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I concerti in Cina dei Maroon 5 sono stati annullati a causa di un tweet della band a favore del Dalai Lama. Il tastierista del gruppo, Jesse Carmichael, ha infatti fatto gli uguri al Dalai Lama per il suo compleanno e pare che il messaggio su Twitter non sia passato inosservato alle autorità cinesi. Il prossimo settembre la formazione di Los Angeles avrebbe dovuto esibirsi a Pechino e Shangai, ma dal promoter Live Nation arriva adesso il comunicato che annuncia l’annullamento dei due concerti in Cina. Nella comunicazione ufficiale non vengono date spiegazioni, ma sul web viene immediatamente individuata nel tweet per il Dalai Lama la causa principale per l’intervento dei vertici politici cinesi.
Il messaggio di auguri su Twitter per il Dalai Lama è stato prontamente eliminato, ma non dev’essere sfuggito alle maglie delle autorità della Cina, da sempre impegnate a tenere a debita distanza chiunque manifestasse simpatie più o meno celate verso il Tibet e il suo leader spirituale. Diversi artisti e musicisti sono infatti stati coinvolti negli ultimi anni in scontri e ritrosioni proprio a causa del sostegno espresso nei confronti del Dalai Lama o dei dissidenti tibetani.
La cantante islandese Bjork nel 2008 inneggiò all’indipendenza del Tibet dal palco del suo concerto a Shangai, facendo immediatamente infuriare la Cina, che deprecò pubblicamente il presunto tradimento della reciproca fiducia da parte della cantante. Nel 2009 gli Oasis videro annullati i loro concerti cinesi a causa della partecipazione di Noel Gallagher a un live dichiaratamente Free Tibet a New York, mentre nel 2012 a contrariare le autorità cinesi fu Elton John, colpevole di aver dedicato il suo concerto di Pechino all’artista dissidente Ai Weiwei.
Adesso è il turno dei Maroon 5, al quale sono stati annullati due concerti a Pechino e Shangai. La causa pare celarsi dietro al tweet del tastierista Jesse Carmichael, preso immediatamente di mira da centinaia di utenti dei social media cinesi. Non è chiaro quanto queste reazioni di pubblica indignazione siano spontanee, ma rimane il fatto che la Cina ha visto nella band di Los Angeles un elemento ostile, troppo propenso a parlare del Dalai Lama, personaggio che alle autorità cinesi appare come un traditore della patria da osteggiare senza ripensamenti. I concerti annullati così improvvisamente e la mancanza di spiegazioni da parte dei diretti interessati farebbe propendere per la versione del web: a scatenare l’ira dei funzionari cinesi è stato il messaggio di buon compleanno al leader spirituale del Tibet.
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