In un’ora e 43 minuti di gioco, Daniil Medvedev, tennista numero tre al mondo (al momento), archivia la pratica Holger Rude e conquista gli Internazionali Bnl d’Italia, giocati nella splendida cornice del Foro italico. La finale tra il russo e il danese, iniziata con un’ora di ritardo a causa della pioggia che si era abbattuta su Roma, è stata vinta con un secco 2-0 (7-5, 7-5) dal ventisettenne che proprio ieri, e con lo stesso parziale, aveva battuto Stefanos Tsitsipas.
Ed è la prima storica vittoria sulla terra rossa, e a Roma per Medvedev, che con il successo di oggi scavalca Novak Djokovic nel ranking Atp e diventa il secondo tennista al mondo. Un biglietto da visita, non solo, per quel Roland Garros che inizierà domani a Parigi in cui non ci sarà il re Rafael Nadal, in cui il serbo deve ritrovare la forma migliore, esattamente come Carlos Alcaraz, e in cui, ancora, il russo potrebbe continuare a dialogare al meglio con la racchetta e con la terra battuta, fino a oggi non proprio la sua migliore amica.
Medvedev riscrive la sua storia: agli Internazionali di Roma, il russo vince per la prima volta sulla terra rossa ed è secondo al mondo
Non è stato accolto nel migliore dei modi Daniil Medvedev agli Internazionali Bnl d’Italia, eppure è stato il russo, da domani secondo tennista al mondo, a trionfare nella terra rossa di Roma, nella splendida cornice del Foro italico. La cavalcata del 27enne nato a Mosca (e non un dettaglio da poco per capire perché l’accoglienza del pubblico nostrano sia stata poca calorosa con lui), iniziata solo domenica scorsa con la prima vittoria nella Capitale, è finita una settimana dopo, con la vittoria per 2-0 (7-5, 7-5) sul danese Holger Rude, settimo nel ranking Atp.
È una vittoria che profuma di rivincita, dopo che tutti i grandi, da Carlos Alcaraz a Jannik Sinner, passando per Novak Djokovic e Stefanos Tsitsipas, che lo stesso Medvedev ha eliminato in semifinale, avevano abbandonato prima del tempo il torneo che è l’antipasto del Roland Garros, il secondo Grande Slam stagionale. È la prima vittoria, sicuramente, sulla terra battuta per il russo, che a fine gara ha commentato “Non sarai mai amore, ma può essere una buona amicizia“. Un’amicizia che, appunto, potrebbe diventare ancora più stretta a Parigi, in cui non ci sarà sicuramente Rafael Nadal, il re su quel campo, e in cui anche il serbo, che oggi è stato scavalcato da Daniil, non è nella forma migliore, e pure il giovanissimo spagnolo ha avuto momenti migliori.
La partita scorre senza particolari problemi fino al terzo game del primo set, in cui Rune si fa pericoloso: allunga 0-30 con il russo in battuta, ma in un eccesso di foga sbaglia la volée che finisce in corridoio. Medvedev recupera e non perde il break, come succede anche nel quinto game. Nonostante ancora una volta il pubblico sia contro di lui, il danese non riesce a incidere, e sul 4-3 si fa raggiungere sul 30-30, e poi pareggia i conti. È un attimo, perché la battaglia punto su punto continua fino alla fine, e in cui la lucidità e l’esperienza del nuovo numero due al mondo si fanno sentire, tanto che è sul 6-5 che riesce a guadagnare il primo servizio e anche il primo set.
L’avversario, nervoso, torna negli spogliatoi e si ripresenta agguerrito, tanto che adesso è lui a breakare e poi portarsi sul 2-0 sul Centrale e davanti agli occhi dell’allenatore della Roma, José Mourinho, che come tutti spera in un terzo set. Che non arriva, però, perché Medvedev recupera e si porta addirittura avanti, rubando di nuovo il servizio a Rude, che poi, anche dopo uno scambio mostruoso di 38 colpi, vince tre game di fila, gli ultimi che si conquista. Perché poi, tra gli errori dell’avversario, e una freddezza da invidia, appunto, a trionfare è quel tennista nato a Mosca l’11 febbraio del 1996 che prima di oggi non aveva mai vinto sulla terra rossa, e che forse deve ringraziare la pioggia, e non solo, per quello che si è conquistato.
L’evoluzione di Medvedev è arrivata fino a Roma: la terra rossa ha un nuovo imperatore?
La vittoria di Roma non è solo una vittoria nel percorso di crescita di Medvedev. È più che altro un marchio, di quelli identitari, di quelli che possono svoltare la carriera di un tennista. È vero per tanti motivi: innanzitutto perché il russo è comunque un giovane, un perfezionista e un atleta che ha davvero tanti margini di miglioramento, soprattutto sulle superfici in cui non ha mai davvero brillato. Fino a questo momento, però, perché stavolta ha dato prova di potersi adattare tranquillamente anche a un terreno che per caratteristiche non lo favorisce. Medvedev a Roma non si è snaturato, ha profittato degli errori altrui, ma ha anche mostrato un’eleganza che non è così comune nei tennisti di nuova generazione. Il classe 1996 ha evidenziato una tranquillità invidiabile nella gestione delle partite, ma soprattutto la capacità di colpire la palla come pochi, spesso uscendo da situazioni complicate con colpi a effetto e profondi.
Il difensivismo e la solidità di cui è stato spesso tacciato sono rimaste risorse preziose in determinati momenti della partita, ma senza restarne schiavi, anzi. Ciò che ha sorpreso più di tutto nel Medvedev versione romana è il controllo. Anche nei momenti più difficili, che comunque anche con Rune ci sono stati, il russo non ha mai veramente perso la trebisonda del suo piano partita che ha portato a termine mettendo in campo qualsiasi colpo, o quasi, sbagliando veramente poco rispetto ai diretti avversari e con una concentrazione invidiabile, forse la principale caratteristica di un campione che è fenomeno nella testa prima ancora che nel polso o nella racchetta.
La solidità è diventata ossessione fin dai turni iniziali. Ad esempio contro Ruusuvuori, quando se l’è presa con il pubblico del Pietrangeli e poi con l’arbitro perché un tifoso stava mangiando e altri stavano parlando durante il suo turno di battuta scatenando fischi e ironie generali. Ora quell’ironia non c’è più, ma solo l’ammirazione per un tennista che sa anche dare spettacolo e soprattutto superare i suoi limiti, i limiti della terra. Ora arriva la sfida più importante, quella della conferma. La stagione della superficie rossa è solo agli inizi e a breve ci sarà anche il Roland Garros a determinare nuove gerarchie e ambizioni, anche per il ranking. Ci saranno anche tanti assenti e qualcuno non al massimo della forma. Ci sarà anche Medvedev e stavolta con la certezza di poter dire la sua, magari di poter portare a casa uno slam che non è mai riuscito a conquistare e che ora non è più utopia.