L’Isis ha rivendicato l’attacco a Melbourne, in Australia, dove un terrorista ha preso in ostaggio una donna. Il militante dello Stato Islamico, dopo una sparatoria con la polizia, è stato ucciso. Prima di morire l’assalitore ha telefonato a un’emittente televisiva, annunciando di aver preso in ostaggio la donna in nome del Califfato.
È successo tutto nella serata di lunedì, quando una donna è stata presa in ostaggio nel quartiere di Brighton. Dopo pochi minuti è arrivata la polizia che, come da prassi, ha cominciato un negoziato con l’assalitore. È stato allora che l’uomo ha telefonato a un canale televisivo locale, annunciando a tutti di aver agito «in nome di al Qaida e dell’Isis». Più tardi è arrivata la conferma da parte dello Stato Islamico, attraverso la sua agenzia di stampa Amaq: «L’attacco a Melbourne, in Australia, è stato realizzato da un soldato dello Stato islamico in risposta agli inviti a prendere di mira gli Stati della coalizione».
Dopo la telefonata da parte del militante dell’Isis è scattata la sparatoria. Ad avere la peggio il terrorista, ucciso dagli agenti di polizia che nel blitz hanno potuto liberare la donna presa in ostaggio a Melbourne. Poco dopo la polizia ha fornito l’identikit dell’assalitore dell’Isis: si tratta di Yacqub Khayre, 29enne rifugiato di origine somala. Nel 2010 era stato accusato, ma poi assolto, di aver progettato un attentato suicida presso una base militare di Sydney, sventato dalla polizia.
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