Maurizio Belpietro in tribunale per il titolo sui ‘Bastardi islamici’

belpietro


Maurizio Belpietro dovrà rispondere in Tribunale per il titolo di Libero “Bastardi Islamici” con cui aprì la prima pagina del quotidiano il giorno dopo la strage al Bataclan di Parigi. A riportare la notizia è Il Fatto Quotidiano: l’allora direttore, passato oggi a “La Verità”, è stato rinviato a giudizio e la prima udienza si terrà il 13 marzo al Tribunale di Milano: l’accusa è di “istigazione all’odio razziale“. Il giornalista si è difeso rivendicando la sua scelta editoriale. “Evidentemente qualcuno non ha ancora capito: se qualcuno entra in un teatro e ammazza centinaia di persone inermi che hanno solo il torto di ascoltare della musica, secondo me è un bastardo e rivendico il diritto di poterlo dire”, ha dichiarato aggiungendo che “se poi questi sostengono di essere islamici non è colpa mia. Io semplicemente ho scritto che sono degli assassini islamici e dei terroristi islamici”.

La scelta del titolo sollevò moltissime polemiche. A ridosso delle stragi di Parigi che la sera del 13 novembre 2015 misero in ginocchio la capitale francese, causando 130 morti e 368 feriti di cui la maggior parte al Bataclan, il quotidiano uscì con quel titolo. In seguito ci furono molti esposti e persino una petizione per chiedere la radiazione dell’ex direttore di Libero.

Belpietro difese il titolo in un editoriale che gettò altra benzina sul fuoco. “Altro che siamo tutti Charlie Hebdo: siamo tutti in pericolo, perché il terrorismo islamico non fa distinzione tra uomini e donne, fra combattenti e innocenti. Il terrorismo islamico vuole non solo uccidere, terrorizzare, colpire chiunque sia ritenuto un infedele”, scrisse nell’editoriale che spiegava il titolo.

bastardi islamici parigi

“Noi non abbiamo insultato gli islamici in generale”, scriveva ancora Belpietro il giorno successivo. “Noi abbiamo scritto: Bastardi (sostantivo) islamici (aggettivo). La lingua italiana è chiara, non lo è solo per chi è in malafede e non vuole vedere la realtà”.

Il caso è così arrivato in Tribunale con il solo Belpietro a risponderne: la pena prevista per il reato di istigazione all’odio razziale può arrivare fino a 5 anni di carcere.

Impostazioni privacy