Arrivate le sbarre anche per l’autista di Matteo Messina Denaro.
Giovanni Luppino, un semplice agricoltore di olive, ha fatto per anni l’autista del boss.
Lunedì è stato arrestato Matteo Messina Denaro e insieme a lui è arrivato il fermo anche per l’autista.
Giovanni Luppino, uomo fino ad ora incensurato, si è difeso davanti al gip dicendo “Non lo sapevo che era lui, solo un pazzo avrebbe potuto accompagnarlo sapendo che si trattava del boss. Mi creda”.
Eppure l’uomo girava portando con sé sempre un coltello a serramanico con una lama da 18,5 centimetri.
Ha provato a difendersi più volte, dichiarando, dinanzi al giudice, di non sapere assolutamente di chi si trattasse.
Il gip Fabio Pilato non ha voluto credere alle parole dell’uomo e ha convalidato l’arresto che era stato richiesto da parte della Dda di Palermo.
L’accusa è stata quella di “procurata inosservanza della pena e favoreggiamento aggravati dal metodo mafioso”.
Luppino, rappresentato dal legale Giuseppe Ferro, ha continuato insistentemente a difendersi e cercare di dimostrare la sua innocenza.
L’autista ha dichiarato di aver incontrato per la prima volta Matteo Messina Denaro qualche mese fa e che il boss si sia presentato sotto il nome di Francesco.
Oltretutto l’autista ha anche dichiarato di aver prestato il suo servizio al boss soltanto lunedì scorso per accompagnarlo a Palermo.
Gli era stata chiesta questa cortesia proprio perché l’uomo avrebbe dovuto sottoporsi a dei cicli di chemioterapia, ragion per cui non avrebbe potuto andare da solo in clinica.
I pm continuano a non credere alle dichiarazioni di Giovanni Luppino e scrivono: “Nessun elemento può allo stato consentire di ritenere che una figura che è letteralmente riuscita a trascorrere indisturbata circa 30 anni di latitanza, si sia attorniata di figure inconsapevoli dei compiti svolti e dei connessi rischi, ed anzi, l’incredibile durata di questa latitanza milita in senso decisamente opposto, conducendo a ritenere che proprio l’estrema fiducia e il legame saldato con le figure dei suoi stessi fiancheggiatori abbia in qualche modo contribuito alla procrastinazione del tempo della sua cattura che, altrimenti, sarebbe potuta effettivamente intervenire anche in tempi più risalenti.”
Inoltre, sempre secondo i pm di Palermo, Giovanni Luppino altro non è che un collaboratore fidato di quello che è considerato “uno degli ultimi storici capi della stagione stragista e terroristico mafiosa dell’organizzazione Cosa nostra fino ad oggi capace di mantenere l’anonimato e il suo stato di latitanza a fronte di centinaia di arresti di fiancheggiatori e decine di prossimi congiunti”.
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