La prima conseguenza delle dimissioni di Matteo Renzi a seguito della vittoria del no al referendum costituzionale è la candidatura di Matteo Salvini a leader del centrodestra. Il segretario della Lega Nord è stato il primo a commentare il voto ancor prima di avere il risultato definitivo e ha chiarito fin dai primi minuti la necessità di andare al voto il prima possibile e con qualsiasi legge elettorale. Le stesse parole sono riservate alla conferenza del giorno dopo quando è ancora più chiaro l’intento del segretario leghista: riunire il centrodestra intorno al progetto della Lega e andare alle urne alla guida di una coalizione dichiaratamente populista ma diversa dal Movimento 5 Stelle. “Non vogliamo perdere altri cinque, sei mesi di tempo, vogliamo andare a elezioni subito, con qualunque legge elettorale”, ribadisce più volte.
Nella sede generale di via Bellerio a Milano, città dove ha vinto il sì (“Nemo propheta in patria” dirà ai giornalisti), Salvini celebra la vittoria del No e rilancia il progetto politico della Lega come il solo in grado di riunire il centrodestra.
A differenza di Silvio Berlusconi, che predica prudenza nel suo ruolo di “vecchio saggio” della politica, il leader del Carroccio è irrefrenabile. “Non sosterrò alcun govericchio per fare la legge elettorale”, ripete più volte.
“C’è tanto da fare, Renzi lascia un paese economicamente al collasso, c’è da rimboccarsi le maniche. Stiamo lavorando a un programma e a una candidatura per il Paese che non è un salto nel buio, è un invito esteso a tutti gli alleati che vogliono sottoscrivere un programma”, rilancia.
È questo il passaggio più interessante della conferenza. Messi da parte i ringraziamenti per “tutti i no che sono arrivati, anche quelli più lontani da me, come quelli della sinistra”, Salvini getta la maschera ed elenca i paletti della sua idea di governo. “La Lega è pronta da anni, portiamo in eredità il buon governo lombardo-veneto”, ricorda. Non è solo l’idea del federalismo, che torna più forte che mai, è il progetto della destra populista degli euroscettici a guidare Salvini. Sovranità monetaria e difesa dei confini sono i pilastri entro cui si muove il centrodestra a marcia leghista.
La vittoria del No però non è il successo della Lega anche perché, a domanda esplicita, il segretario non ha i numeri del peso del voto leghista. Inoltre, Forza Italia ha già detto che è meglio non andare al voto, con Renato Brunetta che chiede al PD di governare ma senza Renzi.
Discorso a parte merita il Movimento 5 Stelle. “Ho chiesto a Grillo per tre volte di incontrarci, senza mai ricevere risposta”, dice a proposito di un’eventuale quanto improbabile alleanza con i due fronti del populismo made in Italy. Come lui, anche il M5S vuole andare al voto ma solo con l’Italicum che uscirà dalla sentenza della Consulta; a differenza di lui, Grillo non si alleerà con nessuno.
Da qui il rilancio delle primarie del centrodestra perché, nel suo progetto, “non sono ipotizzabili scelte dall’alto o candidature a tavolino”. Bisognerà vedere cosa ne pensa Berlusconi e se mai Salvini riuscirà a diventare il leader che ha sempre voluto essere.
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