Esattamente una settimana fa finiva la fuga di Matteo Messina Denaro, capo di Cosa Nostra e gli ultimo tra i padrini, si fa per dire, rimasto in circolazione.
Un ritratto anomalo, almeno al momento del fermo, quello di Messina Denaro. Certo privato a primo impatto, forse dalla malattia, di quell’essenza di boss sanguinario radicata nell’immaginario collettivo. Apparendo, al contrario, esclusivamente un uomo malato di cancro, pallido e rassegnato al suo destino. Un uomo che ha scelto di indossare occhiali scuri per occultare i segni della malattia ed un cappello per nascondere la perdita dei capelli derivante, probabilmente, dalle cure oncologiche.
Il successore di Totò Riina è stato braccato sette giorni fa dopo essersi recato presso la clinica la Maddalena, ove quel giorno avrebbe dovuto sottoporsi ad un nuovo ciclo di chemioterapia. Niente manette ai polsi e nessuna pressione da parte dei carabinieri del Ros nello spingerlo all’interno della camionetta. Insomma, più che un animale sanguinario è davvero sembrato una persona semplicemente piegata dalla malattia.
Il boss di Cosa Nostra, negli anni, è stato capace di vestire i panni di un vero e proprio playboy, amante della bella vita e delle belle donne. Un personaggio in grado di mettersi al centro di festini hard organizzati nelle retrovie della Palermo bene. Traffico di droga, estorsioni, riciclaggio nei settori più disparati. Una carriera criminale, quella di Messina Denaro, intersecatasi con un atteggiamento di chi seminava morte e, al contempo, viveva da re. Una vita decisamente segnata dal lusso sfrenato e dagli eccessi. Anche in tema di relazioni. Sul comodino del covo sono stati rintracciati preservativi e pillole. Chiaramente, da utilizzare all’occorrenza.
Difatti, nella sua vita da latitante Messina Denaro si è diviso tra almeno sei donne. Una di queste, però, non l’ha mai vista. La donna in questione è sua figlia.
Protetta dalla cintura affettiva materna, Lorenza Alagna, 27 anni, è la figlia che Matteo Messina Denaro non ha mai conosciuto. Pur portando il nome della nonna paterna.
Lorenza è nata nel 1996 dalla relazione con Francesca Alagna. Una liaison furtiva e rapida, conclusasi con il parto quando già il boss era braccato e viveva in regime di latitanza. Difatti, al momento della nascita di Lorenza, Messina Denaro era il ricercato numero uno, insieme a Bernardo Provenzano, per i massacri di Capaci e via D’Amelio. Di quella figlia, però, del quale l’uomo, nei diari sequestrati nell’appartamento situato nel centro di Marzara, si preoccupava: “Non l’ho mai vista, il destino ha voluto così, spero che la vita si prenda tutto da me per darlo a lei”. Di certo Lorenza, che porta il cognome della madre, è l’unica figlia ufficiale del boss. Una figlia che, non molto tempo fa, era il 14 luglio 2021, lo ha addirittura reso nonno.
Dal 1989 al 1993, il capo di stampo mafioso ebbe una storia anche con Andrea Haslener, receptionist austriaca in servizio all’hotel Paradise Beach Di Castelvetrano. A causa di quella relazione, però, perse la vita, nel 1991, Nicola consales, direttore della struttura punto la sua colpa? essere anch’egli innamorato di Andrea.
Dopo la fine delle precedenti relazioni, il boss di Cosa Nostra ha avuto una liaison con un’altra donna, Maria Masi, finita nei guai ed arrestata per favoreggiamento. Dopo averla pedinata, nel 1997, il commissario dell’epoca, Carmelo Marranca, aveva sfiorato la cattura di Messina Denaro. In quell’occasione, infatti, gli investigatori avevano scoperto uno dei suoi nascondigli. Nello specifico quello a Bagheria, in via Milwaukee 40. Tuttavia, quando gli agenti fecero irruzione, il boss era già scappato. All’interno del covo erano rimasti un barattolo di nutella, un barattolo di caviale, un puzzle incompleto ed una stecca di sigarette Merit.
Forse è stata la donna più importante della sua vita. Sto parlando di Patrizia Messina Denaro, sorella del boss frequentata soprattutto a Forte dei Marmi, nella casa dei fratelli Graviano.
Lei è stata la donna che per anni ha fatto da tramite per i pizzini con i complici, fiancheggiatori, amici e tutti gli imprenditori locali. Anche Patrizia deve scontare il suo conto con la giustizia. La donna è stata condannata a quattordici anni di reclusione per associazione mafiosa. La motivazione resa dai giudici, del resto, è lapidaria: “È accertato il fatto che l’imputata aveva veicoli fatto importantissime comunicazioni da e per il carcere, facendo da tramite tra gli altri mafiosi detenuti e il fratello latitante”. Questo il testo della sentenza. Chissà, se dopo trent’anni e la sua traduzione in carcere, Matteo Messina Denaro farà finalmente i conti con la coscienza. La sua.
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