Matteo Renzi nel nuovo libro “Avanti. Perché l’Italia non si ferma” è alla resa dei conti con se stesso, i tre anni di governo e il passato. L’ultima fatica letteraria dell’ex premier, edita da Feltrinelli, è da poco uscita in libreria e ha già fatto infuriare Enrico Letta, il suo predecessore a Palazzo Chigi, per come ha raccontato la successione al governo. Alcuni stralci del libro sono stati anticipati dai media prima dell’uscita ufficiale: i brani, selezionati con cura, danno una prima immagine dell’opera complessiva di cui Renzi sentiva la necessità per rilanciare il suo progetto politico, come indica lo stesso titolo (dal vago sentore ex socialista) ma anche per “evitare ricostruzioni fantasiose“, come ha dichiarato lui stesso nella conferenza stampa di presentazione al Maxxi di Roma. Tra queste, quelle relative al passaggio di consegna con Letta che sta già creando malumori in casa PD.
Il nuovo libro di Renzi è una sorta di rilancio del segretario PD dopo la stasi del post referendum e l’addio al governo. Un modo un po’ insolito per riprendere il dialogo con il Paese per il volto della Rottamazione che, nell’era dei social network, sceglie la vecchia cara carta stampata.
È un passaggio istituzionale, si dirà, anche perché Renzi è un autore molto prolifico e, a 42 anni, ha già pubblicato otto libri (per chi fosse curioso qui c’è tutto l’elenco delle sue pubblicazioni), ma suona un po’ strano dover ricorrere ancora alla carta per parlare agli italiani che non leggono libri e usano più Facebook del TG per informarsi.
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In ogni caso, Renzi ha voluto affidare al suo nuovo libro alcune riflessioni che ritiene importanti, in particolare sul “lato umano” che ogni politico ha. Non a caso la dedica è “A chi mi ha permesso di non mollare“, un ringraziamento a chi lo ha convinto a non abbandonare la politica, come da lui promesso in caso di sconfitta del referendum costituzionale, che è anche una difesa della scelta di ritornare di fronte alle accuse di “non aver rispettato la parola”.
“Avanti” è il luogo della resa dei conti col passato, spiega in conferenza stampa, perché “era giusto mettere agli atti per evitare ricostruzioni fantasiose“, a partire da quella del passaggio di consegne con Enrico Letta.
Il passaggio di consegna con Letta
Impossibile dimenticare la scena: Letta che non sorride e non lo guarda neppure per un attimo mentre gli consegna la campanella.
“Letta mi riceve nell’ufficio e mi consegna un foglio scritto a mano in tutta fretta, con alcuni punti appena abbozzati. È un fogliaccio che sembra la brutta copia di qualcosa. L’ho tenuto con me per mille giorni, nel cassetto alla destra della scrivania. E quando ho lasciato Palazzo Chigi me lo sono portato via, per ricordarmi sempre come non si lasciano le cose“, è il passaggio trapelato dal libro di Renzi.
Non fosse abbastanza chiaro, lo stesso Renzi ritorna sull’argomento in conferenza stampa. “Non vorrei che raccontassimo un film diverso da quello che è“, dice ai giornalisti. “Il governo Letta era fermo e mi si chiede di cambiare non solo privatamente ma in streaming della direzione Pd del febbraio 2014, in cui si doveva decidere dove andare, trovate le parole di Speranza e degli altri agli atti“, chiarisce.
In effetti, la direzione del 13 febbraio si trova ancora online, così come l’intervento di Roberto Speranza (qui il link). “Enrico ha fatto fino in fondo la propria parte, si fa bene a esprimere totale gratitudine, ha dato il meglio e tutto quello che era possibile. Penso che ora le nuove condizioni ci devono portare a fare quella svolta“, furono allora le sue parole.
Smentite tutte le altre ricostruzioni. “A chi parla di golpe di palazzo: è andata così“, puntualizza. “Noi le diamo un nome diverso, democrazia interna“, dice, ed è per questo che torna sull’argomento del passaggio di consegne con Letta. “Non sopporto che una bugia ripetuta diventi verità: la storia del passaggio di consegne del 2014 non è come è stata raccontata, è stata un’operazione politica voluta in primis dalla minoranza Pd. Un’operazione che a livello di reputazione io ho pagato, ma che ha smosso l’Italia. La rifarei domattina“. Non solo. Letta decise di “mettere il broncio“, “di fare la parte della vittima” perché “funziona sempre, ci sono carriere che vengono costruite sul vittimismo, anziché sui risultati“.
La reazione di Enrico Letta viene raccontata dal Corriere della Sera. A livello ufficiale al momento non ci sono dichiarazioni, ma solo frasi rilanciate “sottovoce con qualche amico“, scrive Maria Teresa Meli. “A me sembra un caso psicanalitico. Si sta avvitando in una spirale degna di Freud“, il commento di Letta che preferisce l’arma del silenzio in quello che “sembra quasi un tentativo di buttarmi dentro la rissa, trascinandomi nel fango insieme a lui… Non ci riuscirà, lo lascerò a rotolarsi nel fango da solo“.
Le banche, Berlusconi e il “Giglio Magico”
Le presentazioni ufficiali tra interviste tv e conferenza stampa rivelano tanti temi affrontati da Renzi nel nuovo libro. “Avanti”, a dispetto del titolo, guarda molto al recente passato e soprattutto alle “fake news” che lo riguardano, a partire dall’accusa di essere l’uomo delle lobby e delle banche. La questione bancaria è quella che gli fa più male, dice ai giornalisti. “Altro che amico delle banche, il massimo rapporto che ho avuto prima di arrivare a palazzo Chigi è stato aprire due mutui“, svela.
Eppure sulla gestione delle crisi bancarie, “con il senno di poi sarebbe andata in modo diverso se avessimo creato un team ad hoc nostro“, spiega, ammettendo che sul caso si fidò troppo di Bankitalia, “rispettosi della solida tradizione di questa prestigiosa istituzione“, un “errore che pagheremo assai caro dal punto di vista della reputazione, più che della sostanza“.
La difesa degli amici e dei collaboratori più stretti, a partire da Maria Elena Boschi, Luca Lotti e gli altri del Giglio Magico, e il patto del Nazareno, rivendicato perché solo “sulle regole“: tanti i temi del libro che lascia spazio anche a un Renzi privato e al racconto di quello che sarà.
“Il futuro lo decideranno gli italiani, il mio obiettivo non è vivere con la fissazione di tornare a palazzo Chigi“, assicura, ma lavorare per il partito e per il PD, “unica risposta“, ai “due populismi diversi che arrivano e fanno paura: il populismo M5S, perché da padre sono preoccupato che vada a gestire la politica estera chi ha dei dubbi sull’allunaggio, gente che crede alle scie chimiche, alle sirene ecc… e il populismo della Lega. Di fronte a questo penso che il Pd sia la risposta“.