Mario Balotelli strizza l’occhio alla Serie A, e punta al ritorno in Italia: “Adesso ho esperienza, basta bibite e merendine”. Sulla nazionale e il rapporto con Mancini ammette: “Mi aspettavo una chiamata per la gara contro la Macedonia”.
Ritorno in Italia vicino? Mario Balotelli ci spera. Super Mario si è raccontato in una recente intervista rilasciata per La Gazzetta dello Sport, in cui si è detto più esperto e attento ai dettagli, come l’alimentazione: “Basta bibite e merendine, lo avessi fatto dieci anni fa…”. Poi l’ex Inter manda un segnale alla Serie A: “Ho ancora due tre anni importanti“.
Nonostante un Sion in grande difficoltà, Mario Balotelli non ha perso l’entusiasmo e punta a un ritorno ai massimi livelli nel mondo del calcio. L’ex attaccante della nazionale infatti, da qualche anno vaga quasi senza meta tra le categorie non proprio di prima fascia. L’esperienza in Turchia, parzialmente positiva con l’Adana dove in 33 presenze ha collezionato 18 reti (di cui quella straordinaria contro il Goztepe), lo ha portato in Svizzera ma in una squadra piena di problemi e adesso a rischio retrocessione.
Le ultime esperienze importanti per Mario erano state in Francia, tra il Nizza e il Marsiglia. Poi nel 2020 l’ultima apparizione in Serie A, con il Brescia, con sole 5 reti messe a segno in campionato. Parentesi non troppo fortunata l’anno dopo a Monza, poi l’esperienza in Turchia.
Adesso Balotelli cerca un finale di carriera in crescendo, dopo aver toccato il cielo con un dito appena 18enne, e aver trovato delle difficoltà nella fase centrale del suo percorso. Alla Gazzetta dello Sport Mario ha detto di sentirsi bene, di aver cambiato alimentazione e di avere l’esperienza necessaria per poter competere ad alti livelli anche nell’Europa che conta. Perché no, in Serie A. “Ho un altro anno di contratto col Sion – dice alla rosea – ma la Serie A resterebbe un traguardo affascinante”.
Basta bibite e merendine, racconta l’ex Inter e Milan, che a Istanbul per la finale di Champions in programma il 10 giugno tiferà i nerazzurri, per una gara che rappresenta un derby per il palermitano. Super Mario infatti, cresciuto nel settore giovanile di Appiano, si è laureato campione d’Europa nel 2010 proprio con l’Inter di Mourinho. L’anno dopo è approdato in Inghilterra, in un emergente Manchester City, conquistando da protagonista anche lì la storica Premier League della rimonta contro il QPR all’ultima giornata (suo l’assist decisivo per il Kun Aguero del 3-2 finale).
“Ho vinto tutto in carriera” aveva detto fieramente a Muschio Selvaggio lo scorso mese intervistato da Fedez Balotelli, che non ha rimpianti; ma adesso dopo tanti anni certamente una consapevolezza diversa: “Curo meglio l’alimentazione, se l’avessi fatto prima…”. Il campionato italiano rimane dunque il sogno del trascinatore dell’Italia agli europei del 2012, mentre per la nazionale il discorso sembra differente.
Dopo l’eliminazione, clamorosa, dell’Italia dalle qualificazioni mondiali contro la Macedonia, l’intero Paese è insorto e il dibattito sul famoso centravanti ha coinvolto anche Mario Balotelli. A detta di alcuni opinionisti l’unico vero attaccante “fuoriclasse” condonabile, a detta di altri ormai non più convocabile.
Soprattutto in una partita secca, come quella poi persa dagli azzurri a Palermo contro la Macedonia, anche una singola giocata sarebbe potuta bastare. Un corner, un penalty. Insomma, la sua chiamata non sarebbe stata così improbabile vista la carenza del nostro reparto offensivo. Ma così non è stato. Eppure la stima di Roberto Mancini, uno dei padri calcistici del giocatore, per Mario c’è sempre stata.
Dopo quella mancata convocazione, c’è chi ha parlato di rapporti incrinati tra i due. Ancora alla Gazzetta Balotelli ci ha tenuto a precisare che “Mi aspettavo una chiamata da Mancini per la Macedonia, non so cosa sia successo. Il mio amore per la Nazionale è intatto: la maglia è una cosa, poi i rapporti con i singoli sono un’altra storia“. L’amore per la maglia della nazionale è sempre stato uno dei punti fermi di Balotelli, come raccontato già in precedenza a Muschio Selvaggio.
Ma nessuna lite, tra lui e il c.t. della nazionale. Sulla punta dell’Italia poi il capitano del Sion ammette: “Immobile e Scamacca sono dei buoni giocatori, per vincere però occorre qualcosa in più“.
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