Torniamo a parlare del rapporto fra Matteo Messina Denaro e la figlia, grazie a un audio diffuso dalla trasmissione ‘Non è l’Arena’.
In questo si sente il boss di Castelvetrano accusare la figlia Lorenza di non capire nulla, cioè di non seguire le orme del padre perché stupida.
Matteo Messina Denaro contro Lorenza, la figlia
Tutti i genitori sperano che i propri figli abbiano una carriera dignitosa e se esportiamo questo discorso all’ambiente mafioso, ogni padre sogna che il sangue del proprio sangue segua le sue orme di criminale.
Proprio come il giovane Matteo Messina Denaro fece fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta prendendo esempio dal padre Francesco, latitante che è stato preso dalle forze dell’ordine solo quando è morto, nel 1998.
Nella sua vita Matteo Messina Denaro ha sempre voluto comandare e forse non tanto per emulare il padre ma semplicemente perché la genetica della sua famiglia imponeva quello stile di vita, in effetti la prima fan di quel mondo è la madre Lorenza Santangelo, che addirittura inveì in occasione del ritrovamento del marito senza vita colto da un infarto, urlando agli agenti che solo da morto erano riusciti a prenderlo altrimenti non sarebbe mai accaduto.
Matteo è cresciuto in un ambiente in cui doveva prendere decisioni importanti e molto in fretta, ad ogni modo non ha deluso le aspettative di chi aveva gli occhi puntati su di lui da quando è subentrato ai vertici di Cosa Nostra nel Trapanese dopo la fuga del padre, infatti è fra gli esecutori degli attentati a Falcone e Borsellino ma anche di molte altre stragi in diverse città.
Proprio il regime in cui è detenuto ora al carcere de l’Aquila, il 41 bis, è stato fortemente voluto da Falcone per isolare i detenuti più pericolosi in modo che non abbiano contatti con l’interno e l’esterno del carcere.
Probabilmente Matteo Messina Denaro non è sempre stato docile e accondiscendente come lo abbiamo visto il 16 gennaio, quando all’uscita dalla clinica privata in cui era in cui, poteva rappresentare l’uomo medio, invece il gruppo di agenti che ha proceduto all’arresto era sulle sue tracce da 30 anni perché si trattava del latitante numero 1 d’Italia.
Pecora nera della famiglia, anzi potremmo definirla bianca, è la figlia Lorenza, l’unica erede dell’uomo ma totalmente estranea a questo mondo.
Per tale motivo i rapporti non sono mai stati granché fra i due e in un recente audio fatto ascoltare in diretta alla trasmissione ‘Non è l’Arena’, ne abbiamo la conferma.
“mia figlia è una stupida, non capisce niente, voglio insegnarle il mio lavoro ma lei è fatta così, se può guadagnare 10 si ferma a 2”
questo uno dei passaggi fondamentali, parole dette dal boss trapanese, che definiva Lorenza come una ragazza cresciuta male, senza un padre.
“tutte le sue coetanee nate in questo ambiente sono sistemate, nessuna ha fatto la sua fine. l’ambiente in cui cresci ti forma e lei è cresciuta molto male. mi sono reso conto che la sua imbecillità viene dal fatto che lei e sua madre se ne sono andate e non sono mai state con me sul lavoro”.
Parole terribili se pensiamo che Lorenza Alagna è una brava donna e non ha nulla a che fare con la criminalità organizzata di cui invece era leader il padre, infatti ha sempre preso le distanze da lui e di questo Messina Denaro si lamentava molto anche con la sorella, arrestata poco fa.
L’arresto di Rosalia Messina Denaro
Piano piano stanno venendo alla luce tutte le persone che in qualche modo hanno coperto la latitanza e consentito a Matteo Messina Denaro di essere irrintracciabile per 30 anni.
Ancora il boss nutre speranze di convertire la figlia e suggerisce alla sorella in alcuni messaggi, di volerla introdurre gradualmente agli affari della famiglia.
Proprio Rosalia è stata arrestata nei giorni scorsi con l’accusa di associazione mafiosa per aver facilitato la latitanza del fratello e gestito per lui gli affari di Cosa Nostra, le comunicazioni con gli affiliati e le casse dei proventi illeciti.
La sorella maggiore del boss è stata prelevata nella casa di famiglia a Castelvetrano, venerdì scorso e secondo i magistrati la donna seguiva con scrupolo anche le terapie oncologiche di Matteo, costretto a curarsi da una forma molto aggressiva di cancro al colon.
Il boss dava ordini alla sorella, dicendogli da chi andare per farsi dare i soldi necessari per portare avanti la latitanza e ora è caccia chiaramente anche a questi finanziatori.
L’uomo inviava messaggi periodici a Rosalia e ora questi sono al vaglio degli inquirenti, in particolare uno recente in cui veniva chiesto alla donna di farsi prestare 40mila euro da mettere nelle casse personali del fuggitivo.
Questi soldi servivano a sostituire quelli prelevati per un’emergenza e il criminale era molto preoccupato perché rimanevano nel suo deposito solo 85mila euro e non si sentiva coperto come voleva.
Le forze dell’ordine stanno analizzando diversi elementi dopo l’arresto di Rosalia, detta Rosetta, in particolare si cerca di ripercorrere le strade segnate da quelle cifre per trovare i tesori del boss che ancora mancano all’appello.
Sono pochi al momento gli elementi certi per gli inquirenti perché le indagini sono molto complicate e quando si arriva a un punto, si aprono altre 10 strade che portano in direzioni nuove e sempre più complici.
Per certo si sa che la sorella dell’ex latitante si è occupata per almeno 10 anni della gestione dei contanti e di mantenere aperti i canali di comunicazioni con i vertici di Cosa Nostra attraverso i pizzini. Negli ultimi due anni ha seguito anche la terapia del fratello.
Nella casa di Castelvetrano, durante la perquisizione, sono stati trovati molti appunti e in realtà altri pizzini erano stati rinvenuti in precedenza, durante l’installazione di telecamere. In quell’occasione ci fu un sopralluogo e vennero trovati appunti utili che poi portarono all’arresto del boss.
Ora quello della donna porta a un nuovo punto di partenza e i pizzini sono l’elemento principale per capire chi sono le persone citate tramite nickname. Si pensa a finanziatori che hanno sostentato l’uomo in questi 30 anni.
Si cerca di capire anche che uso abbia fatto il trapanese dei famosi 40mila euro prelevati dalle casse e secondo alcune ipotesi, sarebbero stati usati per acquistare l’auto con cui si spostava per andare in ospedale ma anche a fare spesa.
Insomma una vicenda intricata che si arricchisce sempre di nuovi capitoli e che parallelamente segue anche vicende familiari, come l’odio di un padre verso l’unica figlia perché considerata troppo onesta quindi una mela marcia.