Le serie televisive americane degli anni ’80 sono forse le ultime in cui il mondo era dipinto come semplice e avventuroso. Dopo c’è stata l’invasione dei filoni iper-tecno-blablabla o vampiristico, spinti nei palinsesti tra reality e show dove la gente urla e finge di litigare. In quel decennio che gli ultraquarantenni ricordano bene perché vi sono cresciuti dentro, lo schema era banale ma infallibile: atletico protagonista, maturo ma dinamico mentore, a rotazione una bellona di contorno e, quasi sempre, un’auto iconica con cui condurre spettacolari e spericolati inseguimenti.
Perché l’inseguimento era la vera chiave dell’azione; l’inseguimento da solo liquidava i cattivi. Una di queste serie simbolo andò in onda negli Stati Uniti dal 1983 al 1986 e in Italia pochi anni più tardi. S’intitolava “Hardcastle and McCormick“. Brian Keith era il giudice in pensione Milton Hardcastle, il cui hobby era indagare personalmente su vecchi casi irrisolti. Il suo aiutante in questa fumettistica attività era l’ex pilota ed ex galeotto Mark “Skid” McCormick, interpretato da Daniel Hugh Kelly. McCormick era accusato ingiustamente di aver ucciso il suo vecchio socio; il giudice gli promise di fare luce su questa vicenda in cambio del suo aiuto.
La terza protagonista fissa era una rossa: non Rita Hayworth e nemmeno Nicole Kidman o Julianne Moore ma la fiammante e a suo modo affascinante Coyote X. Una supercar molto somigliante ad un modello da corsa, però inesistente. Si tratta di quella che viene chiamata in gergo kit car. Cioè una vettura artigianale montata a partire da componenti di altri modelli. La carrozzeria della Coyote X richiamava molto da vicino (copiava, per essere precisi) la McLaren M6GT. Sotto invece c’erano il motore della Porsche 914 e il telaio del Maggiolino Volkswagen. Non ridete, era così anche la Porsche 356.
La McLaren M6GT fu un prototipo di sports car derivato dalla M6A che vinse il campionato Can-Am del 1967 con lo stesso Bruce McLaren al volante. Vettura coperta, fu concepita per partecipare alla 24 ore di Le Mans ma il progetto non venne mai portato a termine. Ne vennero prodotti due soli esemplari stradali, uno dei quali guidato quotidianamente proprio da Bruce.
La Porsche 914 fu una spider di tipo Targa a motore centrale, progetto congiunto con Volkswagen, costruita dal 1969 al 1976. Nella versione più potente, montava un motore VW 2.0 da 100 cavalli. Non ebbe una particolare fortuna commerciale.
Tuttavia il kit della Coyote cambiò per le due stagioni successive. Poiché Brian Keith aveva una certa età e fattezze fisiche non esattamente da pilota, salire e scendere da quella vettura comportava per lui parecchi problemi; quindi la produzione decise di modificare completamente la macchina, usando struttura e meccanica della De Lorean DMC-12, l’auto di “Ritorno al futuro“, per intenderci. Quest’ultima aveva un motore V6 2.8 Peugeot-Renault-Volvo da 136 cavalli. Fu disegnata da Giorgetto Giugiaro e messa a punto da Colin Chapman.
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