Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non ha concesso la grazia a Onichini: aveva sparato a un ladro per legittima difesa nel 2013.
Sergio Mattarella non ha concesso la grazia a Walter Onichini. L’uomo nel 2013 aveva sparato a un ladro, entrato nella sua abitazione, per legittima difesa. Adesso Onichini si impegnerà nel volontariato, sarà riammesso a lavorare nella macelleria di famiglia, ma dovrà rimanere a casa dalle 22 alle 6, oltre ad essere confinato nella Regione Veneto.
Niente grazia per Walter Onichini. Sergio Mattarella, come riportato nella giornata di ieri da Il Gazzettino, ha deciso di non concedere la grazia e rigettare la richiesta dell’uomo che nel 2013 aveva sparato a un ladro introdottosi nella sua abitazione. Il macellaio era stato accusato di tentato omicidio, e la condanna per lui era stata di 4 anni in via definitiva.
Nel 2021, quando il dibattito sulla legittima difesa aveva preso piede negli ambienti del centrodestra, Matteo Salvini si era recato in visita a Onichini per fornirgli il suo supporto, ma in questo momento non risulta alcun commento da parte del Ministero delle Infrastrutture sulla decisione di Mattarella di non concedere la grazia.
L’uomo aveva sparato al ladro entrato nella sua casa di Legnaro il 22 luglio del 2013, dieci anni dopo il 23 gennaio del 2023 – con 19 mesi di carcere già scontati – Onichini era tornato a casa a Camponogara in provincia di Venezia. Era stato il Tribunale di sorveglianza ad accettare l’affidamento in prova ai servizi sociali, poi l’uomo si era impegnato nel volontariato e aveva ripreso a lavorare nella macelleria di famiglia insieme alla sorella Chiara Onichini. Rimane però l’obbligo di non lasciare la propria abitazione dalle 22 alle 6, e di non uscire dai confini della Regione Veneto.
Era stata l’allora moglie dell’uomo il 17 novembre del 2021 a fare domanda di grazia al presidente della Repubblica, tramite il legale Ernesto De Toni. La domanda era stata poi inviata al magistrato di sorveglianza del caso, con la richiesta composta da 10 pagine inoltrata a sua volta al ministero della Giustizia solamente il 24 agosto del 2022. A distanza di 22 mesi dunque dalla consegna nel 2021 la domanda è stata rigettata.
Rifiuto che è stato commentato con amarezza, raccontano dal lato di Onichini. Una domanda che sarebbe rimasta ferma per nove mersi prima a Padova, poi trasmessa al ministero della Giustizia e arrivata a Roma, dove ci sono voluti altri 13 mesi per la risposta di oggi. Sempre De Toni ha commentato come poi dal 23 gennaio Walter Onichini sia stato ammesso all’affidamento in prova “per riprendere in mano la propria vita”. L’avvocato mostra tutto il suo disappunto nel commentare il rigetto della domanda da parte di Sergio Mattarella, affermando che nella vicenda vi è stata una “palese diseguaglianza di trattamento per due persone che avevano entrambe commesso dei reati per i quali sono stati condannati“.
Ma una, continua il legale parlando del suo assistito, incensurata fino a quel momento dopo nove anni di processo è finita in carcere a 48 ore dalla sentenza e in carcere è rimasta per 16 mesi. L’altra, parlando dell’uomo che ha ricevuto gli spari “pluripregiudicata, irregolare ed espulsa dal territorio italiano, con una pena di tre anni e otto mesi di reclusione passata in giudicato“.
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