Maurizio Landini si dà alla politica e lo fa lanciando un nuovo progetto, una “coalizione sociale” che unisca il mondo del lavoro, cambi il sindacato, metta al centro la difesa dei diritti, ponendosi in chiave anti-Renzi, “a sinistra del PD”. Non un partito, si affretta a precisare il segretario della Fiom-Cgil, ma una nuova forma di “mobilitazione sociale” che vada oltre le classiche divisioni del mondo del lavoro e riunisca la “società civile” in un progetto che è politico nel senso lato del termine. Il primo atto fondativo è arrivato con l’assemblea convocata nell’ex palazzo dell’Flm in Corso Trieste a Roma sabato 14 marzo, preceduta da una lettera a simpatizzanti, iscritti e associazioni.
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L’appuntamento di sabato è servito a lanciare il progetto di Landini che punta in particolare al referendum abrogativo contro il Jobs Act. L’obiettivo dichiarato è quello di opporsi alle politiche del lavoro del governo, di creare una piattaforma più a sinistra dei dem e di rinnovare il sindacato.
La coalizione sociale ha dunque come scopo dichiarato di “mettere nelle condizioni di poter difendere i diritti” di tutti, “a partire da quello del lavoro, non solo quello salariato, ma in tutte le forme”, fino al referendum. C’è poi anche il progetto di “rinnovare il sindacato per evitare la cancellazione, perché è in atto un processo di cancellazione delle sigle sindacali”, spiega lo stesso Landini al termine dell’incontro.
Parole che ripete anche nello studio di Lucia Annunziata a “In mezz’ora” il giorno successivo. “Io e i lavoratori cambieremo il Paese più di Renzi. La coalizione sociale parte dal sindacato, io devo riunire tutti i lavoratori”, dice il segretario delle tute blu. Il progetto, spiega ancora, è in fase di sviluppo da tempo, ne ha parlato per mesi con Susanna Camusso, se n’è discusso in Cgil. In serata però arriva la smentita da parte della segreteria e della stessa segretaria: non erano stati informati dell’iniziativa di sabato né hanno dato il loro appoggio al progetto. Di cosa si tratta per la precisione?
La coalizione sociale di Landini
Secondo quanto dichiarato dal segretario dei metalmeccanici, la “coalizione sociale” non sarebbe un partito vero e proprio, ma una piattaforma che riunisca “tutti i lavoratori”, dai salariati alle partite Iva, rivolgendosi anche alle associazioni e a tutti quei soggetti che hanno una visione “di sinistra”, contrapposta in particolare alle posizioni del PD di Matteo Renzi in tema di lavoro.
All’assemblea di sabato, tenutasi a porte chiuse, hanno partecipato tra le altre Emergency e Arci, Libera e Articolo 21; c’erano anche rappresentanti di alcune categorie professionali come avvocati, farmacisti, ricercatori e la senatrice ex M5S Maria Mussini.
Landini ha dato anche delle coordinate di riferimento: il Partito Laburista, “nato per iniziativa dei lavoratori, che sono pertanto chiamati a entrare in scena”, ma soprattuto le nuove formazioni di estrema sinistra in Europa, Podemos in Spagna e Syriza in Grecia.
In assemblea si è parlato anche della manifestazione in programma a Roma il 28 marzo contro il Jobs Act indetta dal sindacato e della partecipazione della Fiom a quella organizzata da Libera contro le mafie il 21 a Bologna.
Il programma
Nella lettera mandata a convocazione dell’incontro, Landini ha iniziato a delineare una sorta di manifesto programmatico.
La coalizione sociale nasce dalla consapevolezza che “la politica non è proprietà privata”, che stiamo vedendo “la fine del lavoro” per cui “la società non esiste, esistono solo gli individui e il potere che li governa”. Da questo si è creato “lo spettro di un futuro già presente con cui siamo chiamati a fare i conti in tutta Europa” che sta scatenando “una guerra tra poveri”.
Il progetto politico quindi nasce, secondo Landini, perché “serve superare le divisioni, il frazionamento, le solitudini collettive e individuali e coalizzarsi insieme”. Si parla di “spirito innovativo” su cui si fonderà la nuova coalizione sociale, “indipendente e autonoma”: con l’incontro di sabato si è dunque avviata una discussione per “individuare punti di programma condivisi per una visione nuova del lavoro, della cittadinanza, del welfare e della società”.
C’è poi il versante del sindacato. Nell’intervista all’Annunziata, il segretario della Fiom ha dichiarato di voler creare con la Cgil “un nuovo statuto dei lavoratori e lo faremo raccogliendo le firme per un ddl di iniziativa popolare coinvolgendo anche gli iscritti, decideremo anche per un referendum abrogativo del Jobs Act”. Al centro del progetto c’è anche la riforma della Cgil che deve cambiare per non rimanere fuori.
“Sento la necessità di una riforma, di un cambiamento radicale del sindacato”, ha spiegato ancora Landini. La coalizione nasce per “riunificare il mondo del lavoro” e contrapporsi alle “iniziative del governo e di Confindustria con “un’aggregazione sociale con una funzione politica”.
“Il sindacato non deve essere un partito e io non voglio fare un partito e uscire dal sindacato. Ma il sindacato deve essere un soggetto politico”, ribadisce più volte, pronto rappresentare una parte del Paese che oggi, dice, non si sente rappresentata da Renzi.
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