Su base mondiale è oltre il 73% delle donne dello spettacolo a riferire di aver subito discriminazioni e molestie.
Il report globale di Me Too parla chiaro e svela un sistema che ormai favorisce sempre di più l’egemonia maschile, nel quale le donne subiscono continui abusi di potere.
L’inchiesta portata avanti dal quotidiano Repubblica parla di un dato davvero molto preoccupante che ha come protagoniste le donne che lavorano nel mondo dello spettacolo.
Sembra infatti che il 73% di loro, a livello mondiale, abbia subito abusi di potere e parliamo solo di quelle che lo hanno denunciato, molte infatti per vergogna non lo fanno.
A denunciate questa situazione che favorisce l’egemonia maschile nel campo dello spettacolo, in un dietro le quinte a volte troppo doloroso da mostrare, è il è un movimento sociale contro l’abuso sessuale Me Too, che preceduto dall’hashtag, si batte via social e non solo contro le molestie sessuali e la cultura dello stupro, con lo scopo di aiutare le persone a pubblicizzare le loro esperienze di abusi o molestie sessuali, in modo da portare allo scoperto situazioni che non devono rimanere nell’ombra per essere di monito ad altre donne.
I dati che riguardano l’altissima percentuale di donne molestate si leggono sul report Behind the Scenes, del Geena Davis Institute, dal quale si evince che purtroppo sono molte quelle che non parlano per il timore di ripercussioni, di licenziamenti o perché “non cambierebbe nulla”.
Numeri preoccupanti anche se ci focalizziamo sul nostro Paese, dove è nata la versione italiana del movimento Me Too, dove le attrici e le lavoratrici del mondo dello spettacolo rendono pubbliche ogni giorno le loro storie.
Il vicepresidente dell’Unione italiana Casting Directors, Francesco Vedovati, si è fatto portavoce di questa importante battaglia che rappresenta una grave piaga della società.
“sono storie che purtroppo conosciamo molto bene. io stesso ho accompagnato ai provini alcune attrici che seguiamo e molti le convocano in piccoli stanzini lontano da occhi indiscreti, per proseguire con i provini”.
Vedovati è testimone di una violenza che molto spesso rimane muta e proprio per dire basta alle situazioni inopportune, l’Uicd ha diffuso un vademecum dove invita a diffidare di casting in orari e luoghi inopportuni, senza che siano presenti professionisti e casting director.
Ancora, viene consigliato ai teatri di adottare linee guida ben precise per quanto riguarda le scene intime, tutelando tutte le parti coinvolte nella fase in cui possono essere più esposte a comportamenti abusanti.
Si è fatto portavoce di questa battaglia anche il presidente dell’Associazione generale italiana dello spettacolo, Francesco Giambrone, che con una lettera ha chiesto il rigoroso rispetto del codice etico agli associato, vietando gesti e linguaggi sessualmente coercitivi o offensivi, volti allo sfruttamento.
Altro problema è rappresentato dal cosiddetto Gender gap, ovvero la differenza fra uomini e donne in campo lavorativo, che però si ripercuote anche sulla vita di tutti i giorni, coinvolgendo la salute, l’educazione, le opportunità lavorative e l’accesso alle attività economiche.
L’industria dell’intrattenimento non fa eccezione, basti pensare che il 72% delle persone che lavorano in Rai, sono uomini e fra questi ci sono più contratti full time rispetto a quelli dell’altro genere. Ancora, lo stipendio è maggiore rispetto a una collega di pari grado.
Anche i contenuti in onda riflettono i gap cristallizzando gli stereotipi: sempre rimanendo nell’esempio della Rai infatti, nel 2021 la quota di donne in tv è stata del 36,8% con una prevalenza nei ruoli di cura della casa e della persona.
Il cinema non va meglio, poiché la maggior parte dei film sono diretti da uomini: l’88% dei film a finanziamento pubblico è diretto da uomini. Tali squilibri sono confermati anche dal Micbact, che ha riferito che i progetti che ottengono il nulla osta per la distribuzione nazionale sono in grandissima parte a direzione maschile. Discriminazione che si traduce nei budget: la metà, in media, quelli per le opere a direzione femminile.
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