Matteo Messina Denaro, dov’erano i suoi tre covi e che cosa è stato trovato al loro interno: dagli appunti, ai numeri di telefono, nomi, sigle e gioielli.
Dopo quattro giorni dal suo arresto si cerca di ricostruire quella che era la rete di contatti del criminale più ricercato d’Europa, attraverso tutti gli oggetti che sono stati recuperati all’interno dei suoi tre covi.
Sono passati quattro giorni dall’arresto dell’ex latitante Matteo Messina Denaro e, a questo punto, al primo posto nella lista di attività degli inquirenti, c’è sicuramente esaminare gli immobili collegati al superlatitante. Finora ne sono stati trovati tre dalle forze dell’ordine, ovvero uno al giorno. Sono tutti a poca distanza tra loro all’interno del Comune di Campobello di Mazara, Trapani.
Il primo, che è stato trovato il 17 gennaio 2023, è un appartamento nel quale il boss pare abbia vissuto durante gli ultimi sei mesi. Il secondo invece è un bunker, ovvero una sorta di ripostiglio nascosto, all’interno di un’altra abitazione. E il terzo pare sia un altro appartamento a pochi metri di distanza dal primo, che Matteo Messina Denaro sembra abbia occupato dal mese di giugno scorso. A questo punto la Procura, che è guidata da Maurizio de Lucia, sarà occupata nell’esaminare il materiale che è stato recuperato all’interno di questi tre luoghi. Tutti gli oggetti personali, i post-it, gli appunti; manca però all’appello, almeno per adesso, un libro mastro. Pasquale Angelosanto, ovvero il comandante del Ros, avvisa:
Non sappiamo se sono stati ripuliti.
Il primo appartamento si trova presso Vicolo San Vito, 60 metri quadri all’interno di una palazzina composta da due piani: al suo interno sono rinvenuti sigle, numeri di telefono e nomi. Poi sono state trovate anche delle sneakers molto costose, diversi profumi di lusso, un poster de Il Padrino con i relativi film in cui Marlon Brando interpreta Don Vito Corleone e anche pillole specifiche per prestazioni sessuali. Gli investigatori sono riusciti ad arrivare a tale appartamento grazie al ritrovamento di una chiave all’interno del borsello del boss in seguito al suo arresto a Palermo.
Esaminando la chiave è stato trovato un codice che li ha portati ad un’Alfa Romeo 164 e, sfruttando un sistema di intelligenza artificiale, sono riusciti a ricostruire i vari spostamenti dell’automobile, con tanto di riprese. Avendo appunto anche le immagini, si è riusciti ad identificare il Messina Denaro mentre entrava ed usciva dall’appartamento di Campobello con tanto di buste della spesa. L’appartamento è di Andrea Bonafede, ovvero proprio l’uomo che ha prestato le generalità al boss.
Quest’ultimo è stato interrogato dai carabinieri ed è stato messo anche alle strette da militari che gli hanno fatto notare che così facendo avrebbe rischiato una condanna molto severa. L’uomo cinquantanovenne ha quindi confessato di avere contatti con il boss fin da quando era ragazzo e di averlo aiutato comprando l’appartamento con 20.000 euro che aveva ricevuto direttamente da Messina Denaro. Si parla di Bonafede come un uomo che non è mai stato coinvolto in indagini giudiziarie prima d’ora. Giuseppe Castiglione, ovvero il sindaco di Campobello di Mazara, dice di riconoscere in lui un grande lavoratore, un uomo dedito al suo lavoro e che non si vedeva in giro per bar a bighellonare.
Altre figure di Campobello sono coinvolte: Alfonso Tamburello, medico e Giovanni Luppino commerciante di olive. Quest’ultimo faceva l’autista per il boss, ovvero colui che l’accompagnava a Palermo per le terapie. Tamburello invece, lo storico medico di base all’interno del paese, aveva preso in cura il boss della mafia e gli prescriveva farmaci e cure intestando però tutte le ricette ad Andrea Bonafede.
Il secondo covo collegato all’ex super latitante è spuntato fuori il 18 gennaio. Il luogo è sempre lo stesso, Campobello di Mazara precisamente Via Maggiore Toselli 34, presso una traversa di Via Vittorio Emanuele II. Questo è a tutti gli effetti un nascondiglio, un bunker blindato che è stato accuratamente nascosto con un armadio colmo di vestiti; Per accedervi bisogna passare in un fondo scorrevole, tanto che viene definito un ‘ripostiglio pieno di scatole, pietre preziose, gioielli ed argenteria’ dall’uomo che ha fornito le chiavi, ovvero il proprietario dell’abitazione in cui è stato ricavato il rifugio. Il suo nome è Enrico Risalvato ed è il fratello di uno dei fedelissimi del boss ex latitante condannato per mafia e indagato. Per ora all’interno del bunker non è stato ritrovato niente di scritto.
L’ultimo appartamento ritrovato si trova in Via San Giovanni ed è stato scoperto il 19 gennaio. Gli inquirenti lo hanno trovato mentre perquisivano Via San Giovanni, luogo a pochi metri di distanza da Vicolo San Vito ma neanche troppo distante dal bunker. É un immobile posizionato al primo piano all’interno di una palazzina di colore giallo, nel quale si pensa che Matteo Messina Denaro abbia vissuto circa fino ai primi mesi estivi. Per ora questa casa è completamente vuota ed è in vendita. Gli inquirenti sono riusciti ad arrivare fino a questo appartamento seguendo le tracce di un trasloco.
Dopo l’arresto del boss Campobello di Mazara, che è un paesino di 11.000 abitanti, si è subito ritrovato nel bel mezzo delle cronache mondiali e gli occhi di tutto il mondo puntati addosso. Il cliente di un supermercato del luogo, che si trova a pochissimi metri da uno degli appartamenti che ha ospitato Messina Denaro, ha detto:
“Così tante macchine di carabinieri a Campobello di Mazara non si erano mai viste”
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