Tra le diverse tracce proposte dal Miur per la maturità 2017, un articolo di Edoardo Boncinelli è stato scelto per il tema di ordine generale. Lo studioso, esperto di genetica e di biologia molecolare, pubblicò nell’agosto del 2016 sul Corriere della Sera, una riflessione sul progresso, interrogandosi sul significato stesso del concetto e sul modo in cui esso sia (o non sia) andato avanti nel corso della Storia. Il titolo dell’articolo, Per migliorarci serve una mutazione, è stato scelto per il tema d’attualità: gli studenti impegnati nell’esame di maturità, l’hanno dovuto commentare parlando di progresso morale e civile.
Partendo da una citazione di Edoardo Boncinelli, dunque, gli studenti alle prese con la maturità – che hanno scelto di svolgere la tipologia D (il tema d’attualità) per la prima prova d’esame – hanno dovuto commentare ciò che rappresenta, per l’uomo, il concetto di progresso.
Per migliorarci serve una mutazione, di Edoardo Boncinelli
Nel suo articolo, infatti, Boncinelli riflette – partendo da un semplice interrogativo: ‘C’è stato progresso nella nostra storia’? – sull’evoluzione morale e civile dell’uomo, alla luce di due diversi ‘tipi’ di progresso: quello materiale, fatto di scoperte tecnico-scientifiche, e quello civile, che riguarda il comportamento e l’atteggiamento mentale.
Un progresso ‘veloce’ ed un progresso più ‘lento’
Mentre il primo corre veloce, sostiene Boncinelli – ‘È il nostro vanto e il nostro orgoglio’ – l’altro sembra a volte andare in stallo o addirittura retrocedere. Perché? Perché nonostante siano diversi, questi due concetti spesso si confondono: mentre il progresso materiale è ‘di natura esterna, collettiva e culturale’, quello morale è ‘di natura interna, individuale e biologica’, e dipende esclusivamente dalla persona.
In più, corrono in maniera completamente diversa: velocissimo il primo – ‘Perché acquisire nuove conoscenze, scrive Boncinelli nel suo articolo, e nuove tecniche si può fare insieme ad altri esseri umani, che si trovano intorno a noi, e a volte anche a distanza, nello spazio e magari nel tempo: posso imparare infatti leggendo e studiando cose scritte da persone che non ci sono più come Einstein, Kant, Platone o Talete – lentissimo il secondo – ‘I comportamenti, al contrario, sono individuali: posso leggere e ascoltare precetti meravigliosi, ma metterli in pratica è un’altra cosa. L’imitazione e l’emulazione sono spinte potentissime, ma dall’esito non garantito’.
Società civile o incivile?
Proprio per questo, dunque, le società ‘possono essere civili o civilissime, mentre non tutti i loro membri si comportano come si deve’. Fa parte della natura, così è stato, sempre: insomma, ‘vedo il meglio e l’approvo, ma seguo il peggio’, argomenta ancora Boncinelli, citando una celebre frase di Ovidio. Ma perché succede questo? A causa di quelle ‘logiche comportamentali’ che fanno parte della natura dell’uomo, egoismo, diffidenza, ambizione, competitività, difesa del territorio. E mentre l’evoluzione culturale può ‘procedere al ritmo che le condizioni sociali, magari internazionali, ci consentono (…), i cambiamenti biologici richiedono decine e centinaia di migliaia di anni, praticamente un’eternità’.
Tuttavia, proprio in virtù dei ‘cambiamenti che alcuni animali hanno fatto in pochi anni per adattarsi all’ambiente delle nostre città’, l’uomo potrebbe migliorare laddove fosse possibile accelerarne i mutamenti biologici, sottoponendoli ‘ad adeguate pressioni selettive’ – spiega Boncinelli – sebbene l’operazione appaia ‘decisamente complessa e anche rischiosa; insomma estremamente difficile da mettere in pratica’.
L’uomo può migliorare?
Come fare, dunque, perché l’uomo possa migliorare, migliorando così anche il progresso materiale, sì, ma soprattutto quello civile e morale? ‘Esiste la possibilità di modificare in laboratorio parte del nostro genoma, indirizzando così da fuori, per così dire, la nostra evoluzione biologica. Saremmo così la prima specie che modifica il corso della propria evoluzione biologica, utilizzando le conoscenze scientifiche accumulate grazie alla propria evoluzione culturale’.
L’uomo può migliorare, quindi, grazie ad una mutazione, mettendo a punto tecniche genetiche sempre più precise e sempre più potenti. Se si farà o meno, conclude nel suo articolo Edoardo Boncinelli, non è dato a sapere: lo studiose è convinto di sì, o per lo meno ci spera: ‘Se si farà, è più che opportuno farlo bene, per migliorarci, non per peggiorarci’ e ‘se dobbiamo indirizzare la nostra evoluzione, facciamolo consapevolmente e «con la mente tutta spiegata».’