Una ministra che mangia il gelato in auto, in compagnia del marito, finita sui giornali con un titolo che più offensivo non si può. Chi, settimanale del gruppo Mondadori diretto da Alfonso Signorini, dedica un servizio alla ministra Marianna Madia che mangia un cono gelato nella sua auto, con tanto di titolo allusivo “Ci sa fare col gelato”. Non contento, il sottotitolo si conclude con la titolare del dicastero della PA che “si concede … una pausa di piacere”. Difficile trovare in due pagine qualcosa di più offensivo, per la Madia, per le donne, per le istituzioni e per lo stesso giornalismo.
Come sia possibile dare spazio a una notizia del genere anche su un settimanale che si occupa di gossip e notizie di costume è del tutto assurdo. Non c’è alcuna notizia se un ministro decide di mangiarsi un gelato nella sua auto, in compagnia del marito. Non è di interesse e rilevanza pubblica, come devono essere tutte le notizie riportate dalla stampa.
I giornalisti sono soggetti a un codice deontologico molto rigido, che dà direttive precise su cosa pubblicare anche quando si tratta di personalità importanti e note. Per pubblicare qualcosa inerente a un personaggio pubblico occorre che ci siano tre condizioni fondamentali: la verità dei fatti, l’essenzialità dell’informazione e l’interesse pubblico alla notizia. In questo caso, non c’è nulla di tutto questo. Il fatto (vero) che la Madia si mangi un gelato, non è essenziale e non è di interesse pubblico.
In realtà un interesse c’è ed è denigratorio. Lo spiega bene la scelta delle parole che accompagnano le immagini. L’allusione a un gesto di natura sessuale supera ogni barriera di civiltà e buon gusto. Non ci sono scuse o spiegazioni che tengano: quel servizio ha il solo scopo di attaccare Marianna Madia in quanto ministro del governo Renzi (Chi è della Mondadori, della famiglia Berlusconi, meglio ricordarlo) e per farlo si usa il suo essere donna. Il metodo Boffo incontra il maschilismo più becero.
Tutti si riempiono la bocca con paroloni sulla difesa delle donne, che non ci sono più discriminazioni, che la parità di genere è solo una sciocchezza per le “femministe che non sanno più che dire”, che le quote rosa sono per le fissate, che non sono necessarie. Invece, ecco l’ennesima dimostrazione: per attaccare (in maniera indegna e scorretta) un rappresentante delle Istituzioni, si colpisce la donna.
Calippo sì. Gelato no? #duepesiduemisure
— Alfonso Signorini (@alfosignorini) 5 Novembre 2014
Signorini, su Twitter, si difende. “Calippo sì. Gelato no? #duepesiduemisure”, scrive riferendosi al video girato da Francesca Pascale, compagna di Silvio Berlusconi, alle prese con il noto gelato. Due pesi sì: in quel caso, la Pascale stava girando un video per una trasmissione sulla tv locale Telecafone. Sapeva dunque quello che stava facendo, ne era consapevole: che poi il video non sia di buon gusto è un altro discorso, ma ognuno è libero di fare quello che vuole della sua immagine pubblica. La Madia invece era in macchina, con il marito, in un momento privato e stava solo mangiando un gelato: da qui a fare allusioni di natura sessuale c’è un abisso incolmabile.
Il caso ha avuto una grande risonanza sui social network, in particolare su Twitter dove è stato lanciato l’hastag #cisofareancheio con cui gli utenti hanno postato le loro foto intenti a mangiare un gelato.
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Il servizio di Chi è indegno per un Paese civile, non si può definire giornalismo in alcun caso (chissà se l’Ordine dei giornalisti si muoverà) ed è offensivo per le istituzioni repubblicane (cioè i cittadini italiani) e per le donne. Il minimo sarebbero le scuse, pubbliche, alla ministra: più probabile che il settimanale venderà più copie. Alla faccia della verità e del rispetto.