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E’ giunta la sentenza per Massimo Bossetti da parte del Tribunale di Bergamo, al cui esterno è rimasta una nutrita folla di curiosi, fotografi e telecamere . Il muratore di Mapello è stato condannato all’ergastolo: deciso anche il risarcimento di 1,2 milioni di euro per la famiglia Gambirasio. A Bossetti è stata tolta anche la potestà genitoriale per i tre figli. “Non è giusto“, è stata la prima reazione dell’imputato. “È andata come doveva andare, ma questa è e resta una tragedia per tutti che non ci restituisce nostra figlia“, sono state le prime parole che di Maura e Fulvio Gambirasio, i genitori di Yara, hanno affidato ai loro avvocati. “Hanno accolto la sentenza con la massima serenità, così come con serenità hanno seguito tutta la vicenda“, hanno spiegato l’avvocato Enrico Pelillo e Andrea Pezzotta lasciando il tribunale. Dal momento dell’arresto di Bossetti, i Gambirasio “non hanno mai avuto dubbi” sulla sua colpevolezza. Diverso il tono dei legali del muratore di Mapello. “Non è una sentenza definitiva, è il primo step di una battaglia lunghissima. Certamente faremo ricorso“, hanno dichiarato davanti al Tribunale gli avvocati Paolo Camporini e Claudio Salvagni.
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Bossetti era l’unico accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio e in questo ultimo capitolo del processo ha provato a convincere i giudici della sua innocenza rilasciando dichiarazioni spontanee. Poi i giudici si sono ritirati in camera di consiglio e dopo 10 ore sono stati in grado di emettere il verdetto di colpevolezza con l’aggravante della crudeltà e delle sevizie. Massimo Bossetti ha provato ancora una volta a spiegare ai giudici della Corte d’Assise di Bergamo che non c’entrava nulla con la morte della tredicenne di Brembate: ”Sarò anche uno stupido, un ignorantone, un cretino ma non sono un assassino. Questo sia chiaro a tutti” ha detto tra le altre cose, nel suo lungo discorso, nel quale a un certo punto si è rivolto anche ai genitori della ragazzina. Ma ha vinto la tesi dell’accusa.
La corte presieduta da Antonella Bertoja lo ha invece assolto dall’accusa di calunnia nei confronti dell’ex collega di lavoro Massimo Maggioni, a cui Bossetti aveva cercato di addossare la responsabilità del delitto. La Corte ha anche tolto a Bossetti la potestà genitoriale sui tre figli. La Corte ha disposto risarcimenti complessivi per 1,2 milioni di euro per la famiglia Gambirasio – 400mila per ciascun genitore e 150mila euro per ogni fratello – oltre a 36mila euro da risarcire per le spese legali.
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Sono passati cinque anni e sette mesi dalla scomparsa di Yara Gambirasio, e Massimo Bossetti, suo presunto assassino, è stato condannato all’ergastolo, come spiegato nella sentenza dei giudici della Corte d’Assise di Bergamo. Il carpentiere di Mapello, arrestato nel giugno del 2014 ha anche testimoniato nel processo sostenendo la sua innocenza, ma i giudici non l’hanno creduto. Nonostante gli investigatori, la pm Letizia Ruggeri, gli avvocati di parte civile, gli abbiano chiesto più volte di confessare, lui ha sempre negato ogni coinvolgimento nella scomparsa e nella morte della ragazzina, sparita da Brembate di Sopra il 16 novembre 2010 e ritrovata morta tre mesi dopo in un campo di Chignolo d’Isola.
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Secondo il pm Letizia Ruggeri, Bossetti è il colpevole perché sul corpo della ragazzina è stato ritrovato il suo DNA, ”la prova” decisiva contro l’uomo, a cui si aggiunge ”un corollario di indizi gravi, precisi e concordanti” come i tabulati telefonici, le immagini del suo camioncino Iveco nelle telecamere di sorveglianza, le fibre di tessuto sul corpo della vittima, riconducibili al suo furgone.
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Nelle sue parole davanti ai giudici Massimo Bossetti ha provato a esprimere le sue certezze: ”Per me è stata molto dura in questi ultimi due anni. Ringrazio dio che ora posso parlare” ha detto Bossetti. ”È stata molto dura soprattutto per la privazione d’amore che ho subìto, senza mia moglie e senza i miei figli. Ma nonostante tutto questo e nonostante l’insistenza del pubblico ministero nel volermi fare confessare, io non ho mai confessato e non ho mai chiesto un rito abbreviato perché voglio uscire a testa alta da questo processo”.
(Marita Comi, la moglie di Massimo Bossetti)
Bossetti ha parlato poi dei genitori di Yara e defininendoli “vittime” perché ha spiegato “il nome del vero assassino non è ancora venuto fuori”. Sulle prove del Dna che lo incastrano, il muratore ha invece chiesto di ripetere gli esami: ”Sarei un pazzo a chiedervi di rifare il test del Dna se fossi colpevole. Anche perché se le analisi risultassero positive vi toglierebbero ogni dubbio sulle mie responsabilità. Quel Dna non è mio, non è mio, e vi supplico e vi imploro di fare questa verifica perché il risultato farebbe chiarezza su di me. Io sapevo che stavano cercando l’assassino di Yara con il Dna, anche i miei colleghi venivano chiamati per il test. E anche mia mamma è stata chiamata. Eppure io non sono mai stato preoccupato, che motivo avevo? In quattro anni non ho toccato nulla, gli attrezzi di lavoro, il furgone e neanche un giubbotto che ho comprato quel giorno”. Bossetti si è infine dichiarato pronto ad accettare il verdetto ma, ha concluso: ”se mi condannerete sarà il più grande errore giudiziario della storia”.
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