Maurizio Cattelan, l’artista italiano più quotato al mondo, nato a Padova nel 1960, compie 60 anni e scherza dicendo: “Finalmente sono consapevole di essere maggiorenne. Sto pensando di prendere la patente, mi sento pronto“. Le sue opere, che prendono forma da oggetti e persone del mondo reale, costituiscono il frutto di un’operazione dissacrante nei confronti dell’arte e delle istituzioni.
Per festeggiare, ha deciso di raccontarsi sulle pagine di GQ, con uno speciale di oltre venti pagine che coinvolge anche i contributi di importanti personalità del mondo dell’arte. Maurizio Cattelan, il re della provocazione, ha rilasciato un’intervista a modo suo, rispondendo solo tramite frasi brevi e aforismi, come: “Non temo il tempo, ma il fuso orario”. Fuori dal comune è anche il concept creativo che ha sviluppato per l’occasione, facendosi ritrarre mentre gioca e si esibisce all’interno di uno sfasciacarrozze della periferia di Milano, distruggendo finestrini e saltando sopra i tetti delle macchine.
Il maschile GQ ha sentito la necessità di realizzare una campagna internazionale, proponendo un nuovo esempio di mascolinità. Il nome del manifesto è Change Is Good e Maurizio Cattelan è diventato ufficialmente l’interprete. Il Direttore di GQ, Giovanni Audiffredi, ha sottolineato che: “Change is Good nasce dall’idea che il cambiamento sia un impegno costante, un moto perpetuo progressivo. È la tutela di ciò in cui crediamo che si arricchisce di esperienze per migliorare e scoprire nuove opportunità. Partiamo dalla convinzione che preservare le differenze sia un dovere, mentre l’uguaglianza di opportunità sia un diritto da esigere e tutelare. Dar vita a una nuova visione della mascolinità è un cantiere sempre aperto“.
Ironico, irriverente e spietato. L’arte di Maurizio Cattelan colpisce soprattutto quando fa indignare le persone. Le opere di Cattelan all’inizio incuriosiscono e suscitano anche un sorriso ma sono sempre frutto di un ragionamento cominciato dall’autore e portato a termine da chi le osserva. Un invito a non prendersi troppo sul serio, per non diventare cinici, freddi e distaccati perché l’arte ha un solo obiettivo: suscitare emozioni.
Maurizio Cattelan ha mostrato sin da ragazzino un animo eclettico: senza frequentare alcuna scuola, quindi da autodidatta, verso i 20 anni ha iniziato a portare a compimento le sue prime opere. Una grande spinta è arrivata dall’incontro con alcuni artisti di Forlì, dove ha mosso i suoi primi passi. Da lì, il trasferimento a Milano, che ha dato vita ad una grande carriera nell’arte contemporanea, che lo ha portato ad essere famoso in tutto il mondo.
Da sempre, i lavori dell’artista hanno fatto parlare i media e l’opinione pubblica. Tra le opere più provocatorie di Cattelan si annovera “Him”, una scultura di cera e resina, che riproduce Hitler con un corpo da bambino, in ginocchio, devotamente immerso nella preghiera e con gli occhi commossi. Realizzata nel 2011, l’opera ha viaggiato per i musei di mezzo mondo per approdare nel Ghetto di Varsavia, luogo evocativo del genocidio degli ebrei, suscitando una furiosa ondata di polemiche.
L’opera L.O.V.E., nota come “Il Dito“, è posta al centro di Piazza Affari a Milano. Il gesto irriverente contrasta con lo stile classico e monumentale dell’opera, quasi a voler simboleggiare sia l’architettura del ventennio fascista sia il mondo della finanza che esso rappresenta.
Nell’opera “La nona ora” Papa Giovanni Paolo II giace riverso su un pavimento rosso sangue, abbattuto dal peso di un’enorme meteorite. La rappresentazione è probabilmente il lavoro più conosciuto di Maurizio Cattelan. L’artista rappresenta il passo dell’Apocalisse, in cui è narrata la pioggia di astri che si abbatte sui potenti della terra nei giorni che precedono il Giudizio Universale.
Tra i lavori più recenti, esposta per la prima volta nel 2016 al Guggenheim di New York, c’è “This is America“, la toilette in oro massiccio che è servita a richiamare gli eccessi delle residenze private del Presidente americano Trump.
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