Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, si sta prendendo la scena all’interno delle dinamiche del centrodestra in qualità di rappresentante affidabile dell’area moderata della destra, soprattutto dopo le uscite di Silvio Berlusconi che fanno dubitare della lealtà dell’appoggio di Forza Italia al governo.
Lupi è a capo della formazione Noi Moderati, la cosiddetta “quarta gamba” liberal-centrista del centrodestra, lista che racchiude al suo interno quattro partiti e che ha portato in Parlamento, nel complesso, un senatore e sette deputati.
La storia di Maurizio Lupi è quella a tratti tipica del vecchio democristiano: uomo pacato e istituzionale, ha saputo sfruttare i numerosi disequilibri e frizioni della politica italiana per rappresentare un ancoraggio sicuro, il capo di un gruppo responsabile e utilissimo per le logiche numeriche interne al Parlamento.
La stessa vicenda parlamentare di Lupi denota scaltrezza e capacità di cogliere bene i tempi per presentarsi sempre come l’uomo di collegamento ideale, il paciere tra opposte necessità.
Difatti la sua carriera prende avvio nel 1993 nella Democrazia Cristiana, anno in cui è eletto consigliere comunale a Milano, nel 1997 passa a Forza Italia e nel 2001 diviene vicepresidente della Camera per il Popolo delle Libertà.
Ministro delle Infrastrutture nel 2013 per il governo di Enrico Letta, mantiene la sua carica anche dopo lo sfilarsi di Berlusconi dall’accordo di maggioranza, passando al partito Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano. Infine nel 2018 è eletto in parlamento quale leader di Noi con l’Italia, il partito di cui è tutt’ora a capo e che costituisce uno dei quattro pezzi della lista Noi Moderati.
Eppure il gruppo centrista ha ottenuto una sparuta truppa parlamentare (un senatore e sette deputati) e nella stessa campagna elettorale appariva quasi come quel vagone della locomotiva di destra che sfruttava l’incedere degli altri, più che contribuire a sospingerlo, con gli stessi alleati di coalizione dimostratisi poco inclini a concedere spazio alle proposte della formazione.
Nonostante ciò in questi giorni Lupi è divenuto l’uomo più ricercato da stampa e pontieri politici, tutti desiderosi di ascoltare una esegesi comprensibile dei travagliati giorni di formazione del governo da un “vecchio lupo delle istituzioni” come appunto Lupi, il quale intanto si prende la scena e sembra poter inaspettatamente divenire il nuovo ago della bilancia nel Centrodestra di governo.
Noi Moderati potrebbe assumere la funzione di catalizzatore delle spinte centrifughe provenienti da Forza Italia. Il partito di Berlusconi appare più spaccato che mai: da un lato c’è la reverenza ad un leader che tiene (o tenta di tenere con sempre più fatica) in mano le sorti dei suoi eletti; dall’altro vi è l’impossibilità per questi ultimi di continuare a lasciare spazio libero allo stesso leader, viste le quotidiane uscite poco decorose, istituzionalmente e moralmente, che erodono la presentabilità di tutto il gruppo azzurro.
Ecco dunque che quanti non si riconoscono più in Berlusconi, o ritengono la sua parabola politica in discesa (se non terminata), potrebbero andare a rimpinguare le sparute fila di Noi Moderati.
L’importanza di Lupi e del suo partito in questa fase potrebbe essere quella di raccogliere i parlamentari scontenti di Forza Italia, indebolendo così il bisbetico gruppo berlusconiano, mantenendo però i fuoriusciti all’interno della compagine di Centrodestra, preservando quindi voti importanti per puntellare il governo.
Insomma Lupi potrebbe realizzare l’idea del Terzo Polo, la lista di Calenda e Renzi che ha sempre puntato a sostituire Forza Italia quale rappresentante del mondo liberale e moderato.
Il vantaggio offerto da Lupi risiede proprio nella collocazione del suo partito: mentre dall’ipotetica scissione o frantumazione di Forza Italia quanti scegliessero Azione/Italia Viva si ritroverebbero automaticamente fuori dalla compagine di governo (almeno per come si dispongono ora le forze sulla scacchiera), coloro che invece virassero su Noi Moderati potrebbero tranquillamente continuare a sostenere l’esecutivo da una formazione di maggioranza e perciò ottenere anche incarichi di governo o istituzionali.
Lupi attende in disparte, osserva il ribollire interno alla destra e prepara il terreno: non a caso Giorgia Meloni, conscia delle capacità di mediazione di Lupi, lo vorrebbe indicare ministro per i Rapporti con il Parlamento.
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