Nella città di Oristano è stata scoperta una maxi frode fiscale dal valore di 200 milioni di euro, attraverso l’utilizzo di aziende false. Le indagini condotte dalle autorità competenti hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 19 persone coinvolte nel reato.
Le aziende “fantasma” create a Oristano sarebbero state create appositamente per evadere le imposte. La scoperta di questa frode rappresenta un importante risultato delle attività di contrasto all’evasione fiscale svolte dalle forze dell’ordine.
Le indagini condotte a Oristano hanno portato alla luce diversi illeciti. A quanto pare ad oggi risultano 19 indagati per na frode fiscale che si aggira intorno ai 200 milioni di euro.
Vediamo più da vicino che cosa è successo e cosa è emerso dalle indagini condotte dalle forze dell’ordine.
La tecnica utilizzata dal gruppo per perpetrare la frode fiscale era estremamente semplice. A quanto pare avevano creato delle società “fantasma”, al solo fine di emettere a loro favore fatture elettroniche.
In questo modo, i membri del gruppo erano riusciti a far circolare ingenti somme di denaro senza che le autorità fiscali se ne accorgessero. Si tratta di una pratica fraudolenta che ha causato ingenti danni e che ha portato alla scoperta di 19 soggetti indagati nell’ambito di questo caso di frode fiscale a Oristano.
Avendo infatti creato queste società che non esistevano realmente, ed erano riusciti a sfuggire ai controlli, incassando diversi milioni di euro. Sembra infatti che la frode ammonterebbe a circa 200 milioni di euro.
A Oristano, la Guardia di Finanza ha portato alla luce una maxi frode fiscale che ha raggiunto la cifra record di oltre 200 milioni di euro. Sembra che si registri con una evasione fiscale pari a circa 37 milioni di euro.
Sono state denunciate ben 19 persone per il coinvolgimento nella truffa. La frode è stata messa in atto attraverso la creazione di aziende “fantasma” che emettevano fatture elettroniche.
Le aziende coinvolte erano gestite da cittadini cinesi presenti in diverse città italiane, tra cui Prato, Pistoia, Firenze, Roma e Venezia. I soldi venivano incassati e trasferiti in Oriente, dove poi venivano fatti sparire. Tra gli indagati figurano 18 cittadini cinesi e un consulente italiano.
All’interno dei 19 soggetti sotto indagine, emerge la figura che le autorità competenti identificano come il principale artefice della truffa, ovvero il proprietario di un’azienda all’ingrosso con sede a Oristano.
L’uomo avrebbe chiuso le sue attività circa due anni fa proprio nel corso dei controlli. Dalle indagini svolte dagli inquirenti risulta che quest’ultimo era responsabile delle transazioni finanziarie che hanno portato poi alla maxi frode fiscale.
Le aziende fantasma erano create specificamente per emettere fatture false, e venivano chiuse entro un periodo di due anni. Questo per evitare di essere sottoposte a controlli da parte della Guardia di Finanza.
Queste società fatturavano vendite fittizie per importi enormi, che raggiungevano decine di milioni di euro, a favore di altri cittadini cinesi residenti in varie parti d’Italia. Successivamente, incassavano i guadagni e trasferivano il denaro in Cina, eliminando ogni traccia della transazione e diventando poi irraggiungibili.
In un’indagine avviata due anni fa, le autorità fiscali hanno esaminato con attenzione il caso, e le Fiamme Gialle di Oristano hanno scoperto la pratica dell’emissione di fatture per transazioni false, che ammontavano a oltre 200 milioni di euro, e la conseguente evasione fiscale di 37 milioni di euro in IVA.
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