A partire da ieri, 23 febbraio 2023, a settant’anni dalla nascita del grande attore e regista napoletano, è arrivato sul grande schermo lo straordinario documentario dedicato a Massimo Troisi.
Il docufilm è riuscito a restituire tutta l’originalità e il genio dell’autore considerato da molti unico e soprattutto amatissimo.
Pensato proprio in occasione dei settant’anni dalla nascita del grande Massimo Troisi, ‘Laggù qualcuno mi ama‘ è il docufilm che Mario Martone ha deciso di dedicare all’attore nonché regista napoletano. Laggiù qualcuno mi ama sarebbe piaciuto tanto a Massimo Troisi. Il film è stato presentato all’interno della sezione Berlinale special ed ha ricevuto una calorosa e splendida accoglienza. Il documentario ha debuttato ieri, 23 febbraio, al cinema ma già dal 19 febbraio sono state rilasciate alcune anteprime. L’opera firmata Martone risulta essere piena di grazia, sensibilità inusitabile, autorevolezza ed è per questo che è impossibile non amarla. In due ore circa il regista di Nostalgia è riuscito a restituire tutta la grandezza irraggiungibile del grande attore napoletano all’interno di un unico docufilm.
Le emozioni che il documentario suscita sono molteplici: si piange, si ride e sembra quasi che seduto di fianco allo spettatore ci sia proprio Massimo. Inoltre proprio con una consapevolezza tipica di coloro che frequentano la musa del cinema con successo, Mario Martone scansa, allo stesso modo Diego Armando Maradona, l’iperbole, la pornografia dei sentimenti, l’agiografia ma soprattutto quella Napoli trita da cartolina che lo stesso Troisi ha ha deriso per anni. Basta pensare ad esempio a No grazie il Caffè mi rende nervoso, scritto proprio da Massimo Troisi oppure al tormentone sempre di quest’ultimo Napule nun Adda cagnà. Il regista quindi riesce in tutto ciò senza però alzare mai la voce, senza gridare o strepitare, ma usando semplicemente la forza non solo dei sentimenti ma anche dell’intelligenza.
Quello che vuole fare Laggiù qualcuno mi ama è considerare quella che è l’intera filmografia di Troisi come un solo film, straordinario, ma suddiviso in più capitoli. Si può quindi in qualche modo paragonare al cinema del regista François Truffaut, in quanto Massimo Troisi è in un certo senso un Antoine Donell ma nato a Cremano, San Giorgio. Quindi Martone, passo dopo passo, ricostruisce il percorso personale ed artistico soprattutto di Massimo Troisi sia come attore che come regista, avvalendosi di una ricchezza frugale. Il docufilm parte con la famosa passeggiata notturna fra Troisi e marina vlady in Splendor di Scola, che il regista associa al primissimo incontro che ha avuto con Massimo. Si arriva poi a Il postino, ma nel mezzo appaiono sequenze che, come la Nottola di Atena, mostrano quello che era il genio unico di un autore, quale Massimo Troisi, all’interno della cinematografia italiana.
Durante tutto il lungometraggio si ride come se fosse la prima volta a tutte le più celebri battute di Troisi, a partire da quelle in Ricomincio da tre, continuando con il confronto epocale con Giuliano De Sio a letto in Scusate in ritardo, fino ad arrivare a Tutto il calcio minuto per minuto. In più, come se non bastasse, Martone è riuscito ad attingere in modo esemplare al capolavoro È morto Troisi, viva Troisi!, finto reportage del 1983 che è disponibile ad oggi solo su RaiPlay. Un capolavoro, forse in parte dimenticato, che dimostra come Troisi fosse in grado di ironizzare anche sui problemi cardiaci che hanno causato la sua scomparsa il 4 giugno 1994, a soli 41 anni.
Il docufilm è affollato proprio come un palazzo napoletano prestigioso, sono tanti gli artisti che hanno adorato Troisi e che ad oggi fanno parte del lungometraggio: Paolo Sorrentino, che quando era solo un ragazzo ha scritto una lettera a Troisi sperando un giorno di poter lavorare insieme a lui. Presenti anche Ficarra e Picone che definiscono Massimo un Charlie Chaplin napoletano. Senza la costante presenza di Anna Pavignano non esisterebbe Laggiù qualcuno mi ama. La scrittrice torinese è stata colei che per 10 anni è stata al fianco di Massimo come compagna di vita ed ha scritto insieme a lui le sceneggiature di Scusate il ritardo, Ricomincio da tre, Pensavo fosse amore… invece era un calesse, Le vie del signore sono finite e Il postino. Inoltre è stato proprio grazie a lei che Martone ha potuto attingere a materiali inediti e preziosissimi. È da qui quindi che si capisce il motivo per il quale i personaggi femminili all’interno delle opere di Troisi sono diversi, in senso positivo, da quelle che di solito sono rappresentate nelle commedie all’italiana: nei film di Troisi le donne sono forti, profonde e i personaggi sono altamente dettagliati.
È per questo che è sempre stato un piacere per le orecchie e gli occhi degli spettatori, perdersi all’interno del mondo cinematografico non omologato di questo artista, che ha reso l’incompiutezza, l’imperfezione, il frammento, la sua cifra stilistica: una recitazione fatta di esitazioni, disagi, mormori, in cui quei gesti reiterati sono al pari delle parole. Tutto ciò rappresenta la sintesi di una straordinaria e perpetua precarietà, caratteristica che la condizione umana ha. Martone ha ragione:
“Il cinema di Troisi era bello perché aveva la forma della vita.”
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