A quattro giorni dallo scoppio del caso Donzelli-Delmastro, i due esponenti di Fratelli d’Italia che, per attaccare il Partito democratico, avrebbero divulgato delle informazioni che (forse) dovevano rimanere segrete, Giorgia Meloni ha finalmente detto la sua. Prima una lettera al Corriere della Sera, poi una lettera ai suoi in cui ha spiegato che non verranno chieste le dimissioni al duo di coinquilini, ora, più famoso in Italia, piuttosto è meglio abbassare i toni, da parte di tutti. Anche i suoi, o forse no, perché la premier ci tiene a precisare un concetto: gli esponenti dem che sono andati a trovare in carcere Alfredo Cospito sapevano dei suoi contatti con la mafia e, nonostante questo, hanno comunque continuato a chiederne la revoca del regime di 41 bis.
Mentre, però, è impegnata a parare gli attacchi del Partito democratico, in primis quelle del segretario (ancora per poco), Enrico Letta, Meloni viene incoronata dal Sunday Times come la leader più popolare dell’Unione europea, una bella vittoria se si considera che solo fino a quel tempo fa, ricordano sempre dal quotidiano britannico, era vista come quella più pericolosa.
E alla fine Giorgia Meloni si è esposta, ha detto la sua sul caso che ha monopolizzato l’attenzione politica negli ultimi tempi. Ci sono voluti quattro giorni e diverse, e tante, sollecitazioni da parte delle opposizioni, e dei giornali, ma la prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana si è schierata al fianco dei suoi fedelissimi Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro Delle Vedove, non chiedendone le dimissioni da, rispettivamente, vicepresidente del Copasir e da sottosegretario alla Giustizia, per aver diffuso informazioni ritenute segrete sugli incontri in carcere di Alfredo Cospito.
Non lo ha fatto da Berlino, nella conferenza stampa dopo la visita al cancelliere Olaf Scholz – in quell’occasione, piuttosto, è apparsa irritata da chi le chiedeva delucidazioni -, lo ha fatto il giorno dopo dalle colonne del Corriere della Sera e poi in una lettera mandata ai parlamentari di Fratelli d’Italia e perché, prima, non voleva “alimentare una polemica controproducente“.
La premier ha fatto un appello alla responsabilità: “Sicuramente i toni si sono alzati troppo, e invito tutti, a partire dagli esponenti di Fratelli d’Italia, a riportarli al livello di un confronto franco ma rispettoso“, ha detto, ma si prosegue a oltranza con i due esponenti del suo partito che, come ha detto anche Carlo Nordio, il Guardasigilli, non hanno divulgato nessun contenuto coperto da segreto.
E quindi non ha mancato lei stessa di attaccare il Partito democratico e quegli esponenti – la capogruppo alla Camera, Debora Serracchiani, Walter Verini, Andrea Orlando e Silvio Lai – che sono andati a trovare l’anarchico, in sciopero della fame da più di cento giorni, mentre ancora si trovava a Sassari.
“Più di quella visita – ha scritto ancora Meloni -, colpisce che dopo aver preso atto dei rapporti tra Cospito e i boss mafiosi in regime di carcere duro, e ben sapendo quanto alla mafia convenga mettere in discussione il 41 bis, autorevolissimi esponenti del Pd abbiano continuato a chiedere per lui la revoca dell’istituto, fingendo di non comprendere le implicazioni che tale scelta avrebbe avuto soprattutto nella lotta alla criminalità organizzata“.
E quindi, altro che prudenza, la stessa che chiede a tutti, “perché non ci si debba domani guardare indietro e scoprire che, non comprendendo la gravità di quello che stava accadendo, abbiamo finito per essere tutti responsabili di un’escalation che può portarci ovunque“, piuttosto una linea, quella dei due esponenti di Fratelli d’Italia, sposata in pieno e che non ha mancato di trovare le bordate del Pd.
Per il segretario uscente, Enrico Letta, così come per l’ex governatrice del Friuli Venezia Giulia, infatti, “pensavamo che fossero le parole di una premier preoccupata di comporre l’unità e la coesione del Paese. Abbiamo, purtroppo, letto le parole di un capo partito che difende i suoi oltre l’indifendibile. Riattizza il fuoco invece di spegnerlo“, hanno fatto sapere.
Contro accuse a cui la leader del primo partito in Italia non risposto semplicemente dicendo che “l’opposizione preferisca continuare ad alimentare la polemica“, invitando i suoi a non partecipare. Perché sì, per lei tutte le forze politiche devono approvare la mozione presentata alla Camera da FdI sul “mantenimento del 41 bis a Cospito e ai mafiosi” e, anzi, ha trovato piuttosto singolare “la tempistica che quasi sovrappone la nascita del governo all’inizio dello sciopero della fame da parte di Cospito“.
Ma mentre in Italia la polemica non accenna a placarsi, e nonostante l’appello di Antonio Tajani, vicepremier in quota Forza Italia e ministro degli Affari esteri, Meloni viene incoronata dal Sunday Times come la leader più popolare dell’Unione europea.
“Quando Giorgia Meloni è diventata la prima donna premier italiana lo scorso ottobre, i suoi oppositori più accaniti l’hanno presentata come un pericolo per il suo Paese e per l’Europa“, hanno iniziato dal quotidiano britannico, spiegando poi che il motivo per cui si vedeva con un po’ di diffidenza la presidentessa del Consiglio erano le simpatie di alcuni suoi esponenti a Benito Mussolini, oltre che una lotta che si sarebbe potuta ingaggiare con i vertici di Bruxelles e con i mercati finanziari. Ecco, nonostante questo, la nostra premier “è emersa dai suoi primi 100 giorni inaspettatamente lisci in carica, completati la scorsa settimana, come il leader più popolare nell’Ue“.
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