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Categories: Cultura

Masterpiece su Rai3, il vincitore del talent show letterario è il serbo Nikola Savic

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Si è conclusoMasterpiece, su Rai3: il vincitore è Nikola Savic. Ad aggiudicarsi la finale del talent show letterario, dunque, è stato il romanzo Vita migliore, scritto dal 36enne serbo laureato in Scienze della Comunicazione. Nikola, che ha studiato all’Università degli Studi di Bologna, ha ottenuto così un contratto di pubblicazione con l’editore Bompiani dopo avere sconfitto gli altri finalisti Stefano Trucco, Lorenzo Vargas e Raffaella Silvestri.

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La presentazione ufficiale di Vita migliore, che sarà diffuso in 100mila copie, andrà in scena in occasione del prossimo Salone del Libro di Torino: i lettori, così, avranno l’opportunità di toccare con mano una storia che, pur non essendo autobiografica, risente dell’esperienza di vita dell’autore.

Il romanzo è ambientato, infatti, nella Belgrado degli anni Ottanta, e si articola tra sentimenti e vicissitudini narrate non senza ironia. Si è chiuso, così, l’esperimento letterario di Rai3, che non ha oggettivamente avuto successo, né dal punto di vista televisivo né dal punto di vista culturale.

Non è bastata la presenza di tre scrittori come Giancarlo De Cataldo, Andrea De Carlo e Taiye Selasi, e non sono stati sufficienti gli interventi di Elisabetta Sgarbi, direttore editoriale di Bompiani, per attirare il pubblico, ma nemmeno per nobilitare un tentativo di importare la cultura sul piccolo schermo.

Insomma, se Masterpiece voleva rappresentare un modo per appassionare gli spettatori alla lettura, il tentativo è completamente fallito, anche perché l’impressione è che i libri siano rimasti in secondo piano nel programma.

Come ha sottolineato Aldo Grasso, critico tv del Corriere della Sera, “i manoscritti non hanno volto“. Walter Siti, scrittore, ha notato su La Stampa che a Masterpiece mancava “la magia della parola […] In discussione semmai è il rapporto che viene proposto tra la tv e la letteratura“.

La chiosa migliore è quella di Mirella Poggialini, di Avvenire, che ha notato che “il libro veleggia come mito inafferrabile, lo spettatore si annoia e il caloroso sostegno degli autori («Ogni scarrafone è bello a mamma soja» avverte un assioma partenopeo) non sorregge una gara ancipite, in cui il tema è dichiarato ma eluso“.

Non ci resta che confidare in Per un pugno di libri.

Simone Morano

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