Il giudice del Palermo mette in dubbio le indagini svolte in Spagna sulla morte di Mario Bondo, il marito della conduttrice Raquel Sánchez Silva e fa capire che, a causa del tempo passato, sarebbe molto difficile trovare i colpevoli di un possibile reato.
La famiglia del cameraman italiano Mario Biondo, che era il marito della conduttrice spagnola Raquel Sánchez Silva quando fu trovato morto nella sua abitazione nel 2013, ha sempre sostenuto che il giovane sia stato assassinato. Sebbene in Spagna l’indagine ritenesse che si fosse tolto la vita involontariamente, è stato classificato come un caso di suicidio e la questione è stata chiusa, i Biondo non hanno mai accettato questa ipotesi e l’hanno combattuta per tutti questi anni nei tribunali italiano e spagnolo.
Ora, un giudice della città italiana di Palermo ha archiviato il caso per presunto omicidio, ma, per la prima volta, ha messo in discussione la teoria del suicidio e ha ipotizzato che, in effetti, potrebbe trattarsi di un omicidio. Secondo i parenti del cameraman e della sua equipe legale, nel riassunto gestito dalla Procura della Repubblica, secondo il magistrato, vi sono elementi che potrebbero sconvolgere la tesi del suicidio e che «fanno ipotizzare che Mario Biondo sia stato assassinato per mano di autore ignoto e successivamente posto in una certa posizione per simulare un suicidio”.
Nonostante ciò, il giudice ha deciso di non proseguire con la causa, “per limitazioni procedurali”, ovvero per l’impossibilità di svolgere nuove indagini dopo tanto tempo che potrebbero aiutare ad individuare i possibili colpevoli del presunto omicidio di cui il prossimo anno segna un decennio.I Biondo hanno rilasciato una lunga dichiarazione in cui dettagliano passaggi dell’ordinanza di deposito del giudice e in cui si compiacciono che la giustizia abbia “accettato” per la prima volta la tesi che difendono da anni.
Il giudice, infatti, appoggia le lamentele della famiglia su come è stato gestito il caso in Spagna ed è particolarmente critico nei confronti del lavoro che gli investigatori spagnoli svolgevano sul campo ai loro tempi. “Al momento del ritrovamento della salma, nell’immediatezza dei fatti, avrebbero dovuto essere svolte attività investigative (intercettazioni ambientali e telefoniche) che non sono state effettuate e che, visto il tempo trascorso, non potevano essere svolte fuori dall’autorità giudiziaria italiana”, scrive il magistrato Nicola Aiello.
Il giudice evidenzia nella sua memoria alcune delle incongruenze che, secondo lui, presenta il caso. Come le “innumerevoli contraddizioni nelle dichiarazioni della vedova di Biondo”. E sottolinea che, a suo avviso, “gli inquirenti spagnoli dovrebbero essere indotti a predisporre immediatamente intercettazioni telefoniche e ambientali per ottenere tutti gli elementi possibili utili per conoscere la veridicità dei fatti”.
Nel suo studio del caso, Aiello si sofferma anche su una delle prove più messe in discussione dalle numerose indagini e autopsie di Biondo che sono state effettuate: un ematoma sul cranio che presentava il cadavere e che, a parere del magistrato, è “incompatibile con dinamiche suicide”. Durante la lunga battaglia legale, gli investigatori italiani si sono persino recati in Spagna per raccogliere le dichiarazioni di alcuni testimoni.
Sulla salma sono state effettuate anche almeno tre autopsie, una in Spagna e due in Italia, con l’obiettivo di chiarire le cause della morte. Tutti hanno mirato al suicidio. Il secondo, effettuato da un medico legale di Palermo sette mesi dopo la morte, ha evidenziato “particolari carenze nell’ispezione giudiziaria effettuata dalla polizia spagnola, nell’ispezione del cadavere e nell’autopsia effettuata dal medico legale spagnolo”.
L’ultima si è tenuta nel 2018 a Palermo, quando la procura siciliana ha autorizzato l’esumazione della salma di Biondo. L’attuale memoria del giudice non fa menzione di questo terzo studio, ma rileva in relazione al secondo che esso non può essere considerato “attendibile”, nonostante la “buona fede della valutazione”, in quanto i risultati sono stati compromessi dall’eccessivo tempo trascorso.
La famiglia Biondo ha ringraziato il lavoro della giustizia italiana. E, sebbene il caso sia stato archiviato, ha celebrato «un trionfo dopo anni di durissime battaglie legali» ottenendo, per la prima volta, una decisione della Magistratura che sostiene che «la morte del suo parente non è da attribuire a ora si trattava di un’ipotesi di suicidio, ma di un’ipotesi di omicidio». Ha inoltre chiesto allo Stato italiano di sostenere e promuovere “ogni utile iniziativa processuale, attraverso i canali diplomatici, che possa portare alla fine all’apertura di un fascicolo per omicidio in Spagna”.
Chiedono inoltre che le “omissioni gravissime delle autorità spagnole” siano indagate “in profondità”. Al momento della sua morte, Mario Biondo era sposato con la conduttrice spagnola Raquel Sánchez Silva. La coppia si è incontrata nelle registrazioni del reality show La Isola dei Famosi, nel 2011, dove lui era una telecamera e lei era responsabile del programma dall’Honduras. Nel 2012 si diceva “lo voglio” e, poco più di un anno dopo, nel maggio 2013, l’italiano è stato trovato morto nella casa coniugale.
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