La figlia primogenita di Silvio Berlusconi, Marina, ha inviato una lunga lettera a Il Giornale, nella quale ha lanciato accuse alla magistratura. Una sorta di passaggio di testimone con il padre, con il quale ha ribadito ciò che l’ex cavaliere ha sempre sostenuto durante la sua carriera politica.
Un attacco durissimo, quello fatto da Marina Berlusconi tramite una lunga lettera inviata in redazione a Il Giornale alla magistratura italiana. La presidente del Gruppo Mondadori e della Fininvest ha deciso di affidare a un lungo testo le sue sensazioni “sconfortanti” su quanto sta accadendo a distanza di un mese dalla morte del padre Silvio, scomparso lo scorso 12 giugno. Uno sfogo arrivato a seguito della notizia della perquisizione della casa di Marcello Dell’Utri e dalle motivazioni che hanno spinto i pm a rilasciare un nuovo avviso di garanzia.
“Ma la guerra dei trent’anni non doveva finire con Silvio Berlusconi? Dopo di lui, il tema giustizia non doveva tornare nei binari della normalità? No, purtroppo non è così. Ha aspettato giusto un mese dalla sua scomparsa, la Procura di Firenze, per riprendere imperterrita la caccia a Berlusconi, con l’accusa più delirante, quella di mafiosità. Mentre nel Paese il conflitto tra magistratura e politica è più vivo e violento che mai” inizia così la missiva che Marina Berlusconi ha indirizzato al direttore de Il Giornale, Augusto Minzolini.
Berlusconi fa riferimento alla notizia della nuova perquisizione a casa di Marcello Dell’Utri voluta dalla Procura di Firenze, quest’ultima convinta che l’ex manager Publitalia avrebbe istigato il boss Graviano ad attuare e proseguire le stragi del 1993 in modo da creare un “ambiente” e un’atmosfera ideale per l’affermazione del partito di Forza Italia guidato e fondato dal padre Silvio.
“È una sensazione sconfortante, perché sembra che ogni ipotesi di riforma diventi motivo di scontro frontale, a prescindere dai suoi contenuti” ha proseguito Marina, che ha anche aggiunto come “La persecuzione di cui mio padre è stato vittima, e che non ha il pudore di fermarsi nemmeno davanti alla sua scomparsa, credo contenga in sé molte delle patologie e delle aberrazioni da cui la nostra giustizia è afflitta. È una storia che vede una sia pur piccola parte della magistratura trasformarsi in casta intoccabile e soggetto politico, teso solo a infangare gli avversari, veri o presunti”.
Un attacco frontale, quindi, alla magistratura, molto simile, per non dire uguale, a quello che a lungo ha fatto il padre nel periodo dei processi di cui si è reso protagonista, ma anche ai giornalisti, rei, secondo Berlusconi, di rendere un avviso di garanzia una sorta di “messa alla gogna”.
“Davvero qualcuno può credere che Silvio Berlusconi abbia ordinato a Cosa Nostra di scatenare morte e distruzione per agevolare la sua discesa in campo del gennaio 1994? Ed è credibile, poi, che abbia costruito una delle principali imprese del Paese utilizzando capitali mafiosi?” si domanda la sua primogenita, che asserisce di come sia qualcosa di impensabile per chi ha conosciuto l’imprenditore milanese.
“Contro Cosa Nostra nessun altro esecutivo ha mai fatto tanto – scrive Marina riferendosi ai governi guidati dal padre – Ma tutto questo non basta. La lettera scarlatta giudiziaria che marchia l’avversario resta indelebile, gli sopravvive. E il nuovo obiettivo è chiaro: la damnatio memoriae”.
“Penso, e spero, che chi ha davvero il senso dello Stato debba fare qualche passo importante. Non dobbiamo, non possiamo rassegnarci. Abbiamo diritto a una giustizia che, come si legge nelle aule di tribunale, sia «uguale per tutti». Per tutti, senza che siano certe Procure a decidere chi sì e chi no” ha quindi concluso la donna, riferendosi alla riforma della Giustizia che vorrebbe mettere a punto il Guardasigilli Carlo Nordio.
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