McDonald’s a rischio fallimento? In Italia e all’estero chiudono molti punti vendita

La ritirata di McDonald’s sembra essere inarrestabile: la nota catena di fast food ha registrato oltre 700 chiusure di locali in un anno in tutto il mondo e il rischio fallimento diventa sempre più reale. Soprattutto dopo che gli stessi concessionari in franchising americani dell’azienda hanno di recente criticato e definito fallimentari le nuove strategie per il rilancio del marchio sul mercato. Nonostante la sponsorizzazione di Expo, McDonald’s ha chiuso in Italia un altro ristorante, quello storico di piazza San Babila a Milano. La crisi sta facendo segnare costanti e continue perdite negli incassi della nota catena di fast food, tanto che sono previste altre chiusure di punti vendita entro il 2015 in tutto il mondo, non solo in America. Secondo i dati forniti dalla stessa multinazionale nel primo trimestre di quest’anno le vendite sono diminuite del 2,3% rispetto al 2014. Nel mese di maggio, l’ultimo di cui si hanno i dati, McDonald’s ha visto le vendite globali nei negozi aperti almeno da un anno scendere dello 0,3% a maggio, con la flessione del 2,2% registrata negli Stati Uniti, la crescita del 2,3% in Europa e la diminuzione del 3,2% nell’Asia-Pacifico, Medio Oriente e Africa.

Chiuso il ‘ritrovo’ dei paninariQualcuno ricorderà il 2 aprile scorso a Milano, il McItalia Job Tour, l’evento itinerante di selezione del personale per le nuove aperture McDonald’s lungo la penisola. In quella occasione si reclutavano i 50 dipendenti che servivano a rafforzare l’organico dei ristoranti McDonald’s di Milano nei sei mesi di Expo 2015. Eppure il locale di piazza San Babila, che ha visto la nascita dei paninari, non esiste più. Chiuso il 19 luglio 2015, era il luogo di ritrovo dei giovani dell’area metropolitana milanese, fin da quando nel 1984 aprì dapprima con l’insegna Burghy per poi diventare McDonald’s. In breve tempo i paninari divengono fenomeno di costume, anche grazie al personaggio interpretato da Enzo Braschi nella trasmissione Drive In.

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La forza del Big MacNonostante il Big Mac sia un panino ”potente” (è usato come indice economico per confrontare il potere d’acquisto tra le valute e i paesi), però, le chiusure non sono state scongiurate nemmeno in Italia. In aprile McDonald’s aveva dichiarato, dopo essere stata messa sotto la pressione dei sindacati, che avrebbe aumentato il salario orario di 90mila dipendenti, vale a dire circa il 10% della sua forza lavoro. In media, il salario orario dovrebbe salire di 1 dollaro a 9,90 dollari a partire da luglio, e a più di 10 dollari a fine 2016 (attualmente è di 9,01 dollari).

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Mc Donald’s rischia il fallimentoEppure le chiusure indicano uno stato di salute cagionevole della multinazionale. Sarà per questo che soltanto il 9 giugno 2015 è circolata la notizia di un cambio ai vertici di McDonald’s. Il gruppo statunitense ha annunciato le nomine di Robert Gibbs come global chief communications officer e di Silvia Lagnado come global chief marketing officer consumer. Ma la strategia ideate dai nuovi capi per limitare i danni non ha dato i suoi frutti. Per i dipendenti, infatti, è più complicato gestire gli ordini per un maggior numero di ore e con molti più variazioni sul menù (ne sono state aggiunte 30). In questo modo, aumentano le possibilità di sbagliare e i clienti non sono soddisfatti.

Burger King alla ricossaLa catena americana Burger King (seconda catena di fast food al mondo con 14mila ristoranti in 100 paesi) ha deciso di investire sul mercato italiano sembra volersi accaparrare la fetta lasciata vacante da McDonald’s. 340 milioni sarebbero pronti come base di investimento per aprire 373 nuovi ristoranti in cinque anni (e arrivare a 500) nel mondo, con 5mila assunzioni dirette e altrettante indirette.

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Dove saranno inaugurati i prossimi locali Burger King in Italia? A Cologno Monzese e Segrate, mentre Trento, Ferrara e Rho sono da confermare. Nonostante i tagli e la concorrenza, va detto che McDonald’s continua ad essere il fast food più presente sulla Terra, con i suoi 14.000 locali negli Stati Uniti e gli oltre 36.000 in tutto il mondo, che nutrono 68 milioni di persone ogni giorno (più dell’intera popolazione del Regno Unito) e fatturano circa 75 milioni di dollari.

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