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Seconda prova di greco per il liceo classico alla maturità 2014, con un brano di Luciano intitolato “L’ignoranza acceca gli uomini” o “L’ignoranza è cieca”, di cui vi offriamo la traduzione dopo il salto. Il brano è tratto da “Non si deve credere facilmente alla calunnia“: garantiamo sulla correttezza (attenzione però alle sfumature semantiche e lessicali) della traduzione.
Maturità 2014: la traduzione della versione di Luciano “L’ignoranza acceca gli uomini” (dal libro LVIII)
La traduzione della versione di Luciano è tratta da un’opera trovata su https://www.liberliber.it/, adattata per non farla proprio uguale e perché risalente ai primi anni del ‘900. Anche per questo vi invitiamo a fare riferimento al dizionario, perché potrebbero esserci lievi ‘imprecisioni’ rispetto ai termini riportati nel Rocci/GI.
“Tristo male è l’ignoranza, e causa di molti mali agli uomini: essa diffonde quasi del pulviscolo sopra le cose, oscura la verità, e getta un’ombra sulla vita di ogni uomo. Noi sembriamo come quelli che vagano nel buio, anzi siamo come ciechi, e dove intoppiamo a caso, dove trapassiamo alla ventura, non vediamo quello che ci è vicino e davanti ai piedi, abbiamo paura come se ci fosse molesto di quello che è lontano e molto discosto. In tutte le azioni, insomma, noi stiamo sempre per cadere”.
“Questo ha dato ai poeti tragici innumerevoli argomenti di drammi, i Labdacidi, i Pelopidi, ed altri simili; chè quasi la maggior parte delle sventure messe in su la scena, tu trovi che l’ignoranza, a guisa di un tragico demone, le fornisce. Dico questo considerando altre cose, e specialmente le false denunce contro gli amici e i famigliari; (denunce/calunnie) a causa delle quali città furono rovinate, città spiantate, padri messi contro i figli e fratelli contro fratelli, e amanti contro le persone amate: molte amicizie si sono rotte, e molte case sprofondarono per essersi creduto a calunnie verisimili”
Non si deve credere facilmente alla calunnia: la critica
Il brano di Luciano è un saggio retorico che contiene anche acute osservazioni filosofico-psicologiche su ciò che spinge a calunniare (l’invidia, l’astio, l’ignoranza). La storia cui si fa riferimento nel libro è quella di Apelle di Efeso, calunniato dal suo rivale Antifilo presso Tolomeo per aver (presuntamente) preso parte alla congiura di Teodota a Tiro. L’uomo sarebbe sarebbe stato in breve tempo giustiziato, se uno dei cospiratori non avesse detto la verità e cioè che il pittore era del tutto estraneo ai fatti, in quanto non era mai andato a Tiro e neppure conosceva il prefetto Teodota. Va detto che il racconto di Luciano, come spiega Francesca Poretti nel saggio Cos tra poesia, medicina e arte, è del tutto inventato in quanto la congiura di Teodota avvenne nel 221 a.C., durante il regno di Tolomeo IV, cioè, un secolo dopo Apelle, vissuto al tempo di Tolomeo I. La descrizione fatta da Luciano influenzò comunque il pittore Botticelli, che nel 1495 dipinse La Calunnia.