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Maturità 2018, seconda prova: al Classico la versione di Greco è di Aristotele

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Prosegue la Maturità 2018 e per la seconda prova, specifica a seconda dell’istituto, gli studenti del Liceo Classico devono confrontarsi con la versione di Greco. Se, infatti, la prova d’Italiano è identica per tutti i maturandi, la seconda, scelta dal Miur solitamente a gennaio, cambia da indirizzo ad indirizzo. Quest’anno, in base alla tradizionale regola dell’alternanza, al Classico tocca la versione Greco, dopo il brano di Seneca sul valore della filosofia, proposto dal Ministero per la Maturità 2017. L’autore scelto dal Miur conferma le aspettative degli studenti: la versione da tradurre, infatti, è un brano di Aristotele (tra gli autori, con Plutarco e Platone, in pole position nei pronostici pre-esame) tratto dall’Etica Nicomachea, un’opera tra le più importanti del filosofo di Stagira, considerata il primo trattato sull’etica in ambito strettamente filosofico. Prima di proporre la traduzione del brano di Greco scelto dal Miur, ricordiamo che gli studenti hanno a disposizione 4 ore per completare la prova.

Sebbene fosse un nome ricorrente tra i pronostici pre-esame, Aristotele non è tra gli autori più presenti in sede di Maturità: scelto dal Miur l’ultima volta nel 2012, è riproposto quest’anno con un brano tratto dall’Etica Nicomachea, una raccolta di appunti dedicata al figlio Nicomaco e pubblicata solo dopo la morte dell’autore.

Cos’è l’Etica Nicomachea

Come detto poc’anzi, l’Etica Nicomachea, da cui è tratto il brano scelto dal Miur come seconda prova al Classico per la Maturità 2018, è un’opera postuma di Aristotele considerata dagli studiosi il primo trattato sull’etica intesa come argomento prettamente filosofico. La raccolta fu pubblicata dal figlio Nicomaco dopo la morte dell’autore, è un’opera sostanzialmente didattica ed il suo nome – ‘nicomachea’ – ha suscitato, nel tempo, diverse interpretazioni: alcuni ipotizzano che sia il frutto di un’aggiunta dello stesso Nicomaco che, decidendo di pubblicare l’opera postuma, scelse di aggiungere l’aggettivo come ‘traccia’ del suo nome; altri, che sia la dedica del padre al figlio; altri ancora che indichi una sorta di fusione tra gli appunti di etica di Aristotele e i commenti aggiunti dal figlio. Quest’ultima ipotesi, considerata da molti la più plausibile, spiegherebbe la presenza di certe incongruenze e di alcune ripetizioni che si susseguono all’interno dell’opera.

Il brano scelto dal Miur per l’Esame di Maturità 2018

Il brano proposto per la prova di Greco di quest’anno, è l’incipit del libro VIII dedicato al tema dell’amicizia che, secondo Aristotele, è da considerarsi di tre tipi: quella basata sull’utile, quella basata sul piacere e quella basata sulle virtù. Quest’ultima è, ovviamente, quella più importante.
Nel passo scelto dal Miur, Aristotele, nell’intento di spiegare filosoficamente il problema fondamentale dell’etica – ovvero cosa sia il bene per l’uomo – spiega come l’amicizia, intesa come condizione virtuosa, debba essere sempre presente nella vita di un essere umano.

Questo è il testo originale di Aristotele, scelto per la prova di Greco alla Maturità 2018:

Μετὰ δὲ ταῦτα περὶ φιλίας ἕποιτ’ ἂν διελθεῖν· ἔστι γὰρ ἀρετή τις ἢ μετ’ ἀρετῆς, ἔτι δ’ ἀναγκαιότατον εἰς τὸν βίον. Ἄνευ γὰρ φίλων οὐδεὶς ἕλοιτ’ ἂν ζῆν, ἔχων τὰ λοιπὰ ἀγαθὰ πάντα· καὶ γὰρ πλουτοῦσι καὶ ἀρχὰς καὶ δυναστείας κεκτημένοις δοκεῖ φίλων μάλιστ’ εἶναι χρεία· τί γὰρ ὄφελος τῆς τοιαύτης εὐετηρίας ἀφαιρεθείσης εὐεργεσίας, ἣ γίγνεται μάλιστα καὶ ἐπαινετωτάτη πρὸς φίλους; ἢ πῶς ἂν τηρηθείη καὶ σῴζοιτ’ ἄνευ φίλων; ὅσῳ γὰρ πλείων, τοσούτῳ ἐπισφαλεστέρα. Ἐν πενίᾳ τε καὶ ταῖς λοιπαῖς δυστυχίαις μόνην οἴονται καταφυγὴν εἶναι τοὺς φίλους. Καὶ νέοις δὲ πρὸς τὸ ἀναμάρτητον καὶ πρεσβυτέροις πρὸς θεραπείαν καὶ τὸ ἐλλεῖπον τῆς πράξεως δι’ ἀσθένειαν βοηθείας, τοῖς τ’ ἐν ἀκμῇ πρὸς τὰς καλὰς πράξεις· “σύν τε δύ’ ἐρχομένω·” καὶ γὰρ νοῆσαι καὶ πρᾶξαι δυνατώτεροι. Φύσει τ’ ἐνυπάρχειν ἔοικε πρὸς τὸ γεγεννημένον τῷ γεννήσαντι καὶ πρὸς τὸ γεννῆσαν τῷ γεννηθέντι, οὐ μόνον ἐν ἀνθρώποις ἀλλὰ καὶ ἐν ὄρνισι καὶ τοῖς πλείστοις τῶν ζῴων, καὶ τοῖς ὁμοεθνέσι πρὸς ἄλληλα, καὶ μάλιστα τοῖς ἀνθρώποις, ὅθεν τοὺς φιλανθρώπους ἐπαινοῦμεν. Ἴδοι δ’ ἄν τις καὶ ἐν ταῖς πλάναις ὡς οἰκεῖον ἅπας ἄνθρωπος ἀνθρώπῳ καὶ φίλον. Ἔοικε δὲ καὶ τὰς πόλεις συνέχειν ἡ φιλία, καὶ οἱ νομοθέται μᾶλλον περὶ αὐτὴν σπουδάζειν ἢ τὴν δικαιοσύνην· ἡ γὰρ ὁμόνοια ὅμοιόν τι τῇ φιλίᾳ ἔοικεν εἶναι, ταύτης δὲ μάλιστ’ ἐφίενται καὶ τὴν στάσιν ἔχθραν οὖσαν μάλιστα ἐξελαύνουσιν.

E questa è la traduzione:

‘Dopo queste cose, dovrà far seguito una trattazione dell’amicizia, poiché essa è una virtù o è accompagnata da virtù, ed è, inoltre, radicalmente necessaria alla vita. Infatti, senza amici, nessuno sceglierebbe di vivere, anche se possedesse tutti gli altri beni; anzi si ritiene comunemente che siano proprio i ricchi e i detentori di cariche e di poteri ad avere il più grande bisogno di amici: infatti, quale utilità avrebbe una simile prosperità, se fosse tolta quella possibilità di beneficare che si esercita soprattutto, e con molta lode, nei riguardi degli amici? Ovvero, come potrebbe essere salvaguardata e conservata senza amici? Quanto più è grande, infatti, tanto più è esposta al rischio. E nella povertà e nelle altre disgrazie gli uomini pensano che l’unico rifugio siano gli amici. Essa poi aiuta i giovani a non commettere errori, i vecchi a trovare assistenza e ciò che alla loro capacità d’azione viene a mancare a causa della debolezza, ed infine, coloro che sono nel fiore dell’età a compiere le azioni moralmente belle: “Due che marciano insieme…”, infatti, hanno una capacità maggiore sia di pensare sia di agire. E sembra che tale atteggiamento sia insito per natura nel genitore verso la prole e nella prole verso il genitore, non solo negli uomini, ma anche negli uccelli e nella maggior parte degli animali, negli individui appartenenti alla stessa specie fra di loro, e soprattutto negli uomini, ragion per cui noi lodiamo coloro che amano gli altri esseri umani. E si può osservare anche nei viaggi come ogni uomo senta affinità ed amicizia per l’uomo. Sembra, poi, che sia l’amicizia a tenere insieme le città, ed i legislatori si preoccupano più di lei che della giustizia: infatti, la concordia sembra essere qualcosa di simile all’amicizia; ed è questa che essi hanno soprattutto di mira, ed è la discordia, in quanto è una specie di inimicizia, che essi cercano soprattutto di scacciare. Quando si è amici, non c’è alcun bisogno di giustizia, mentre, quando si è giusti, c’è ancora bisogno di amicizia ed il più alto livello della giustizia si ritiene che consista in un atteggiamento di amicizia. E non solo è una cosa necessaria, ma è anche una cosa bella: infatti, noi lodiamo coloro che amano gli amici, anzi si ritiene che l’avere molti amici sia qualcosa di bello; ed inoltre, si pensa che sono gli stessi uomini che sono buoni ed amici.’

Caterina Padula

Giornalista pubblicista, appassionata di scrittura, mi occupo da anni di approfondimenti culturali e di informazione online. Da sempre lettrice accanita e curiosa, amo la musica, l'arte e tutto ciò che è natura.

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