Marine Le Pen finisce nei guai, travolta dalla vicenda giudiziaria che vede protagonisti i suoi assistenti più vicini, pagati, secondo l’accusa, con i soldi dei contribuenti europei perché assunti con finti contratti di assistenti parlamentari. Sul banco degli imputati sono finiti Catherine Griset, capo di gabinetto della leader del Front National, e Thierry Légier, guardia del corpo e fedelissimo della famiglia Le Pen. Le accuse hanno fatto infuriare la dame dell’estrema destra francese che, dal tg della rete pubblica, ha tuonato contro la “giustizia a orologeria”, per citare modi di dire cari alla politica italiana, pur non scalfendo la sua popolarità, con i sondaggi che la vedono ancora in testa. “Questo fascicolo giudiziario è aperto da due anni e trovo sorprendente che a due mesi dalle presidenziali, brutalmente, scatti questa intensa attività giudiziaria”, ha dichiarato, sottolineando di aver appreso da Twitter dell’arresto di Légier, poi rilasciato dopo l’interrogatorio. Chi è il bodyguard che rischia di mettere in difficoltà la Le Pen?
Il primo dato da prendere in considerazione per la vicenda Le Pen è che la candidata alle presidenziali in Francia, in programma il 27 aprile, è saldamente in testa ai sondaggi con il 27,5 % delle preferenze. A differenza del candidato dei conservatori, Emanuel Fillon, in calo dopo l’affaire dello stipendio della moglie (lo stesso sondaggio BVA-Salesforce lo dà al 19%), la popolarità della Le Pen non è stata scalfita e sembra sempre più probabile che sarà lei la candidata da battere anche al secondo turno.
La vicenda giudiziaria del Front National
Marine Le Pen e il Front National erano finiti al centro di uno scandalo per finanziamenti illeciti a cui si è aggiunta questa nuova inchiesta che riguarda l’uso di soldi europei per gli stipendi dei collaboratori. L’accusa parte dall’Olaf, l’ufficio antifrode UE secondo cui Le Pen avrebbe assunto come assistenti all’Europarlamento la capo di gabinetto Griset e la guardia del corpo Légier, pagandoli con fondi europei mentre in realtà lavoravano per lei in Francia.
L’inchiesta è andata avanti e lunedì scorso gli investigatori francesi, ricevuta l’informativa Olaf, hanno perquisito gli uffici e interrogato i due assistenti, rilasciando Légier dopo 24 ore di fermo e iscrivendo la Griset nel registro degli indagati. L’Olaf ha ricordato che la stessa Le Pen ha ammesso di aver usato contratti europei per regolarizzare salari precedenti.
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Nello specifico, l’Europarlamento ha chiesto a Le Pen di restituire quasi 340mila euro (339.946 euro per la precisione), cioè i fondi europei con cui vennero pagati gli stipendi di Légier, nel 2011, e di Griset, dal 2010 al 2016, che figuravano come assistenti in UE ma in realtà erano il primo la sua guardia del corpo, la seconda la capo di gabinetto nell’ufficio centrale del FN a Nanterre. L’assemblea parlamentare ha fatto sapere che se non avrà indietro i soldi, li prenderà dallo stipendio della Le Pen, dimezzandole gli emolumenti.
Chi è Thierry Légier
Légier alle spalle di Marine Le Pen con una cravatta rossa
La stampa transalpina si è concentrata in particolare sulla figura di Thierry Légier, la guardia del corpo di Marine Le Pen, arrestato mercoledì 22 febbraio nell’ambito dell’inchiesta sugli stipendi e rilasciato dopo l’interrogatorio. Un “colosso di 1,90 m”, come scrive l’emittente Bfmtv nel disegnare il ritratto di un personaggio fuori dai canoni per la politica francese. Di circa 50 anni, Légier è un ex militare, volontario presso il Terzo Reggimento Paracadutisti di Carcassone, che ha servito in Nuova Caledonia, Africa Centrale e Ciad, passando poi alla sicurezza privata.
Dopo i contratti con le star del cinema (fu la guardia del corpo di Charles Bronson durante un festival di Cannes) e di personalità di rilievo, compresa la famiglia reale saudita, nell’agosto 1992 Légier diventa il bodyguard di Jean-Marie Le Pen, leader e fondatore del FN, seguendolo negli anni infuocati della sua ascesa politica.
Ex militante anticomunista vicino agli ambienti del movimento monarchico nazionalista di Action français, ha raccontato nel suo libro “Mission Le Pen” (scritto con il giornalista Raphaël Stainville nel 2012) quegli anni fatti di “incontri che profumano di avventura e pericolo”, come quello in Iraq con Saddam Hussein qualche ora prima dello scoppio della Prima guerra del Golfo, o quello in Bosnia con Radovan Karadzic, ex leader dei serbi di Bosnia, condannato per crimini contro l’umanità e il genocidio di Srebrenica, incontrato quando ancora era ricercato da mezza Europa.
Nel 2010 viene lanciato in politica da Marine Le Pen e viene eletto consigliere regionale in Normandia; nel 2011 diventa la sua guardia del corpo personale.