L’inaugurazione dell’aula dedicata a Marta Russo si è tenuta questa mattina, in occasione della Giornata internazionale degli studenti.
La studentessa morì all’età di 22 anni, nel maggio del 1997, colpita da un proiettile alla testa, mentre passeggiava insieme a un’amica nei viali dell’Università La Sapienza di Roma.
Era il 9 maggio del 1997 quando Marta Russo, studentessa 22enne alla Facoltà La Sapienza di Roma, venne colpita da un proiettile vagante mentre si trovava insieme a un’amica nel cortile della Facoltà. Marta rimase gravemente ferita e morì dopo cinque giorni di ricovero in ospedale. Le indagini partirono subito. Qualche settimana dopo vennero trovati residui di polvere da sparo sul davanzale di una finestra della Facoltà di Filosofia del Diritto – l’aula 6 per l’esattezza – e l’ipotesi più plausibile fu che proprio da quella finestra fosse stato esploso il proiettile che colpì a morte la giovane studentessa.
Gli inquirenti brancolarono nel buio per diverso tempo, ipotizzando diversi moventi, dal terrorismo allo scambio di persona. Marta Russo frequentava il terzo anno della Facoltà di Giurisprudenza. La mattina in cui quello sparo la colpì in testa, stava passeggiando nel cortile dell’Università con l’amica Jolanda Ricci. Marta fu colpita da un proiettile calibro 22.
Qualche studente raccontò di aver sentito il rumore di un colpo di pistola non ben udibile, come se fosse stato utilizzato qualcosa per attutirlo. Gli inquirenti scandagliarono ogni minimo dettaglio della vita di Marta, ma non riuscirono a trovare nessuna ombra nel suo passato.
Durante un sopralluogo, trovarono negli edifici dell’Università pistole e armi da sparo. Dopodiché vennero trovate le tracce di polvere da sparo sul davanzale dell’aula 6. Secondo alcune testimonianze, in quella stanza, la mattina del 9 maggio, erano entrati Maria Chiara Lipari, Gabriella Alletto e il bibliotecario Francesco Liparota. Prima accusato, venne poi scagionato da tutte le accuse.
Poi le indagini si concentrarono sugli assistenti di Filosofia del Diritto Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro. I due non hanno mai ammesso le loro responsabilità, nonostante un testimone avesse dichiarato di aver visto Giovanni Scattone impugnare una pistola.
Nel 2003 la corte di Cassazione condannò Ferraro a 4 anni e 2 mesi con l’accusa di favoreggiamento. A Giovanni Scattone fu inflitta una pena di 5 anni e 4 mesi di carcere con l’accusa di omicidio colposo.
Questa mattina si è tenuta la cerimonia d’inaugurazione di un’aula studio dedicata a Marta Russo. All’inaugurazione era presente anche la sorella della giovane studentessa uccisa 25 anni fa.
“Qui gli studenti verranno a studiare e quindi a progettare e a realizzare il proprio futuro. Marta ne sarebbe stata felice”
ha detto Tiziana Russo.
Al momento l’omicidio di Marta Russo è ancora avvolto nel mistero. Resta il giallo del movente e dello scambio di persona. L’ipotesi del colpo partito per sbaglio non collima però con quanto emerso durante le indagini, secondo cui per uccidere da quell’angolazione ci si sarebbe dovuti sporgere dal davanzale.
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