Il decreto Milleproproghe è legge dello Stato, e lo è da ieri, ovvero da quando l’aula della Camera ha licenziato il testo con i voti favorevoli di 142 deputati (in 90 hanno invece votato contro). È legge dello Stato, però, anche perché il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato il decreto accompagnandolo anche a delle riserve, come già trapelato ieri, per quanto riguarda le concessioni ai balneari.
Secondo l’ufficio del capo dello Stato, infatti, ci sarebbero due criticità nel testo approvato ieri con la mozione di fiducia a Montecitorio: uno riguarda il rinvio della messa in gara degli spazi demaniali come da indicazione europea, l’altro, invece, concerne la proroga di un anno delle concessioni, che secondo una sentenza del Consiglio di Stato dovevano scadere non oltre il 31 dicembre del 2023. Alcuni fonti del governo, dal canto loro, hanno fatto sapere che metteranno mano alla norma assieme agli altri parlamentari.
Il presidente della Repubblica Mattarella ha promulgato il decreto Milleproroghe ma con riserva
Solo in un’occasione, in più di otto anni a capo della Repubblica, il nostro presidente Sergio Mattarella ha rinviato alle Camere il testo di una legge (o di un decreto): era ottobre del 2017, il governo in carica era quello di Paolo Gentiloni e l’iniziativa di legge riguardava le misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo. Da allora, neanche una volta il capo dello Stato ha rispedito ai due rami del Parlamento un testo per fare in modo che venisse corretto e quindi rivisto.
Non l’ha fatto neanche ora, in effetti, che il decreto Milleproroghe è arrivato al Quirinale dopo che da Montecitorio è stato licenziato con 142 voti favorevoli e 90 contrari, e non lo ha fatto nonostante qualche perplessità, già da ieri, fosse trapelata da parte sua. Nell’atto della promulgazione, infatti, il presidente della Repubblica ha fatto delle osservazioni al governo per quanto riguarda le norme sulle concessioni balneari. Non lo ha fatto, hanno fatto sapere dal Colle, per evitare che saltassero tutti i provvedimenti contenuti nel testo, che avrebbe causato dei problemi anche a causa della retroattività di alcune norme.
Nel merito, però, delle cose che per Mattarella e per il suo ufficio non vanno c’è la necessità ineludibile “di ulteriori iniziative di governo e Parlamento” per correggere le norme sul tema perché potrebbero nascere dei contenziosi sia con l’Unione europea, sia con il Consiglio di Stato.
Sono due, essenzialmente, le criticità ravvisate: in primis, il rinvio di mettere a gara gli spazi demaniali che striderebbe con l’indicazione europea, ovvero la direttiva Bolkestein, e che potrebbe portare a una procedura d’infrazione. In secondo luogo, la sentenza del massimo organo della giustizia amministrazione che a novembre del 2021 che fissava al 31 dicembre del 2023 la scadenza delle proroghe per le concessioni esistenti e che, invece, con la norma scadrebbero un anno dopo, e per decisione di Forza Italia e Lega che tanto si sono battute sul tema.
Da Palazzo Chigi, il commento è semplice: “Rispetto alla norma che formalmente è in vigore, quanto richiamato dal capo dello Stato meriterà attenzione e approfondimento da parte del governo nel confronto con le forze parlamentari“.
Per il capo dello Stato si dovrebbe anche smettere di usare i decreti
Mattarella, non in questa occasione, ma in passato aveva già fatto capire alla maggioranza che sostiene l’esecutivo e soprattutto alla presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, che c’è un abuso di decretazione da parte del governo e per questo si aspetta un’inversione di tendenza, che in realtà la leader di Fratelli d’Italia aveva già preventivato rassicurando il capo dello Stato.
Ed è a questo che si è agganciato l’inquilino del Quirinale: “Ho apprezzato – ha concluso nella lettera – l’iniziativa che la presidente del Consiglio dei ministri ha di recente assunto, in dialogo con i presidenti delle Camere, sottolineando l’abuso della decretazione d’urgenza e la circostanza che i decreti legge siano da tempo divenuti lo strumento di gran lunga prevalente attraverso il quale i governi esercitano l’iniziativa legislativa“. “Come ha osservato” la presidente del Consiglio, “un’inversione di tendenza potrà aversi con il recupero di un’adeguata capacità di programmazione legislativa da parte del governo e di una corrispondente attitudine del Parlamento a consentire l’approvazione in tempi ragionevoli dei disegni di legge ordinaria. Rispetto a questa iniziativa del governo auspico piena collaborazione istituzionale e invito tutte le forze politiche a valutarla con senso di responsabilità“.