Deciso e in forma, Maurizio Crozza a diMartedì di stasera 9 giugno 2015 e il botta e risposta con il sindaco di Roma, Ignazio Marino, durante la copertina comica a La 7, è servito. I due si sono scambiati qualche battuta che non è passata inosservata ai telespettatori di Giovanni Floris: così Crozza, in collaborazione con il primo cittadino della Capitale, ha commentato l’atto secondo dell’inchiesta scandalo Mafia Capitale. Spazio poi all’imitazione di Roberto Maroni, sempre più vicino al pensiero di Matteo Salvini, e a quella del premier Matteo Renzi, alle prese con i giochi di parole.
Il comico a diMartedì chiede chi sia rimasto ancora a piede libero dopo lo scandalo romano e a sorpresa a rispondere – di solito quello di Crozza è un monologo, al massimo un dialogo con Giovanni Floris, ma solo per alcune battute – è stato il sindaco Marino, ospite della trasmissione di La7: ‘Sicuramente il pubblico di Floris’, ha replicato Marino sperando che anche Crozza la mettesse sul piano della leggerezza, ma così non è stato.
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Il comico infatti ha prima sbottato, ‘Marino, ora stia un po’ zitto sennò non riesco a fare il pezzo’, poi ha distribuito la dose settimanale di satira, rivolgendosi direttamente al sindaco in persona, ospite in studio: ‘Marino, ma lei non lo sa che hanno rubato? Si svegli! Povera Roma! La città è circondata da un traffico inestricabile di malaffare: a Roma non c’è il Grande Raccordo Anulare, c’è il rande accordo a rubare’, ha detto il comico.
Come se non bastasse, Crozza è poi passato ad analizzare la vicenda tenendo conto di un’altra verità, quella di Buzzi: avrebbe detto ai Magistrato di non voler essere registrato ‘altrimenti casca il governo’: ‘Ma che minaccia è? – si è chiesto Crozza. Buzzi, parla, tanto il governo casca anche se parla Renzi, Orfini, Cuperlo. No, – ha aggiunto il comico – forse se parla Cuperlo cascano prima i maroni’.
E a proposito di Roberto Maroni, sempre più ‘salvinizzato’, Crozza gli ha dedicato la già nota imitazione con il personaggio senza collo: ‘Mi sono decoerentizzato. Dobbiamo disemigrare il Nord, de-clandestinizzarlo forever and ever, voglio fare come Salvini che prende tanti voti. Dobbiamo ruspizzarci, dobbiamo tombini-di-ghis-izzarci’.
Gran finale, quindi, con l’ultima parola di Crozza-Renzi, pur sempre bravo – non poco – con i giochi di parole: ‘Non critichiamo le riforme, ma riformuliamo le critiche. Se i ceti non accettano le incette di accettate è perché noi dobbiamo accettare che certi concetti siano accettabili dai ceti per farci accettare’, ha concluso.