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La prima tappa del processo Stamina registra il patteggiamento dei due protagonisti principali, quattro rinvii a giudizio e due condanne con rito abbreviato.
Davide Vannoni, considerato il padre del metodo Stamina, era accusato di vari reati tra i quali associazione a delinquere e truffa. Per lui un patteggiamento di 1 anno e 10 mesi. Pena leggermente più lieve (un anno e 9 mesi) per il suo braccio destro, il chirurgo Marino Andolina.
I patteggiamenti comunque non sono ammissioni di colpa, ma modi per uscire dal processo senza versare un euro di risarcimento alle parti civili.
Rinviati a giudizio invece quattro imputati degli Spedali Civili di Brescia. Per loro il processo si aprirà nel 2016. Due i condannati con giudizio abbreviato: il direttore dell’Ires Piemonte Marcello La Rosa (2 anni) e l’ex dirigente dell’Aifa Carlo Tomino (6 mesi).
Il controverso metodo Stamina prevedeva, secondo i suoi ideatori, la possibilità di rigenerare tramite le cellule staminali tessuti compromessi da malattie degenerative. Nel maggio del 2013, dietro la pressione dell’opinione pubblica, il Parlamento aveva avviato una sperimentazione i cui risultati non avevano convinto la commissione scientifica preposta. Alcuni tribunali italiani avevano comunque autorizzato il trattamento su alcuni malati, creando uno scontro fra politica e magistratura.
Per il PM Raffaele Guariniello “questa sentenza è una pietra miliare perché afferma che i trattamenti sanitari possono essere fatti, ma solo se sottoposti al vaglio autorevole degli organismi competenti”.
Molto diversa l’opinione di uno dei soggetti condannati.“Penoso, ma necessario. Di più: un’abiura di tipo galileiano. Non avevo la forza economica per reggere il processo”. Così Marino Andolina, chirurgo e braccio destro di Vannoni, commenta il suo patteggiamento, ribadendo al contempo la validità del metodo: “I bambini trattati sono migliorati”. E a proposito dei bambini a cui Stamina è stata negata o sospesa per sentenza aggiunge: “In Italia non esiste la pena di morte. Ma questi bambini o sono già morti o moriranno”.
Andolina vede uno spiraglio per Stamina, ma solo fuori dall’Italia: “Mi aspetto che qualcuno all’estero controlli i nostri dati e provi a utilizzare Stamina. Poi qualcosa arriverà e sconfesserà le accuse che abbiamo subito. E io non farò nulla al riguardo. Non posso fare nulla. In Italia Stamina è morta: non si possono vincere le resistenze colossali che si incontrano in questo Paese. In questo Paese tutti sono contro la terapia compassionevole. Tutti tranne le famiglie dei malati. Oggi non ha perso Stamina, ha perso la terapia compassionevole”.
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