Qualche settimana fa David Wells, CFO di Netflix, ha dichiarato che nei prossimi anni il servizio streaming di Serie Tv, Film e Documentari, arrivato in Italia nell’ultimo anno, vuole ampliare la propria produzione originale fino al 50% dei contenuti all’interno del grande database di cui già Netflix dispone. Nel 2017 l’azienda americana investirà circa 6 miliardi di dollari nello sviluppo, nella creazione e nella realizzazioni di nuovi prodotti originali anche se l’ obiettivo è a lungo termine per quanto si cerchi di velocizzare il progetto.
La domanda è, perché? La risposta è semplice, secca e non banale. Per un’azienda che crea contenuti e che possiede una piattaforma di streaming nei quali poterli vedere (e vendere in un certo senso attraverso l’abbonamento) è molto più remunerativo e meno dispendioso creare nuovi contenuti, e quindi effettuare un grosso investimento iniziale, piuttosto che acquisire i diritti di altre Serie Tv che prima o poi scadranno e per riproporli nella piattaforma bisognerà pagare ancora e terminata quell’altra scadenza bisognerà pagare nuovamente e via discorrendo.
Ricordiamo che Netflix ha creato un capolavoro delle Serie Tv come House of Cards, acquistato da Sky in Italia ed è per questo che non c’è nel database, oppure come Stranger Things, una serie che ha fatto brillare gli occhi a tantissimi appassionati del genere. Senza contare Narcos, Orange is the new Black, Daredevil, Jessica Jones e in ultimo Luke Cage, senza dimenticare la serie animata Bojack Horseman. E’ da qui inizio a parlarvi dell’ultima serie Marvel, senza spoiler, ovviamente!
Partiamo subito da un presupposto fondamentale quando si parla di Marvel su Netflix: la prima stagione di Daredevil è inarrivabile. Jessica Jones è evitabile. La seconda stagione del diavolo di Hell’s Kitchen è un mix tra “ma cosa stanno facendo?” e “no, figata!” ma non è assolutamente a livello della prima stagione nonostante un buon Punisher.
Luke Cage è, per chi si fosse ritrovato su questo articolo senza sapere assolutamente che siamo nel 2016 e la Disney possiede il 90% (più o meno) delle proprietà intellettuali dell’universo, un personaggio della Marvel, la casa delle idee produttrice di fumetti dal lontano 1939. Luke Cage è stato il primo eroe di colore creato dalla Marvel ed è nato ufficialmente nel giugno del 1972 con il volume intitolato Luke Cage, Hero for Hire, scritto da Roy Thomas, Stan Lee, Archie Goodwin e disegnato da George Tuska mentre l’abbigliamento è stato ideato da John Romita Senior. Luke Cage è di fatto la risposta alla morte di Martin Luther King, arrivata quattro anni prima nel 1968, per cercare ancora una volta, perché non c’è mai pericolo di essere ripetitivi o ossessionati su argomenti cosi delicati, che un eroe come un uomo, un maestro delle elementari, un dottore, un architetto può essere bianco, rosa, rosso, verde, nero o color pannocchia ma non c’è alcuna differenza. Un messaggio forte, soprattutto per l’epoca. I poteri di Luke Cage, senza andare troppo nel dettaglio e fare i sofisti, sono: super forza e super resistenza, invecchiamento rallentato grazie alla capacità di rigenerare le proprie cellule e quindi guarigione accelerata.
La Serie di Netflix è la quarta serie sui supereroi della Marvel (due stagioni di Daredevil e una di Jessica Jones) ed è quella che anticipa l’uscita di Iron Fist, l’ultimo eroe che comporrà la squadra dei difensori o meglio “The Defenders” ossia quattro personaggi che insieme cercheranno di difendere la città di New York. Esatto, una sola città (più o meno) poiché questi supereroi sono considerati di strada non sono paragonabili agli X-Men o agli Avengers ma difenderanno le città più vicine a loro (Hell’s Kitchen, Harlem etc).
Ora che sappiamo di chi stiamo parlando, ecco cosa penso della Serie Tv: si poteva fare meglio! Certo, come sempre. Si può sempre fare di meglio. Ma credo onestamente che Luke Cage nonostante abbia una trama discutibile ed una sceneggiatura che non farebbe invidia nemmeno a “Camera Café” (lo show di Luca e Paolo) ha una sua importanza nel panorama delle Serie Netflix soprattutto se pensiamo che l’uomo indistruttibile è nato appena dopo la morte di Martin Luther King e la sua serie è andata in onda appena dopo, e anche durante, i fatti accaduti negli Stati Uniti d’America ovvero diverse sparatorie, omicidi e risse nelle quali la polizia è entrata in conflitto con la “popolazione” afroamericana.
Se trama e sceneggiatura fanno un po’ cilecca di certo non sbaglia un colpo la tematica e la scenografia della serie che parla di Harlem, una delle città nere più famose di New York e dell’America. La cultura, le usanze, il sound. C’è tutto. Un richiamo continuo e la presenza incombente di personaggi che in un modo o nell’altro vogliono a tutti i costi, ma proprio tutti, conquistare e sistemare Harlem.
Mike Colter è perfetto nei panni di Luke ma è un unicum. La serie, purtroppo, non ha altri personaggi importanti. La poliziotta Misty è fuori da qualsiasi logica e l’infermiera dei supereroi, ossia Claire Temple, presente in tutte le serie Marvel/Netflix, sembra essere per diverse puntate sotto l’effetto di droghe leggere. Ma parliamo dei villain: l’unico degno di nota è Mariah Dillard, la cugina di Cottonmouth, l’avversario diretto, inizialmente, di Luke. Una donna importante per la città, un politico corrotto e cattivo fino al midollo capace di fare cose inimmaginabili pur di arrivare al suo obiettivo. Figo! Vi ricorda qualcuno? Se vi dico Frank….House of Cards, presente? Ecco, ci siamo capiti. Ripetitivo ma funziona mentre Cottonmouth e Diamondback, il villain di metà stagione (sembra una serie a livelli stile videogame), non hanno spessore. Non hanno carisma, carattere. Non convincono nemmeno lontanamente soprattutto se pensiamo a quanto D’Onofrio abbia reso irresistibile Kingpinin Daredevil. Per farvi capire, i nemici di Dragonball, manga e serie animata, sono più carismatici dei villain di Luke Cage. E quando si dice che l’importanza dell’eroe dipende molto dai suo avversari è la pura verità ed è il motivo per cui Luke Cage non funziona bene come dovrebbe.
Luke Cage, nonostante tutto, non avrà vita facile ma soprattutto non saprà cosa fare: intervenire e uscire allo scoperto (mostrando i propri poteri) o nascondersi tra la massa e vivere in pace con se stesso mentre il male regna ad Harlem? Il dubbio attanaglierà il supereroe per un lungo periodo all’interno della stagione ma per fortuna il buon Luke capisce cosa fare e perché farlo. Alla fine Luke è un tenerone e se facesse Miss Mondo (anzi nel suo caso Mister Olympia) vorrebbe sicuramente la Pace nel Mondo, classico.
La serie è discreta, godibile ma niente di cosi bello, affascinante o impeccabile, anzi. Errori ce ne sono, tanti e dei più disparati. Questa volta però ciò che fa storcere il naso sono le idee che sembrano iniziare a mancare. La sufficienza in qualche modo è meritata ma c’è bisogno di altro. Vedremo se Netflix con Iron Fist e The Defenders oserà un po’ di più.
Il volto di una madre che ha perso una figlia racconta spesso più di mille…
Un silenzio solenne avvolgeva le strade, rotto solo dal suono cadenzato dei passi e dal…
Ci sono momenti in cui sembra impossibile mantenere la concentrazione. La mente vaga, le distrazioni…
La stagione fredda porta con sé molte domande sulla routine quotidiana, ma c’è un gesto…
Se c'è un momento in cui tutto sembra sospeso, è quando un atleta raggiunge un…
Il riscaldamento a pavimento è una delle soluzioni più moderne e apprezzate per il comfort…