Le forze dell’ordine hanno ispezionato l’abitazione dei coniugi, deceduti da tempo. L’edificio è stato abbandonato e si trova a Campobello di Mazara, a pochi passi dalla casa di Giovanni Luppino e dall’alloggio in cui, fino a giugno, avrebbe vissuto il boss. Intanto l’individuo che ha fatto da garante dell’identità del capomafia si è avvalso della facoltà di non parlare. Il geometra incensurato rimane in carcere con l’accusa di aver dato la propria identità al boss.
Gli investigatori a Campobello di Mazara sono ancora impegnati nelle ricerche di prove utili a individuare la rete di complici che hanno aiutato Matteo Messina Denaro a rimanere latitante. Ieri sera le forze dell’ordine hanno perquisito l’abitazione dei defunti ex suoceri di Andrea Bonafede, l’uomo che ha prestato la sua identità a Messina Denaro e che è in carcere dal lunedì scorso.
La casa, ora disabitata, si trova in via San Giovanni, a pochi passi da dove abitava Giovanni Lupino e dall’appartamento in cui, fino al mese di giugno, Messina Denaro avrebbe vissuto.
Vediamo cosa hanno scoperto gli inquirenti dal giorno dell’arresto del boss ricercato da quasi 30 anni. Nel frattempo la perlustrazione dei luoghi connessi a Messina Denaro continuano incessantemente.
Andrea Bonafede e il suo silenzio
Andrea Bonafede sceglie di rimanere in silenzio in tribunale. Un cambiamento di strategia rispetto alla fase iniziale dell’indagine, quando Bonafede, interrogato dagli inquirenti, aveva dato alcune confessioni parziali.
L’uomo avrebbe detto di aver conosciuto il boss quando era ancora giovane, ma di non averlo più frequentato fino a circa un anno fa. Bonafede e Messina Denaro si sono incontrati a gennaio 2022 in due occasioni.
In entrambe, il boss avrebbe chiesto aiuto al geometra per le cure mediche e per trovare una casa. Bonafede ha risposto alle sue richieste fornendogli la carta d’identità e il codice fiscale per le terapie oncologiche, nonché comprando un appartamento per lui.
Gli inquirenti avrebbero poi scoperto che un certo Andrea Bonafede, certamente non il geometra, ma il boss, nel dicembre del 2020 si è sottoposto a un intervento all’ospedale di Mazara del Vallo per curare un cancro al colon. Le date non coincidono.
Ciò dimostra che l’utilizzo di identità era in atto almeno un anno prima di quanto sostenuto dall’uomo.
La lista degli indagati
La lista dei sostenitori del boss secondo le indagini degli inquirenti si allunga. Nell’elenco degli indagati troviamo il nome di Vincenzo e di Andrea Luppino, figli dell’incensurato Giovanni, colui che portava il capomafia presso la clinica, per le cure che doveva effettuare per la malattia. Per tale motivo i due sono stati arrestati questo lunedì dalle autorità.
Gli inquirenti continuano ad investigare e a controllare qualsiasi pista che porti all’arresto dei presunti favoreggiatori del capo mafia e alla scoperta degli immobili che il boss utilizzava per sfuggire alla giustizia.