Nell’ottobre dello scorso anno la Corte di Cassazione aveva condannato i due indagati a 3 anni di carcere con l’accusa di tentata violenza sessuale.
Martina Rossi morì la sera del 3 agosto del 2011 precipitando da una stanza d’albergo a Palma di Maiorca dove stava trascorrendo alcuni giorni di vacanza. Secondo i giudici quella sera la ragazza cercò di fuggire a un tentativo di stupro, precipitando nel vuoto.
I due imputati – che si sono sempre dichiarati innocenti – avevano chiesto la messa in prova per un anno.
La morte di Martina Rossi
Era il 3 agosto del 2011 quando Martina Rossi, 20 anni, studentessa genovese, perse la vita, precipitando dal sesto piano di un albergo a Palma di Maiorca, in cui stava trascorrendo una vacanza con alcune amiche.
Quella sera Martina e una sua amica – almeno secondo la ricostruzione degli inquirenti – salirono in camera con Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, 29 e 28 anni, originari di Arezzo, conosciuti in vacanza.
Si costituiscono i due imputati
Dopo la condanna in Cassazione, emessa il 7 ottobre del 2021, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi avevano chiesto un anno di messa in prova. Nelle scorse ore – come riferisce Rainews – i due si sono costituiti nel carcere di Arezzo.
La messa in prova consente a un condannato di evitare il carcere, svolgendo lavori socialmente utili, come volontariato e affidamento ai servizi sociali.
“DICONO CHE IL SOLE VADA AI BELLI MA OGGI È ANDATO ANCHE AI GIUSTI. QUESTA È LA FINE DI UN TENTATIVO DI FARE DEL NUOVO MALE A MARTINA. CI HANNO PROVATO, MA NON CI SONO RIUSCITI. IL MIO PRIMO PENSIERO È ANDATO A LEI, AI SUOI VALORI, A LEI CHE NON HA FATTO NIENTE E HA PERSO LA VITA”
aveva detto Bruno Rossi, papà di Martina, alla lettura della sentenza della Corte di Cassazione.
Ieri, 7 ottobre, il tribunale ha deciso per la detenzione in regime di semilibertà.