Ignazio Marino spara a zero su Matteo Renzi e Partito Democratico, annunciando che non parteciperà alle primarie di Roma. L’ex sindaco della capitale rompe gli indugi, togliendosi più di un sassolino dalla scarpa, con una lettera a Repubblica: “Molti in queste settimane mi hanno chiesto cosa farò io. Posso solo dire cosa non farò, e cioè: non parteciperò alle primarie del Partito Democratico”.
Sotto accusa il premier Renzi il quale avrebbe fatto di tutto per far cadere la sua giunta, fregandosene della volontà popolare. Allora, attacca Marino, che senso hanno le primarie? “Hanno un senso a patto che chi le propone e chi vi partecipa ne rispetti il valore e poi l’esito – scrive l’ex sindaco – Se si calpesta la scelta dei cittadini, com’è successo a Roma, si svuota il significato stesso di quelle consultazioni”.
Con che coraggio, continua, il leader del Partito Democratico ha indetto di nuovo le primarie? “Mi chiedo come possa Renzi non vedere il danno arrecato al Pd e all’istituto stesso delle primarie dalle sue decisioni e pensare di andare avanti come se niente fosse. Non capisco come ritenga credibile chiedere alle elettrici e agli elettori romani di sacrificare una domenica mattina, mettersi in coda, versare i due euro e indicare il nome del proprio candidato sindaco, dopo che egli ha eliminato con un atto di forza chi quelle primarie aveva vinto l’ultima volta”.
Renzi, continua Marino, “ha reso le primarie, almeno a Roma, un rottame inutilizzabile”. A proposito della fine anticipata della sua amministrazione: “Convocando gli assessori della Giunta nella sede del Partito Democratico per imporgli di dimettersi e costringendo tutti i consiglieri comunali del Partito Democratico ad allearsi con la destra e a rimettere in blocco il mandato da un notaio, con il solo scopo di provocare la caduta del sindaco, Renzi e chi lo rappresenta a Roma hanno violato l’etica di una sana politica e il rapporto di fiducia fra il Pd e i suoi sostenitori, che il 7 aprile 2013 affidarono a me l’onore di candidarmi alle elezioni che poi vinsi con il 64% dei voti”.
Marino affonda poi gli artigli sul Pd: “Le primarie non hanno più alcun valore, perché il loro esito può essere capovolto per ordine del vertice del partito. Dirò di più: il Pd a Roma non dovrebbe nemmeno partecipare con il proprio simbolo alle elezioni amministrative del 2016. Almeno a Roma, almeno per questa tornata elettorale, oggi il Pd è ormai diventato il problema e non la soluzione”.
Marino risponde infine all’invito di Roberto Giachetti, unico candidato ufficiale alle primarie, di presentarsi al confronto con serenità: “Il vicepresidente della Camera dei Deputati, con le spalle coperte dal suo ruolo di garanzia istituzionale, ha alla fine ceduto ed ha dato, seppur malvolentieri, la propria disponibilità. Ma non lascerà il suo incarico parlamentare, a riprova che non ci crede nemmeno lui fino in fondo, perché è facile candidarsi quando si ha un paracadute d’oro sulle spalle. Candidarsi per ordine di Renzi significherebbe accettare una logica secondo cui, in caso di vittoria, a governare Roma sarà il capo del partito e del governo, mentre il sindaco sarà ridotto a una sorta di commissario esecutore”.
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