato
“abbiamo bisogno di sapere quali sono le sue condizioni e vogliamo essere sicuri che abbia l’aiuto necessario”.
Dalle informazioni che sono state diffuse, sembra che la donna sia stata ricoverata nella giornata di ieri nel reparto di chirurgia e successivamente sia stata trasferita in quello di terapia intensiva ma non si riescono ad avere ulteriori informazioni in merito.
Maria era una delle leader contro il regime di Lukaschenko nell’estate di due anni fa. Nel mese di settembre del 2020 è stata arrestata perché non ha voluto lasciare il suo Paese.
Dopo le elezioni infatti era stata fra le principali promotrici delle manifestazioni che si tennero per contestare la vittoria di Lukaschenko, accusato di brogli.
In quei giorni il suo staff denunciò che la 40enne era stata rapita e portata al confine con l’Ucraina al pari di una criminale, addirittura con un sacco nero a coprirle la testa.
Tuttavia riuscì a scappare e strappò il suo passaporto, ma a settembre venne portata in un centro di detenzione di Minsk.
L’anno successivo venne condannata a scontare 11 anni di carcere con le accuse di cospirazione per acquisire potere, di incitamento alla violenza, in particolare ad azioni che minacciano la sicurezza nazionale, e creazione di un gruppo estremista.
Prima di venire rapita, il suo collega Babaryko aveva annunciato la nascita del partito che portava anche la sua firma, infatti era stata la responsabile della campagna elettorale.
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