Vicino Olbia il ritrovamento della medusa a pois. Nessuna pericolo per i bagnanti ma potrebbe danneggiare la conservazione degli ecosistemi.
La medusa, Phyllorhiza punctuata, può raggiungere anche grandi dimensioni – 60 cm di diametro – ma non sarebbe dannosa per l’uomo perché non urticante. Potrebbe invece rappresentare un rischio per l’ecosistema, e la comunità ittica locale.
Sono stati diversi gli esemplari ritrovati in Sardegna della Phyllorhiza punctuata. Medusa cosiddetta a pois, avvistata nei pressi del Golfo di Olbia. E’ stato il personale del Dipartimento dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale di Sassari e quello di Gallura a segnalare gli avvistamenti insieme alla Capitaneria di Porti di Olbia. Il personale addetto al monitoraggio delle acque ha fatto sapere che la specie sta proliferano nelle acque della Sardegna, e che come conferma ancora l’Arpa non è dannosa per gli esseri umani. La medusa si nutre però di plancton, e da lì potrebbero arrivare i danni per l’ecosistema locale. Oltre al plancton, la medusa predilige le uova di pesce, un potenziale danno per la comunità ittica.
Esattamente come per il granchio blu, al momento divo della cronaca nel nostro Paese che ha messo a rischio allevamenti cozze, vongole in Emilia-Romagna , anche la Phyllorhiza punctuata è una specie aliena, che come tante sta approfittando delle alte temperature del Mediterraneo per espandersi. Il Golfo di Olbia, secondo gli esperti, infatti è attrattivo dal punto di vista ambientale.
Si tratta di una specie appartenente alle Mastigiidae, e ha origini nel Pacifico. Le acque in cui è più facile imbattersi in queste meduse sono quelle dell’Australia e del Giappone, e infatti predilige le temperature calde o comunque temprate. Ecco perché si trova spesso vicino alla costa, ma può raggiungere anche grandi dimensioni fino a 60 cm di diametro.
Sono le macchie e il manto a pois a renderla riconoscibile. Tra le possibili cause della sua migrazione possibile quella del passaggio dal Mar Rosso e del transito dal Canale di Suez. Nessuna importazione dunque, come pensato per il Granchio Blu, ma solo un graduale cambio di habitat. Altra ipotesi, quella del traffico navale, rimane più opaca anche se è possibile che sia arrivata in Italia tramite le acque di zavorra delle navi commerciali. La prima comparsa nel 1965, nel Mediterraneo, nei pressi delle coste israeliane, ma tra gli avvistamenti più recenti già nel 2009 era già stata avvistata in Sardegna.
Come ha fatto sapere tramite una nota l’Arpa, i possibili pericoli per i nostri mari sono quello della conservazione. Le acque italiane sono ottime per l’ambientamento della medusa, e ancora, nella nota si parla di numeri esemplari avvistati a Olbia. Dunque non si tratterebbe di un vero e proprio caso isolato, e adesso il problema potrebbe riguardare non tanto il pericolo per la salute dei bagnanti – visto che non si tratta di una specie particolarmente velenosa – ma per gli ecosistemi del posto. La sua alimentazione potrebbe danneggiare l’ambiente, non abituato a questi ospiti “alieni” appunto, ma non è ancora noto quale potrà essere l’impatto ambientale.
In passato però, invasioni di specie “aliene” hanno portato a un grave danno ad esempio alle coste del Golfo del Messico. Questo può accadere però in caso di massiccia invasione, fenomeno che ancora non si è verificato. La situazione verrà monitorata nei prossimi mesi da parte delle associazioni ambientali, per salvaguardare anche il mercato ittico locale.
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